Siete tra coloro che, dopo averne tanto sentito parlare, sognano finalmente di provare l’incanto della ciclabile del Sile?
Vi immagino allora frementi sulla vostra bici nel centro di Treviso, magari in piazza Duomo, pronti a pedalarne i sinuosi argini verso la foce a est: perlomeno così abbiamo fatto noi costeggiando il fiume attraverso Casier e Casale fino al sito archeologico di Altino e di là, seguendo gli argini di Dese e Zero e il vecchio tracciato della Via Claudia Augusta, abbiamo fatto ritorno a Quarto d’Altino.
In realtà la vostra pedalata potrebbe cominciare andando per un po’ nel verso opposto, perché la storia del Sile inizia tra i 5 e i 20 km a ovest di Treviso, non lontano da un’altra celebre ciclovia: quella ricavata sul sedime dell’ex ferrovia Treviso-Ostiglia, in servizio dagli anni ’20 ai ’60 del secolo scorso, che partendo dal capoluogo della Marca segava di netto la media pianura veneta del Muson e del Brenta facendo passare i suoi treni sotto i Berici.
Se invece, trovandovi in bici a Treviso, anziché risalire alle origini del Sile preferite seguirne subito il corso, dal Duomo basta passare per Piazza dei Signori, Piazza Garibaldi, e (con un po’ d’attenzione sulla circonvallazione) in via Alzaia: là il rumore della città improvvisamente si dissolve, sostituito dal frusciare delle ruote su un gradevole fondo sterrato. Già, perché dopo soli 100 metri dall’incrocio, passati sull’argine sinistro sotto il ponte ferroviario della Gobba ci si trova immersi in un verde lussureggiante dove cigni e salici piangenti scivolano sulle limpide acque del fiume, una meraviglia a due passi dal centro di cui si può godere in bici alla pari di chi invece sceglie di farsi una corsetta a piedi, o magari di remare su un’imbarcazione leggera.
Chi a questo punto si aspetta un itinerario lungo e univoco fino alla foce resterà sorpreso dalla varietà di un fiume che, per vezzo proprio o per i numerosi interventi umani nei secoli scorsi, giocherella con la carta geografica, tra anse, tagli e divagazioni. In effetti già dopo 4 km dal centro di Treviso il Sile offre una variante di percorso (annunciata da opportuna segnaletica che manda a destra su un ponticello di cemento) per il cosiddetto SIle Morto: ovvero un’ansa, ora accorciata da un taglio, che passando accanto alla frazione cittadina di Sant’Antonino circonda l’isola di Villapendola e rientrerà dopo circa 4 km sull’itinerario principale, poco prima di Casier. Ed è proprio di fronte al punto di rientro di questa variante che parte il magnifico percorso pedonale del “Cimitero dei Burci”. Il percorso, che si svolge lungo passerelle su cui bisogna camminare spingendo la bici a mano, passa in mezzo a un ambiente acquatico di grande suggestione creato da vari rami dal fiume nel quale giacciono, parzialmente immersi, i relitti semiaffondati dei “burci”, barconi da lavoro di legno in uso fino a metà del secolo scorso e poi abbandonati all’usura del tempo.
Arrivati (km 8,0 da Treviso) nel bel centro di Casier, che sembra un pontile sospeso sui giochi d’acqua del Sile, l’itinerario ciclabile continua sull’argine destro su un buono sterrato con l’ormai consueta bellezza di acque pulite costeggiate da ricca vegetazione e fauna acquatica, raggiungendo Lughignano (km 12,5) e Casale sul SIle (km 18,0), dove un percorso ciclopedonale ricavato a lato del ponte stradale permette di attraversare il fiume passando sull’argine sinistro. Il tratto che segue è di costruzione assai recente, e in un bell’ambiente naturale costeggiato da campi coltivati permette di giungere Musestre di Roncade (km 25,0) e, appena al di là del ponte che ci fa tornare sull’argine destro e cambiare di provincia (da Treviso a Venezia), il paese di Quarto d’Altino (km 26,0), servito sia dall’autostrada A4 che dalla linea ferroviaria Venezia-Trieste.
Da Quarto d’Altino la ciclabile continua dunque sull’argine destro del Sile, e sempre su un ottimo sterrato di recente sistemazione permette di raggiungere prima l’abitato di Trepalade (km 30,0), da dove uscendo dal percorso ci si può dirigere in 2 km alla frazione di Altino, importante insediamento romano e estremità dell’omonimo ramo della Via Claudia Augusta; e infine a Portegrandi (km 37,5), foce naturale del Sile poi allontanata ad est dalla Serenissima alla fine del XVII secolo per impedire che la laguna venisse invasa dai canneti.
Volendo limitarci all’alveo originario del fiume, il nostro racconto della ciclabile del Sile potrebbe terminare proprio qui a Portegrandi. Ma se vogliamo seguire il corso d’acqua fino al suo attuale destino, dove dobbiamo andare? Nel loro intervento di oltre trecento anni fa, i provetti ingegneri veneziani progettarono un ardito “taglio” al margine della laguna ad est di Portegrandi: in concreto, un terrapieno lungo circa 9 km che permette al fiume di proseguire incanalato verso levante fino alla località di Caposile, dove viene fatto entrare nel vecchio letto del Piave (a sua volta precedentemente deviato a est) per raggiungere in circa 10 km Iesolo e finalmente sfociare in laguna, dopo un’ultima pronunciata ansa, dividendo il lido di Iesolo dal litorale del Cavallino. È dunque questo il cammino che dovremmo seguire…
La risposta è sì. In effetti, la strada che ancora ci resta da compiere fino alla foce (circa 30 km) è stata ultimata da circa un anno rendendo percorribile quest’ultimo tratto. I problemi sono stati risolti e su un bel percorso ciclabile appena realizzato si raggiunge l’abitato di Iesolo e, usciti dal paese proseguendo sempre a fianco del fiume (su via Cristo Re) si giunge alla foce senza problemi e con grande piacevolezza ambientale immersi nella rigogliosa natura del corso ormai prossimo alla fine, fatta di canneti e boschetti alberati.
Raggiunta la foce, cosa possiamo fare? Volendo concludere il nostro viaggio con l’impareggiabile bellezza della città dei dogi, dalla foce possiamo percorrere in bici tutta la penisola del Cavallino fino a raggiungere dopo 10 km Punta Sabbioni, da cui è possibile imbarcarsi per raggiungere il Lido di Venezia; e, dal Lido, con una spettacolare navigazione di fronte a San Marco, il terminal del Tronchetto.
Con altri 10 minuti in bici dal Tronchetto si raggiunge Piazzale Roma dal quale, attraversando a piedi il ponte della Costituzione, si giunge infine alla stazione ferroviaria di Venezia Santa Lucia, pronta ad accoglierci per fare ritorno a casa: ed è difficile trovare un modo più affascinante per terminare questa lunga pedalata seguendo il sinuoso corso del Sile.
Corrado Marastoni Fiab Coordinatore Fiab Veneto