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I sentieri della Grande Guerra ed Asiago in bicicletta
Il territorio è noto per esser stato uno dei luoghi più funestati dalla Prima Guerra Mondiale, anzi possiamo dire che la I Guerra (definita “grande”), è stata combattuta soprattutto qui. Ne porta ancora i segni: l’abbassamento – incredibile – di qualche metro di alcune vette, come l’Ortigara, a forza di cannonate!
E ovunque forti, trincee, postazioni, tagliate, osservatori e i 600 km di sentieri sterrati in ottimo stato: d’inverno perfetti per sci nordico e ciaspole, d’estate per Mtb e trekking. Purtroppo la guerra ha raso al suolo tutto – paesi e foreste – così da vedere a livello artistico non c’è nulla: è l’habitat a farla da padrone, è questo l’appeal del territorio! Gli alberi esistenti sono stati piantati a fine guerra: il bosco è giovane e ovunque spazi lo sguardo, non si vedono che pascoli, campi pieni di fiori, malghe, bovini e, seminascosti ma in posizione strategica: forti, osservatori, tagliate, trincee, ora visitabili nell’“Ecomuseo della guerra”.
L’Altopiano che ci accoglie, non fa certo pensare ad un massiccio carsico, perchè il verde brillante e l’andamento altalenante, lo fa assomigliare più a un’area collinare che montuosa. Se ci vieni una volta, non puoi non tornarci: è un habitat unico, che nulla ha che vedere con gli altri comprensori alpini. Perciò “natura, natura, natura”: questa è la ricetta per chi ama le attività outdoor!
Andar per malghe …
La cosa migliore è fare un piccolo assaggio, pedalando in un’area ricchissima a livello ambientale. Sembra di essere in mezzo ad un giardino botanico, nel percorso del “Giro delle malghe”. La bellezza di questo tour di 42 Km, sta nella varietà di sentieri – sempre in mezzo ai boschi, su sterrati di varia difficoltà.
Il nostro itinerario prende avvio dal parcheggio del Museo della guerra a Canove. Da qui si percorrono 4 km in sterrato, fino all’incrocio in direzione “Boscon Cemetery”. In un km si è davanti al Cimitero. Pedalando possiamo vedere dal vivo quanto qui la guerra sia stata crudele e come a distanza di un secolo è tenuto un cimitero inglese, che è di proprietà della corona britannica, è suolo inglese e si vede, sembra il green di un golf!
Ripresa la Mtb, dopo circa un chilometro affrontiamo la salita più impegnativa del giro, lunga circa 4,8 chilometri, che ci porterà a scollinare davanti al Bar alpino. Da qui superiamo Malga Carriola e poi in asfalto, affrontiamo un tratto con due tornanti che subito si allunga in una salita leggera e costante in direzione “Montecorno”. Ora per 5 km. si pedala in piano, in mezzo ad un giardino spontaneo. Il fondovalle sembra ad un tiro di sasso, invece il dislivello è di quasi 1000 metri! Si superano così Malga Fondi, Malga Serona, Malga Cimaforte … di nuovo sterrato, ma pianeggiante, scorrevole – sempre sul ciglio dell’Altopiano. Se non c’è foschia si arriva a vedere la laguna di Venezia! Tornati in asfalto, si oltrepassa Rifugio Montecorno (1.300 metri), per sostare a malga “Pian di Granezza”, per una degustazione di prodotti tipici e anche fare acquisti!
L’Altopiano è noto per fortuna anche per motivi meno dolorosi della guerra, anzi golosi: è la patria dell’Asiago, il formaggio più diffuso nel mondo, sì, più del parmigiano! Solo se lo si gusta quassù, se ne assaporano appieno la fragranza e i profumi di erbe e fiori selvatici. Fra le varie qualità spicca lo stagionato, noto come Stravecchio (meglio se di malga). L’Altopiano è infatti il luogo con la più alta concentrazione di malghe d’alpeggio d’Europa: ben 85! La stagionatura dell’Asiago arriva a 36 mesi: lo si potrebbe paragonare al parmigiano, solo che con una nota piccante ed un colore paglierino. Ogni anno è indetto in una località delle Alpi un “Concorso internazionale di formaggi stagionati” e puntualmente lo Stravecchio vince su tutti, compresi i vari parmigiani dell’Appennino. Un casaro locale, Antonio Rodeghiero Nickel – anni 83 – è riuscito, grazie alla qualità dei suoi prodotti, a far diventare il suo stravecchio “Presidio Slow Food” (Malga di Porta Manazzo – mt. 1738). La sua è una piccola produzione: pare incredibile, ma 200 forme di stagionato sono riservate anno dopo anno ai migliori ristoranti di Tokio e New York!
Risalire in sella per una discesa mozzafiato di alcuni chilometri, è il miglior digestivo possibile. Dopodichè, un tratto pianeggiante porta ad imboccare la statale Asiago/Bassano. Da Asiago si torna al parcheggio del Museo a Canove, lungo il primo tratto dell’ex-ferrovia, che parte dal parco Millepini.
Dove alloggiare
Se si intende restare ancora un giorno, molte sono le strutture ricettive adatte a tutte le tasche, dove farsi coccolare e gustare le golosità della tradizione contadina e montanara, che presenta molte affinità con quella tedesca. D’altronde, per via dei cosiddetti “cimbri”, che vi soggiornarono, qui si parlava dialetto tedesco e son state mantenute molte delle tradizioni nordiche, come affumicare lo speck o fare molto uso di patate ed erbe spontanee. E in giro, non vedremo che cartelli di toponimi in cimbro!
Vi consigliamo: albergo “Alla vecchia stazione” – Canove (www.allavecchiastazione.it), locanda “Alla stella” – Camporovere (www.locandaallastella.com). Per cena vi suggeriamo due piatti tipici: polenta, Asiago fuso e funghi oppure Gnocchi di patate di Rotzo,
… o per fortini
Ecco un’altra proposta, con l’obiettivo di visitare un forte della Prima Guerra: il “Forte Interrotto”, che non si chiama così in quanto … interrotto, ma perchè collocato su una sommità dominante il territorio e di derivazione celtica: “Interknot”, antica area di riti druidici.
Sempre partendo dal parcheggio del Museo della guerra a Canove, si percorrono due chilometri, fino a Camporovere. Dal centro del paese si imbocca a sinistra la strada asfaltata “via Monte Interrotto” e si inizia a salire in modo graduale. Mano a mano il panorama si apre in modo stupefacente su tutta la conca centrale del territorio …
Il Forte lasciato per un secolo in stato di abbandono, ora è stato rimesso in sicurezza. Questo ci consente di immaginare per un attimo, quale fosse la vita militare. La struttura sembra un fortino spagnolo ed è fantastico, dopo la salita un po’ faticosa soffermarsi e godere del panorama a 360°!
Ripresa la bicicletta, si imbocca il “Sentiero della pace 187 – CAI”. A due chilometri e cinque tornanti dal forte si scollina, e dopo un rettilineo, si inizia a scendere in direzione del I° e II° Cimitero del Monte Mosciagh.
E’ un bel tratto, non impegnativo. Anche qui è il caso di fare una pausa – anche di riflessione – soprattutto se andiamo a leggere le date di nascita dei soldati … dei ragazzi, morti in terra straniera, senza un perchè! Lo stile è totalmente diverso da quello del cimitero inglese: qui non viene una delegazione austriaca apposta per sistemarlo, qui la neve e le intemperie lasciano il segno sul nudo legno delle croci …
Dopo la doverosa sosta, riprendiamo a pedalare seguendo l’indicazione: Croce del francese, lungo discesa che porta ad Asiago. E via a mozzafiato, sempre in ombra in mezzo al bosco, per pregustare l’ultima sorpresa, la vista della piana che si apre magicamente sotto di noi: l’Aeroporto, l’Osservatorio astrofisico, il Monumento ai Caduti del Laiten, il secondo in Italia dopo Redipuglia, con 55.000 salme, di cui 30.000 ignote.
Una volta arrivati ad Asiago centro, rientriamo al parcheggio del Museo a Canove, chiudendo l’anello lungo la strada della ferrovia, che si innesta al Parco Millepini.
Abbiamo trascorso due giorni intensi, sia per la bellezza dei luoghi sia per le delizie culinarie che abbiamo gustato ma ancora più, per ciò che questi luoghi ricordano, fra forti, cimiteri e testimonianze dei dolorosi eventi accaduti. Eventi che non devono essere dimenticati anzi devono essere celebrati per trasmettere alle generazioni future quanto sia una brutta la guerra e certamente, mai … “grande”!
Reportage Beppa Rigoni