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Gravel, una voglia che diventa cicloturismo

Guido P. Rubino by Guido P. Rubino
28 Dicembre 2023
in Gravel
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Pelotons ride during the 2016 Strade Bianche from Siena's Fortezza Medicea to Siena's Piazza del Campo, Italy, 5 March 2016. Strade Bianche is a 176km road race containing seven sectors of white gravel roads. ANSA/CLAUDIO PERI

Pelotons ride during the 2016 Strade Bianche from Siena's Fortezza Medicea to Siena's Piazza del Campo, Italy, 5 March 2016. Strade Bianche is a 176km road race containing seven sectors of white gravel roads. ANSA/CLAUDIO PERI

Le chiamano “gravel” ma a confrontare la geometria della bicicletta troviamo delle assonanze notevoli con le bicicletta da ciclocross, quelle che conosciamo da tempo, prima ancora delle mountain bike.

Ma allora non si tratta di una novità? No, ma anche sì. Liquidare le “gravel bike” come una ripresa di un vecchio concetto sarebbe riduttivo, anche perché c’è molto di nuovo dal punto di vista tecnico e anche culturale.

Cos’è una gravel?

Gravel in inglese vuol dire ghiaia ed è la destinazione d’uso per cui sono pensati questi modelli. C’è voglia di gravel nel ciclismo ma non solo, soprattutto c’è voglia di versatilità. In questo senso la vecchia bicicletta da ciclocross non c’entra nulla.

Quella era per le gare su sterrati e difficilmente se ne associava un uso diverso.

Con la gravel, invece, si può fare davvero di tutto. È la bicicletta per chi vuole sfruttare la leggerezza di una bicicletta da corsa, ma vuole avere la libertà di girare per una strada sterrata senza affondare troppo con le ruote o trovarsi in difficoltà della guida. Può essere una bicicletta per viaggiare, robusta e comoda, ma anche divertirsi in sicurezza in qualche discesa scivolosa.

In cosa si differenzia una gravel da una bicicletta da corsa normale?
Soprattutto nella geometria, volutamente più comoda. Può avere il passo (la distanza tra i due mozzi) più lungo ed altezza maggiorata del movimento centrale da terra. Il manubrio è da corsa, ma il tubo di sterzo leggermente più lungo premette una posizione più comoda e di maggior controllo nella guida.

Poi ci sono le gomme più larghe. Si parte dai 28 millimetri ma si possono abbondantemente superare i 30, fino anche ai 42… ce n’è davvero di ogni tipo, slick oppure tassellati se si prevede un terreno morbido e cedevole.

L’utilizzo dei freni a disco, praticamente uno standard per questo tipo di biciclette, permette di superare i limite di capienza dei freni caliper ma anche la seccatura di dover allargare i v-brake per smontare le ruote. Il freno a disco, inoltre, permette una frenata costante a prescindere dalle condizioni meteo.

Il nome moderno – gravel – poi, la differenzia decisamente anche da una bicicletta moderna da ciclocross che ha comunque una geometria più “racing”. Insomma, ormai è nato un altro tipo di bicicletta, ennesima sfumatura tra i due estremi bici da corsa/mountain bike che però sta piacendo molto e ne sta nascendo un vero e proprio movimento che grazie per le caratteristiche di versatilità della bicicletta si sposa perfettamente con l’interpretazione cicloturistica e i risvolti enogastronomici.

È questo uno degli aspetti più interessanti del circuito “Gravel Road Series” (potete leggerne qui), poi c’è anche l’Eroica a pensarci con una nuova e inedita versione di una manifestazione che è di nuovo aperta alle biciclette moderne: Nova Eroica nasce proprio per tutti gli appassionati di biciclette moderne e sterrati e strizza inevitabilmente l’occhio alle gravel. Le informazioni sono tutte sul sito: https://www.novaeroica.it

(in apertura un’immagine delle Strade Bianche, la corsa dedicata ai professionisti che è ormai diventata una classica in Toscana – foto ©Ansa/Claudio Peri)

Guido P. Rubino

Tags: Gravel bike
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Guido P. Rubino

Scrittore/fotografo tecnico della bicicletta, ma scrittore anche di storie di bici.

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