Milano come Amsterdam per un’ora, ma era solo un presidio commemorativo e dimostrativo
Il racconto
I ciclisti che ieri sera alle 7 hanno occupato tutto il centro di Milano, rendendola per un’ora simile ad Amsterdam, erano armati solo di campanelli, e il loro suono li ha accompagnati in modo pacifico da piazza della Resistenza Partigiana, – dove hanno apposto una “ghost bike” alla memoria del ciclista ucciso lo scorso 7 luglio schiacciato da un camion che “non l’aveva visto” come troppo spesso accade – fino a Palazzo Marino, dove hanno sostato scampanellando per richiamare l’attenzione della giunta sulla messa in sicurezza della città. Inscenando anche alla fine un flash mob d’effetto: tutti I manifestanti si sono sdraiati per terra di fianco alle loro bicilette per simboleggiare la morte per strada dei ciclisti.
Poi, chi lo desiderava ha potuto scrivere una “letterina” con i propri desiderata in merito alla sicurezza stradale per pedoni e ciclisti da consegnare al sindaco.
Tante sono le cose che i ciclisti milanesi hanno da chiedere: si va da più piste ciclabili, alla messa in sicurezza dei mezzi pesanti, dotandoli per esempio di specchietti e sensori atti ad annullare il famigerato “angolo cieco” responsabile di un numero di morti impressionante, fino ad arrivare ad avere in giunta “solo persone che pedalano” almeno nei ruoli più vicini alla mobilità, come la sicurezza e il traffico, perchè, sostengono, se non lo si fa, non ci si può rendere conto di cosa significa pedalare nel traffico.
Il suggerimento più creativo colto al volo è stato quello di infliggere ai mezzi a motore multe non monetarie ma in “giorni di bicicletta obbligatoria” in numero proporzionale alla gravità dell’infrazione.
Sarà servita la nostra manifestazione pacifica a scuotere le coscienze degli amministratori? Stiamo a vedere
Alberta Schiatti
Foto Francesca Luzzana