La Basilicata è una regione che non ti aspetti. Terra di luce, terra che sa farsi apprezzare da chiunque ha voglia di riscoprire il fascino di viaggiare seguendo strade secondarie, che dalle montagne e dalle colline si affacciano su paesaggi insoliti. La Basilicata è un luogo di contrasti e di forti armonie, dai boschi rigogliosi del potentino ai paesaggi lunari del materano, dalle spiagge sabbiose dello Ionio alle coste frastagliate del Tirreno, dai verdi pascoli dell’Appennino alle gialle distese di grano delle vallate. Penultima per densità abitativa, poco trafficata, con una fitta rete di percorsi, la Basilicata offre l’opportunità di fare cicloturismo in sicurezza e al riparo dai rischi del traffico, oltre a dare l’opportunità di godere di paesaggi unici che invitano alla riscoperta di un ritmo di vita più naturale. Percorrendo la Basilicata, non si rimane colpiti per la presenza di monumenti di eccelsa bellezza o da luoghi specifici, ma si percepisce una bellezza che va scovata lentamente e attentamente.
Scoprire il Vulture in lentezza
Il percorso che vi proponiamo si dipana nella zona del Vulture, una delle aree meno conosciute turisticamente della Basilicata, ma famosa nel mondo per l’Aglianico, uno dei nostri vini doc più apprezzati. L’aglianico era prima conosciuto con il nome di Ellenico, perché importato dai greci, e già questo la dice lunga sulla storia che vedremo, percepiremo e assaporeremo lungo il percorso.
Il giro ha come base Venosa, punto strategico da cui partire per esplorare la zona, infatti la scarsa presenza di traffico automobilistico, tranne che in vicinanza dei paesi più grandi, permette di girare in tutta tranquillità, tra i vigneti e le cantine dell’Aglianico DOC, oliveti e frantoi, interessanti siti archeologici e centri storici medioevali.
Venosa è conosciuta per essere la patria di Orazio, uno dei più importanti poeti romani dell’età antica, che nacque nel 65 a.C. in una umile casa oggi trasformata in museo. Prima di lasciare il paese è d’obbligo visitare il complesso della Santissima Trinità, con la chiesa antica, quella dell’incompiuta e le catacombe ebraiche, che testimoniano uno dei primi insediamenti semiti in Italia (70 d.C.).
Punto di partenza del nostro giro è il castello “Pirro del Balzo” in piazza Umberto I a Venosa. Lasciando il maniero alle proprie spalle ci si incammina verso la SS168, inizia un saliscendi verso il fondovalle, quindi prestare attenzione al traffico automobilistico e moderare la velocità. Dopo circa 8,5 km alla fine di una discesa, si segue la strada “SP piano del cerro”. La strada viene utilizzata quasi esclusivamente per andare nei campi degli ulivi e nei vigneti, e permette in tutta tranquillità di apprezzare la vista sulla morfologia del territorio che ci circonda.
Dopo aver seguito tutta strada di campagna, incrociamo la “SS93” e dopo aver girato a sinistra proseguiamo per circa 4 km fino ad arrivare a Rapolla, suggestiva la panoramica sulle cantine (Parco Urbano delle Cantine), scavate nel tufo vulcanico, che ornano il costone della collina. Il centro è rinomato per la produzione di un buon olio extravergine di oliva e anche per la vinificazione dell’Aglianico. In paese merita una visita la cattedrale, posta sulla sommità del paese, e si può sfruttare la pausa per assaggiare alcune delle ricette locali come i “ferretti po’ baccalà” (fusilli con il sugo di baccalà) o gli strascinati con la menta, o ancora “A tortiera a u furn” o nel periodo pasquale “l’agnello di Pasquetta” .
Riprendendo la bicicletta ci dirigiamo verso Barile. Barile è uno dei paesi di origine albanese della regione che conserva ancora tradizioni etniche e linguistiche di tipo arbëreshë. Nella parte periferica si trovano le cosiddette “Seshe”, grotte scavate nel tufo realizzate dai primi immigrati albanesi, e ancora oggi usate per conservare il vino.
Le “Seshe” sono visibili nel film di Pier Paolo Pasolini, “Il Vangelo secondo Matteo”, dato che il regista decise di riprendere alcuni esterni della pellicola nel piccolo centro del vulture. Sempre a Barile si svolge il venerdì santo, una delle più antiche rappresentazioni della passione di Cristo, con personaggi viventi che trasformano questo angolo della Lucania in una piccola “Gerusalemme”.
Da Barile ci si dirige verso Ginestra, distante una manciata di chilometri. Insieme a Barile e Maschito, Ginestra è uno dei tre comuni albanofoni del Vulture. Fu infatti fondata da una colonia di Scutari grazie alla concessione di Troiano Caracciolo, feudatario di Ripacandida, che nel 1478 diede agli albanesi il permesso di edificare le abitazioni. Ancora oggi a Ginestra sono vive molte tradizioni balcaniche e gli abitanti del posto parlano la lingua albanese.
La strada in salita conduce verso l’uscita del piccolo centro, dopo poco infatti i girare a sinistra seguendo il tracciato della SP10 che dopo una serie di saliscendi porterà a Venosa. L’arrivo è sull’antica “regina viarum” come la chiamavano i romani: la via Appia, che da qui passava e che aveva reso Venosa un punto strategico di passaggio delle merci che arrivavano a Brindisi dall’Oriente.
Al termine del giro che vi abbiamo proposto i chilometri percorsi saranno una quarantina, ma essendoci riempiti gli occhi di tutto quello che ci circondava in fatto di storia, natura e paesaggio, le nostre gambe non sentiranno nessuna fatica, ma il nostro stomaco ci rammenterà che qui si mangia in maniera divina (e dove non è così in Italia?) e quindi non ci resta che trovare un posto che ci ispiri e risederci, questa volta su una comoda sedia e ordinare la cena …