Marsala e Favignana in bicicletta e kite
È la Sicilia del Risorgimento, di Garibaldi e i suoi Mille. Ma anche la terra del sale e di spiagge paradisiache, del vino ambrato abbinato a succulente ricette tradizionali.
Marsala è stagliata all’estremità occidentale della terra sicula, sul promontorio del capo Boeo, nel Trapanese. A separarla da Tunisi sono appena 140 miglia nautiche. Una distanza che ha fatto di questa propaggine di Sicilia un punto di incontro e scontro con la civiltà araba. Proprio la conquista araba, nel IX secolo, ha dato una nuova identità alla città: da allora diventa “Marsa Allah”, il Porto di Allah, principale scalo per il continente africano.
Una sosta obbligata la merita il mercato, punto di ritrovo vivace della città sia di giorno che di notte, dove i pescatori al mattino offrono pescato freschissimo e la sera i locali si animano. Tra ghiaccio e ceste di vimini i banchi del pesce traboccano di spada enormi, polpi e pregiati gamberi rossi, saraghi e salpe. Tutto quello che serve per preparare l’ottimo cuscus di pesce, ricetta tradizionale che porta a tavola la saporita contaminazione culturale nordafricana. Tipica di questa zona è poi la “cucuzza longa”, o zucca serpente di Sicilia, una zucchina ritorta, ottima per le zuppe, di cui non si butta via niente. Coi tenerumi – le foglie tenere- i marsalesi preparano pasta e minestre gustose, li abbinano a cozze e ricci di mare.
Meta perfetta per smaltire le prelibatezze a cui è difficile rinunciare è Favignana, la più vicina delle isole Egadi. Sbarcati nell’isola dopo una mezz’ora di aliscafo sorge spontaneo chiedersi perché in Italia ci si ostini a definire “caraibiche” le spiagge da sogno, quando basta un volo per Trapani o Palermo per arrivare ad autentici paradisi terrestri. I greci la chiamavano Isola delle capre, perché ad abitarla erano gli animali selvatici. Il Salvatore Fiume descrive Favignana come «una forma di farfalla adagiata sul mare». Non c’è modo migliore che percorrerla in bici, pedalando in lungo (9 km) e in largo (4 km) la sua natura romantica, tra calette e baie spettacolari, grotte e cave di tufo.
Tornati sulla terraferma l’itinerario ideale parte da Trapani, a cui la città di Marsala è legata dalla Via del Sale, lunga 29 chilometri. Questa porzione di costa, accessibile dalla strada litoranea, ha tutta i riflessi brillanti dei cristalli di sale e la bellezza operosa dei mulini a vento. Qui i marsalesi hanno saputo, dalla natura e la conformazione naturale della terra, ricavare un angolo di paradiso, tra le vasche delle saline e il mare, dove i tramonti lasciano col fiato sospeso. Lo Stagnone, riserva naturale a 8 chilometri da Marsala, è la laguna più vasta di Sicilia, che dialoga con il mare attraverso l’isola Lunga. Paradiso naturale, ma anche meta per i kitesurfer, che possono praticare in sicurezza grazie ai bassi fondali e alle condizioni ottimali del vento.
E proprio grazie a un colpo di vento la città è famosa nel mondo per il suo vino liquoroso. Quando il commerciante inglese John Woodhouse sostò nel porto correva l’anno 1773. L’equipaggio britannico, costretto a rimanere in città per un fortunale di scirocco, ha cambiato la sorte dei marsalesi assaggiandone il vino in una locanda. Gli ottimi aromi e i costi competitivi rispetto ai prodotti simili di Spagna e Portogallo indussero Woodhouse a importare il vino Marsala nella cara vecchia Inghilterra, portando un po’ di ambra di Sicilia nel grigio fumo di Londra.
Al centro storico di Marsala, delimitato dal perimetro medievale, si accede da Porta Nuova o da Porta Garibaldi. Il cuore della città è piccolo, ma pregno di storia. Dai resti dei bagni termali romani agli edifici barocchi, dalle influenze islamiche al museo che ripercorre lo sbarco dei Mille, tutti i vicoli marsalesi parlano al passato remoto.
Silvia Ricciardi