Qualche anno fa, pensare alla possibilità di una manifestazione ciclistica amatoriale di grande richiamo e nel centro di Roma sembrava il sogno di un ciclista con la digestione pesante. Un incubo di strade impossibili e traffico poco tollerante.
Oggi Gianluca Santilli, avvocato romano col pallino della bicicletta e un incarico da dirigente del settore amatoriale della Federazione Ciclistica Italiana, sorride soddisfatto. La quarta edizione della Granfondo Campagnolo Roma ha detto che quel sogno è possibile. E anche altro.
Niente classifiche, di quelle che molte volte hanno fatto venire voglia di fare i furbi a troppi (che saranno pure una minima parte, ma pur sempre troppi), solo una somma di tempi cronometrati su tratti in salita, da percorrere a tutta per chi vuole giocarsi la vittoria, ma poi col comodo di poter aspettare gli amici in cima e proseguire tranquilli fino alla prossima.
È andata così per molti di quelli che prima si dannavano l’anima. Qualcuno si è divertito comunque in una sfida al tempo che pure viene dato, ma non è il risultato di una volata e non porta ad alcun premio: semplicemente dice quanto è trascorso dal passaggio sul tappeto di partenza, affianco al Colosseo, a quello posto poco dopo Porta San Sebastiano, da dove una volta si rientrava nella città. Non vale la volata, ma solo i tempi totali. Poi c’è chi ha sprintato lo stesso, perché se c’è un traguardo e il numero sulla schiena… Ma le medaglie erano solo per la classifica delle cronoscalate.
Intanto più di cinquemila persone hanno pedalato per Roma con l’alba appena fatta di una domenica autunnale e il naso all’insù (con l’acqua che è venuta giù al sabato la preoccupazione era legittima). Una “bolla surreale” di traffico chiuso. Così è stata definita quella sospensione del tempo e del traffico che ha accompagnato i ciclisti nelle strade della Roma storica e poi su e giù per i Castelli Romani, prima di tornare indietro nella Città Eterna e nel villaggio che ha reso le Terme di Caracalla una città del ciclismo per tre giorni.
Iniziative e chiacchiere di bicicletta. Dalla storia del ciclismo alla presentazione di libri, fino alla Tweed Ride, evento del sabato sfortunato dedicato alla pioggia. Ok il clima londinese che pure non sarebbe dispiaciuto ai partecipanti, ma al più sarebbe stata ok una “gnagnarella” romana, la pioggerellina, non il diluvio.
Altra rievocazione dei tempi che furono con “L’Imperiale, The Appian Way”, una ciclostorica che ha visto protagonista proprio la via Appia Antica con i ciclisti d’epoca alle prese col basolato antico che fu dei cavalli e poi del Giro del Lazio. Quello vinto anche da Francesco Moser che, per l’occasione si è presentato in maglia di lana e bici d’epoca per pedalarci ancora su.
Tutto perfetto? A vedere e a sentire i partecipanti all’arrivo sì. La meticolosità nel chiudere le strade, i ristori e l’assistenza hanno fatto dimenticare anche piccoli problemi che già si sa come risolvere per l’anno prossimo. I comuni interessati hanno già risposto positivamente. Roba che neanche col Giro d’Italia…