Boutique Bike Hotel provato da Viagginbici
Arrivando in Alta Val Pusteria, sono scesa dalla macchina per guardarmi attorno, ed è proprio questo che ho pensato: che se si è stati proprio buonissimi, quando si muore è in un posto così che si va…
Un posto bello di una bellezza ancestrale e pura, come la sua aria, come la luce che colora i grandi prati e illumina le cime sontuose e placide delle spettacolari vette dolomitiche che li circondano come enormi sentinelle, guardiani di uno dei posti più virtuosi e sostenibili d’Europa. Dai quali per dirne una i combustibili sono banditi, e tutta la regione Tirolo è riscaldata dalla bio-massa di Dobbiaco,
E San Candido non è da meno, con le sue incantevoli piazzette pedonali ai piedi della Rocca dei Baranci, le sue chiese diversissime tra loro, , la chiesa di San Michele, barocca e la Collegiata di San Candido, romanica, a contendersi visitatori e fedeli, è davvero un piccolo gioiello, questo Comune, il più antico d’Europa, con i suoi quasi 1200 anni di storia.
Ed è qui, che arrivo, carica di curiosità e di voglia di pedalare.
Al Boutique Hotel Orso Grigio, proprio nella piazza centrale del paese, appena arrivata mi fanno sentire a casa, anche se non ci ho mai messo piede in vita mia.
Le pareti di questo antichissimo albergo trasudano storia e tradizione, e le persone che ci lavorano, gentilezza e simpatia. Vengo accompagnata nella mia stanza, molto grande, arredata con materiali tipici ma reinterpretati in chiave moderna, con un linguaggio stilistico completamente diverso da quello che normalmente si trova da queste parti: minimal, lineare, essenziale. Larice chiaro, in camera, marmo quasi bianco e vetro in bagno.
La mia camera, scopro, si definisce una “quattro orsetti” nella scala di valutazione – renking-Orso-Grigio delle stanze, il livello più alto in fatto di dimensioni e quindi di prezzo.
Il signor Franz Ladinser, proprietario dell’Hotel, ospite gentile e sorridente, porta con eleganza disinvolta i 250 anni di gestione familiare sulle spalle e le dieci generazioni di antenati che lo hanno gestito prima di lui.
E si prende cura degli ospiti con attenzione sincera, di tutti, dagli habitué ai nuovi arrivati, ognuno si aggiudica un saluto caloroso, un benvenuto speciale, due chiacchiere, vere, mai standard, come mai standard sono le stanze, diverse tra loro non solo per “orsetti” ma anche per stili.
Ci mettiamo a chiacchierare, io e Franz, come due vecchi amici davanti a un succo di mele biologico e mi parla della storia dell’albergo e di quella della sua famiglia che per lo più coincidono, di San Candido, del suo modo di vivere e interpretare l’ospitalità.
“La mia famiglia gestisce questo albergo dal 1745 – mi spiega – ma lo stabile, è stato costruito nel 1462 e pensato proprio come albergo, non è una casa adattata, perchè a quei tempi, San Candido era meta di molti e frequenti pellegrinaggi, poichè durante un incendio il crocifisso del 1200 bruciando “aveva trasudato sangue” (che probabilmente era la fuoiruscita di resina dal legno a causa del calore, o forse no, chissà) e quindi il paese necessitava di una recettività eccezionale.
“Il mio principio guida, mi dice con la erre tipica di quelle valli, morbida come il buquet di un buon vino trentino, è l’autenticità.
Mi vengo brividi quando sento “con lo stile di”. Tutto quello che c’è di antico nel mio hotel è autentico, altrimenti lo faccio moderno, ma altrettanto vero, come l’arredamento delle camere, una diversa dall’altra proprio per rispettare questo concetto.”
E così per il cibo, il più possibile “del territorio” biologico e a chilometro zero, ma con contaminazioni di qualità di ogni parte di italia o d’europa.
Mentre un discorso a parte merita il vino, la sua passione.
La cantina dell’Orso E’ bellissima, tutta in pietra, arredata con gusto sia estetico che funzionale, ed è ricca di etichette particolari, nel senso che c’è poco spazio per le cantine scontate, anche nell’eccellenza, quelle cioè che tutti ci aspetteremmo. Anche in questo caso il Franz Ladinser sommelier privilegia la ricerca, e di nuovo, l’autenticità: piccola case di nicchia, meno conosciute ma altrettanto valide. Troviamo quindi Grillo, il nuovo protagonista del vino siciliano, della cantina Centopassi, anima vitivinicola delle cooperative sociali che, sotto il segno di Libera Terra, coltivano I terreni confiscati alla mafia in Sicilia; o le bolliccine Franz John, tedesche e di altissima qualità, ma poco note ai più.
Io ho avuto la fortuna di capitare lì proprio di martedì, serata fissa della degustazione “bendata”.
Ci siamo trovati nella fresca e scura cantina sotterranea, in una decina di clienti dell’albergo, attorno a quattro bottiglie “oscurate” ossia avvolte nella stagnola in modo che non si vedesse l’etichetta. E il nostro patron ci ha guidati pian piano alla scoperta dei tannini, dei buquet, dei solfiti, della barricatura in rovere, facendoci orientare tra le mille sfumature del vino, dal pompelmo alla prugna, dal legno alla ciliegia, per cercare di indovinare il vitigno.
Ce l’abbiamo fatta quasi sempre, ed è stato divertente, interessante, gustoso…quasi inebriante!
Decisamente, i giorni passati all’Orso grigio mi hanno lasciato un bel ricordo, come un sapore di buono e genuino in bocca, che non se ne va in fretta, ma ti lascia un retrogusto che è già voglia di tornare.
Due sono gli itinerari in bicicletta che in questi giorni mi sono divertita a percorrere: la Val Casies in bici da corsa e la Val Fiscalina in MTB
Reportage di Alberta Schiatti
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