Talvolta può accadere di svegliarsi in un posto che non si ricorda. Succede di solito quando si è in viaggio e si cambia spesso letto, le prime notti in un albergo. A me è successo di svegliarmi in una suite dell’Orto di Casole e di dover fare un giro in bici da corsa con altri giornalisti, misti a professionisti del ciclismo.
L’albergo è una delle travi portanti del progetto Terre di Casole Bike Hub di cui abbiamo parlato, un network di strutture ricettive, risorse turistiche, istituzioni ed eccellenze unite sotto il minimo comune denominatore del cicloturismo.
Un’occasione più unica che rara in Italia: gustare un buon bicchiere di vino e godere delle colline su cui è stato prodotto in sella a una bicicletta, guadagnandosi l’arrivo in quel borgo o in quell’albergo con la forza delle proprie gambe.
La geomorfologia delle colline toscane ha nel corso degli anni acceso le fantasie dei ciclisti di ogni tipo: dalle storiche maglie nere di Aldo Bini agli epici duelli enogastronomici dell’Eroica, dai viandanti carichi di borse sulla Francigena ai mountain bikers degli sterrati senesi, qui il saliscendi è visto come una sorta di divinità bifronte, che in un culto ciclo-panteistico dispensa fatica e riposo a suo piacimento.
E noi siamo andati a provarli in sella a delle agili cavalcature in carbonio per sfidare le sue pendenze nella disciplina principe del ciclismo, la strada.
L’anello delle Terre di Casole in bici da strada
distanza: 70 km
dislivello in ascesa: 1122 m
fondo stradale: asfalto (strada provinciale secondaria)
Partiamo da Gippo Bike, negozio leader della zona per quanto riguarda la vendita e il noleggio di bici quanto i tour nella zona. Tra le marche trattate, troviamo begli esemplari di Specialized e De Rosa, ma per il giro di oggi la scelta cade su un’altra marca italiana: la Wilier Triestina.
A me che sono abituato a vecchie bici in acciaio, sembra da subito un cavallo ansioso di correre.
Dai dintorni di Mensanello, frazione di Casole, prendiamo strade secondarie nei campi: Ingo, la nostra guida tedesca di Anima Toscana, ci porta per vie tortuose e ville rustiche, mentre il furgone di assistenza ci segue in caso di qualsiasi evenienza.
I colori dell’autunno incorniciano il nostro incedere, mentre filari di pini ricamano i contorni delle colline. Non si vede una macchina per chilometri e chilometri.
Scorrono le frazioni, quasi fossero state dimenticate lì nel verde: Scorgiano, San Chimento, Pievescola; all’altezza di quest’ultima, il gruppo si divide tra giro breve e lungo. Io scelgo quest’ultimo, ancora poco consapevole del fatto che dovrò stare al passo di due professionisti.
Per i primi 45 km tengo il loro passo sui trenta all’ora, è falsopiano, si scambia perfino qualche chiacchiera: poi la discesa e i suoi tornanti insidiosi e, cedo un po’ il passo per prudenza.
Di lì si sale in maniera graduale, ma costante per Montecastello Pisano e fatico apertamente a stare al loro ritmo. Il bosco mi ristora, ma ormai – per la prima volta! – sono stato seminato.
Completo i saliscendi successivi tra Mensano e il bivio per Casole d’Elsa, e mi godo il lungo rettilineo pianeggiante verso Collalto e il punto di ritorno da Gippo Bike, stavolta alla mia andatura. Macchine incontrate: cinque in tre ore; chilometri fatti: 70.
Sulla strada del ritorno, un cartello che suggerisce una deviazione su uno sterrato a destra cattura la mia attenzione: si tratta del Castello di Casole (https://www.castellodicasole.com/) altra struttura aderente al Bike Hub. Un hotel a cinque stelle all’interno di un castello le cui origini si perdono nei meandri del X secolo, poi borgo medievale, dunque residenza di famiglie nobiliari senesi e infine del regista Luchino Visconti, che vi ospitò attori e star di Hollywood. Oggi la tenuta offre servizi di qualsiasi tipo, dal centro Spa e benessere fino alle escursioni guidate in mountain bike e alla possibilità di affittare suite indipendenti ricavate dai casali rustici un tempo parte della tenuta nobiliare. E per finire la visita, non può mancare un omaggio a quello che è l’essenza stessa delle terre toscane, al punto che il Bike Hub ha voluto farne il marchio stesso del progetto: il vino.
Una visita alla Tenuta delle Macchie e la spiegazione dei metodi di lavorazione e produzione del Terre di Casole dall’enologo Pietro Caciorgna può cambiare in maniera radicale la percezione stessa del bere. Sempre che dopo 70 km di pedalata si rimanga abbastanza lucidi per arrivare a fine degustazione.