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Folli?
Senza raccontare il prima, senza spiegare le sensazioni che uno prova durante la pedalata, e ancora di più, dopo aver superato il traguardo, non è possibile comprendere perché la Maratona delle Dolomiti attira tanta gente. Persone che si sottopongono a sforzi apparentemente folli, o che sembrano tali a chi ci osserva, solo per il piacere di esserci e di raccontarli.
La Storia
La “storia” inizia qualche mese prima, quando ci si registra per presentare la domanda di partecipazione e si sta in trepidazione fino al sorteggio dei 9000 fortunati, sugli oltre 33.000 iscritti, che avranno il diritto di partecipare. Continua con le uscite di allenamento dei mesi precedenti, con una dieta che diventa sempre più attenta con l’avvicinarsi del gran giorno. Una dieta che è anche un piacere, visto che il prodotto principe è la Bresaola, con le sue proteine ad alto valore biologico, utili per il rafforzamento muscolare e il recupero dell’energia.
I giorni precedenti
I giorni immediatamente prima della Maratona, sono sempre di trepidazione. L’arrivo in val Badia, la sistemazione in hotel, la “rifinitura” lungo le strade invase dalle biciclette, le gambe che magari non girano come vorresti. Tutte sensazioni che veterani e novellini della manifestazione provano e che uniscono chi ha la fortuna di esserci. Vedere questo universo di nazionalità (quest’anno erano 72) provenienti dai cinque continenti, che si scambiano consigli e suggerimenti, parlando lingue improbabili, solo per il piacere di farlo, riempie gli occhi e la mente di gioia.
Il giorno della maratona…
La sveglia alle 4.00 circa, è contemporaneamente una sofferenza e una liberazione. Sofferenza per il sonno, liberazione perché finalmente è il gran giorno è arrivato e oggi ci si diverte indipendentemente dal risultato. Ancora con gli occhi sonnolenti ci si ritrova a fare colazione, chi con la pasta o pane, chi con bresaola o affettati vari, chi con i dolci. Ognuno fa il pieno di energia per affrontare al meglio le ore in bicicletta. Dopo gli ultimi scambi di suggerimenti su come affrontare il freddo della mattina, si parte per raggiungere il proprio settore di partenza. La partenza è fissata alle 6.30. Tutti arrivano molto prima e ognuno a suo modo si prepara. Chi raccontando barzellette, chi controllando una volta di più la bicicletta, chi in silenzio… 9000 ciclisti, 9000 modi di scaricare la tensione.
La partenza
Allo sparo del”cannone” posto sotto l’elicottero, tutto svanisce e prima lentamente, poi sempre più velocemente le gambe iniziano a spingere sui pedali. Fino a Corvara è una passerella tra ali di folla che ti guardano e applaudono. Le prime rampe del Campolongo con i suoi tornanti, sono una delle immagini simbolo della Maratona. I primi raggi del sole riscaldano i ciclisti, facendo abbozzare il sorriso sulle labbra dopo tanto freddo.
Il cima al passo il quartetto di musicisti ci accoglie suonando musica di queste parti, ma noi in preda alla trance agonistica quasi non ci facciamo caso saltando anche il primo rifornimento. Arrivati ad Arabba, una sosta veloce per togliere i giubbotti antivento ed ecco che inizia la salita del Pordoi. Bellissima! Da qui saranno poco meno di 10 km di tornanti baciati dal sole delle 7.30 che inizia a scaldare le mani intirizzite dalla discesa precedente.
Le salite
Malgrado tantissima gente, colpisce il silenzio. Solo il rumore delle biciclette e dell’ansimare dei ciclisti. Uno degli spettacoli di questa giornata. Ognuno con il suo passo, ma cercando di rimanere a ruota di chi ci precede, saliamo in processione fino al valico, dove ci aspettano i suonatori di corni.
Una veloce sosta per rivestirci , prendere un gel e ci tuffiamo nella discesa che ci porta alla salita del passo Sella. La discesa è ancora in ombra,arriviamo in fondo con le mani intorpidite dal freddo. La sosta al rifornimento è obbligatoria, ci si scalda e si mangia velocemente qualcosa. La salita è più corta della precedente, ma molto più ripida.
I panorami
Il panorama intorno a noi è da lasciare senza quel poco fiato rimasto. Marmolada, Sassopiatto, Sassolungo, siamo nel cuore delle Dolomiti e oggi sono tutte per noi, per 9000 fortunati come me.. La discesa verso la Val Gardena è bellissima, ti invoglia a lasciare andare la bici, anche troppo… forse.
La salita del Passo Gardena è resa meno pesante dalla sosta al rifornimento. Torte, frutta, integratori, tutto quello che serve per ricaricare un po’ le batterie. Batterie che invece non posso ricaricare nella mia bicicletta. Si perché quest’anno sto utilizzando una Bianchi Aria e-Road, che per chi come me, non ha la possibilità di allenarsi intensamente, permette di godere di tutto questo, faticando comunque, ma supportando il giusto.
l’ultima discesa
La discesa verso Corvara è divertimento puro, i freni a disco della mia bicicletta, mi permettono di osare in velocità, rimanendo in sicurezza. Arrivano velocemente le scritte di Colfosco e Corvara, entro nel rettilineo dove devo decidere se continuare o finire… esito per un attimo, vorrei provare a continuare. La follia sembra avere il sopravvento, poi all’ultimo istante decido di fermarmi. La “pancia” mi diceva di continuare, ma la mia preparazione atletica non era sufficiente a farlo e la testa ha avuto la meglio. Avrei rovinato quanto di bello fatto.
l’arrivo
I minuti appena dopo il traguardo, sono insieme di gioia e di rimpianto. Gioia per quanto fatto, visto, vissuto. Rimpianto per non aver trovato il tempo di nei mesi precedenti di allenarmi qualche volta di più, per non aver prolungato il piacere provato oggi sulle strade della maratona numero 33.
Davvero è follia?
Tutte queste emozioni, tutte queste sensazioni, quelle poche o tante fatiche che affrontiamo in questa giornata e in quelle che la precedono, rendono la Maratona dles Dolomites unica. E’ appena finita, ma non vedi l’ora che ne inizi una nuova, e allora sorridendo pensi ai tuoi amici… si forse hanno ragione loro, un pò di follia ci deve essere.
Reportage Giordano Roverato