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La prima top dolomites gran fondo di Madonna di Campiglio
La prima volta di una partecipazione ad una gara, è sempre una emozione, se poi si unisce il fatto che è anche la prima volta della gara, la Top Dolomites gran fondo di Madonna di Campiglio, l’emozione aumenta. E poco importa se su queste montagne ci ho passato tantissime estati e inverni, arrivare qui è sempre una sensazione bellissima. Anzi, forse proprio perché conosco le strade, le montagne che ci circondano, l’aspettativa è alta.
I percorsi sono tre 43, 97, 135 km, tutti belli, studiati per appagare le gambe che vogliono pedalare e gli occhi, che vogliono ammirare le dolomiti di Brenta, parte del patrimonio Unesco, strade e valli che ci porteranno fino al lago di Garda, per poi ritornare alla perla delle dolomiti.
Il giorno prima della gara
Sabato mattina il rito del ritiro del pacco gara e del pettorale, si svolge velocemente. Appena usciti dal comitato, un controllo del contenuto è d’obbligo e poi tutti a ripararsi dalla pioggia che cade incessante sulla zona, rovinando un po’ la festa.
I racconti dei grandi del ciclismo
Nel pomeriggio, piove meno intensamente e questa è già una grande gioia, ma soprattutto è possibile incontrare alcuni dei grandi campioni che hanno fatto grande questo sport: Felice Gimondi, Francesco Moser e molti altri che animano il pomeriggio. Durante la chiacchierata, ricordano aneddoti e e imprese ciclistiche loro e di un altro grandissimo della bicicletta, che su queste strade ha realizzato una delle pagine epiche del Giro d’Italia: Marco Pantani, il Pirata.
Il 4 giugno del 1999 Pantani, proprio sulla salita che verrà percorsa dalla gran fondo, realizzò una delle sue vittorie più belle, emozionanti, che mandarono in delirio chi lo seguiva. La mattina del giorno dopo,sempre a Campiglio, venne squalificato e iniziò per Lui, il calvario che poi lo portò alla tragica morte. Rivedere nel grande schermo del villaggio sponsor, le immagini della vittoria di Marco, riporta tutti indietro nel tempo, e si rivivono le stesse emozioni di allora, le stesse sensazioni di incredulità. Il pensiero che il giorno dopo, si ripercorrano in bici le stesse strade, non fa altro che amplificare i ricordi e le emozioni.
Ricordi ed emozioni che vengono “gelate” dalle previsioni meteo per il giorno seguente, freddo e pioggia sembrano destinate ad accompagnarci durante questa prima edizione della gran fondo.
La gara della domenica
La mattina della domenica, solita colazione abbondante, a base di carboidrati, una piccola parte di zuccheri e delle proteine, sotto forma di fette di Bresaola, digeribile e perfetta in queste circostanze. La temperatura alla partenza è di 4 gradi, piovono gocce finissime, ma fastidiose, oggi di energia ne servirà molta.
Sulla linea di partenza, ci sentiamo un pochino degli eroi, tutti tremanti per il freddo. La pioggia consiglia gli organizzatori di neutralizzare la corsa fino a Pinzolo. Scenderemo tutti in gruppo e a velocità ridotta per i tornanti bagnati, poi scatterà il cronometraggio ufficiale. La mia Impulso E-Road della Bianchi con i freni a disco, mi aiuta a essere tranquillo in discesa, malgrado la pioggia diventi più fitta. Purtroppo delle montagne che ci circondano, non è possibile ammirare nulla, le nuvole sono così basse che nella discesa le attraversiamo.
Al passaggio nei paesi, i pochi coraggiosi che sono per strada ci applaudono. Il pensiero torna alle immagini di Pantani viste e riviste il giorno prima: cosa avrà provato Marco su queste strade, circondato da migliaia di persone in delirio per Lui? Quali sensazioni? Quanta energia avrà ricavato da quegli applausi? E quanto dolore il giorno dopo per l’esclusione dal giro? Questi pensieri mi accompagnano lungo il percorso e quasi non mi accorgo che è già ora di invertire il senso di marcia. Prima di iniziare la risalita verso il traguardo, malgrado l’aiuto della Impulso E-Road Bianchi, una carica di energia ci vuole, il freddo e la pioggia si fanno sentire e bisogna correre ai ripari. Qualche Stick di bresaola Rigamonti “ Quando e Dove Vuoi” e si riparte alla grande. Il percorso passa per paesaggi che malgrado il brutto tempo, sembrano incantati: strade in mezzo ai boschi, case cariche di fiori che con la loro tavolozza di colori, combattono il grigio delle nuvole e qualche animale che ci guarda incuriosito.
Ripercorro i chilometri di salita che mi separano dall’arrivo, spingendo forte sui pedali, il freddo e l’umidità si fanno sentire. All’arrivo mi ritornano in mente le parole del Pirata che in una intervista dopo una strepitosa vittoria al Tour, alla domanda perché andasse così forte in salita rispose: “Per abbreviare la mia agonia” .
Reportage di Giordano Roverato
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