Le uscite in bicicletta scandiscono il nostro tempo libero e ci permettono di scoprire il patrimonio paesaggistico, culturale ed enogastronomico delle località che attraversiamo. E anche in autunno inoltrato regalano belle sorprese, l’ho sperimentato percorrendo un tratto del progetto “In bici a pelo d’acqua” che abbraccia l’area transfrontaliera dal Vallese al Verbano-Cusio-Ossola fino ad arrivare al Novarese. Da Milano sono andata in treno a Novara, dove ho pernottato e ho avuto a disposizione due giorni per esplorare alcuni luoghi ricchi di storia e suggestioni. In buona sostanza, un assaggio degli itinerari cicloturistici che dall’Alto Piemonte conducono fino in Svizzera.
La prima cosa da annotare è che l’acqua è il filo conduttore di questi quattro percorsi cicloturistici: tre si snodano lungo ciclovie riconosciute dalla Regione Piemonte all’interno dei territori di oltre quaranta comuni delle province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola, e uno si sviluppa lungo il Rodano nel Cantone Vallese. Si tratta della Via del Mare, della Pedemontana, della Via del Ticino e del Lago Maggiore e della Route du Rhône.
Si pedala lungo strade di campagna (spesso sterrate) e a basso traffico, in prevalenza comunali o provinciali, ideali per chi ama muoversi con lentezza per godersi il panorama. Personalmente ho pedalato un breve tratto – rispetto ai suoi 63 km complessivi – della Via del Ticino che da Castelletto Sopra Ticino conduce a Cerano, e che fa parte dell’ampio progetto interreg “In bici a pelo d’acqua” che unisce Italia e Svizzera. In totale misura 270 chilometri e permette di scoprire senza fretta un territorio in cui poter ammirare musei, castelli, santuari, abbazie e monasteri ricchi di storia.
L’acqua che accompagna i ciclisti è quella del torrente Agogna e dei canali che irrigano le risaie della Bassa Novarese, ma anche del lago di Mergozzo e di Orta; mentre i fiumi coinvolti sono il Toce, il Ticino, il Sesia e il Rodano. La seconda cosa da annotare è che ci sono due punti in cui è possibile usufruire di treno e battello. Si può infatti caricare la bici sul battello del lago d’Orta per andare da Pella all’isola o al borgo di Orta, per evitare quindi il trafficato lato orientale del lago, e si può optare per il treno per affrontare il Passo del Sempione, da Domodossola a Briga.
Il mio giro nel Novarese è stato un piacevolissimo assaggio di quello che offre questo progetto a misura di cicloturista, ed è partito da Cameri, dove si trova Villa Picchetta – una dimora padronale usata un tempo come complesso agricolo e ora sede dell’Ente delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore. Si trova a pochi colpi di pedale dalle rive del Ticino, che separa il Piemonte dalla Lombardia, e ospita un bike hotel in attesa di essere preso in gestione. Ha nove posti letto e servizi mirati, come una ciclofficina dotata di tutti gli attrezzi da meccanico, i punti di ricarica per le e-bike e la possibilità di prendere a noleggio una bici a pedalata assistita.
Nel mio diario di viaggio ho annotato la bellezza di alcuni affreschi con decorazioni molto originali che ho visto all’interno di questa villa, insieme ai colori del bosco che ho attraversato per raggiungere il Mulino Vecchio di Bellinzago. Uno dei tanti mulini ad acqua che si possono incontrare nella Valle del Ticino, ma l’unico ancora funzionante e in buono stato di conservazione. Ora è adibito a Centro Regionale di Educazione Ambientale ed è dotato di una sala attrezzata per laboratori didattici. Un angolo di pace che merita una sosta per ammirare la sua esposizione permanente di oggetti legati all’attività che ha svolto per tanti anni, e per scattare qualche foto. Sono state due ore molto rilassanti, zigzagando fra i sentieri che attraversano un bosco molto rigoglioso, che quando si apre si affaccia sulla riva del Ticino.
Ho poi fatto tappa in alcuni luoghi che si attraversano percorrendo un altro degli itinerari inseriti nel progetto “In bici a pelo d’acqua”: la ciclovia Pedemontana. A Borgomanero mi sono stropicciata gli occhi davanti agli affreschi dipinti sulle pareti dell‘Oratorio di San Leonardo – una chiesa in stile romanico a capanna che è visitabile solo a richiesta, grazie alla passione di un gruppo di volontari; sono rimasta colpita dalla Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo e della sua facciata ricca di decorazioni in cotto; e ho mangiato alla Trattoria del ciclista, aperta dal 1925. Qui si possono assaggiare piatti tradizionali cucinati come si faceva una volta, ma soprattutto si entra in contatto con la passione per il ciclismo che da queste parti ha radici profonde.
Nella vetrina del ristorante c’è la bicicletta con cui Giorgio Godio, zio di Tiziano (titolare del locale), partecipò al Giro d’Italia del 1956 – passato alla storia per la tappa epica del Monte Bondone durante la quale la neve e il freddo costrinsero metà del gruppo al ritiro. A vincere la tappa, dopo 242 chilometri estenuanti, fu Gharly Gaul – che ribaltò la classifica generale e mise una ipoteca sulla vittoria della Corsa Rosa. In questa città sorta in epoca altomedievale “si respira” ciclismo. E questa trattoria – che al centro della sala in cui si mangia ha un murale che rende omaggio al prezioso lavoro del meccanico di biciclette – è un punto di riferimento per chi è alla ricerca di ricette tradizionali.
Il murale all’interno della Trattoria del ciclista di Borgomanero – ph F.Camisa
A Boca ho visitato il maestoso Santuario del Santissimo Crocifisso progettato da Alessandro Antonelli (1798-1888). E ho fatto una degustazione di vini alle Tenute Guardasole, con vista sui filari. Fra i vini che produce questa azienda biologica c’è il Boca (Doc), un rosso che mi viene spiegato deve il suo tratto caratteristico al terreno roccioso di origine vulcanica in cui crescono i vitigni di Nebbiolo e Vespolina. A ciò si aggiunge il fatto che le correnti che provengono dal Monte Rosa provocano accentuate escursioni termiche diurne, mentre il riparo offerto dal Monte Fenera assicura inverni miti, primavere temperate; oltre a estati e autunni soleggiati e caldi.
A Romagnano Sesia ho visitato (lo si può fare solo su prenotazione) la Cantina dei Santi, un’abbazia benedettina che al suo interno custodisce un piccolo tesoro. Un ciclo di ventotto affreschi che si pensa siano datati intorno alla metà del XV secolo e che narrano le Storie di Davide tratte dall’Antico Testamento; e ho trascorso un’ora abbondante a Villa Caccia fra le sale del Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia. Si trova sulla collina del Monte Cucco, ha un parco di 23.000 metri quadrati ed era la residenza di campagna dei Conti Caccia di Romentino. La grandiosa architettura neoclassica che si può ammirare ora porta ancora la firma di Alessandro Antonelli, tra i protagonisti indiscussi dell’architettura italiana del XIX secolo. I due giorni che ho trascorso in questo angolo d’Italia sono stati segnati dalla grandiosità delle sue opere, e da un’esperienza indimenticabile. Grazie all’impresa culturale Kalatà sono salita infatti fino in cima a un altro dei suoi progetti monumentali: la cupola della Basilica di San Gaudenzio (121 metri) a Novara. Costruita nel corso di quarant’anni, è un’opera architettonica unica nel suo genere. Come è unica la vista che regala sulla città e dintorni.
Per info
Fulvia Camisa