Più che una ciclostorica una festa dove l’allegria si sente, si vede e si pedala. Arrivati a Montalcino per l’edizione dell’Eroica 2022, ce ne accorgiamo subito: l’energia Eroica c’è di nuovo, tutta intera. Sta lì, tra i muri di pietra spessa delle case, nei vicoli stretti e ripidi. Sui tetti e nei chiostri. Parte da un impianto accrocchiato su una vecchia 500 nella piazza principale del centro storico. Corre sui decibel di canzoni popolari che tutti sappiamo cantare, anche chi non era ancora nato. Si irradia tutt’intorno, trasformandosi in balli sfrenati, risate, abbracci, e baci finalmente, baci sulle guance, come da tempo non se ne davano più.
Possiamo sentirla, tutti, ma anche vederla, stavolta. E l’allegria a volto scoperto ha un bellissimo sorriso. Sì, l’Eroica Montalcino 2022, con i suoi 2022 iscritti ha chiuso, si spera, questo periodo in un cerchio simbolico per andare finalmente avanti. E anche il tempo ha fatto un po’ la voce grossa qua e là, qualche scroscio accompagnato da tuoni e fulmini. Per poi riservarci ancora una volta, domenica, la sorpresa di una giornata tersa e limpida, con quella luce delle giornate settembrine al mare. Terra battuta – né fango né polvere – sotto le ruote, e attorno terra di Siena, e Crete e vigne e un cielo che su quel paesaggio sembra farsi più grande per contenerlo tutto.
La partenza. Tanta voglia di pedalare e di essere lì, insieme. I ciclisti alla partenza sono tanti, e hanno dentro una tale voglia di essere lì, tutti insieme e di spingere sui pedali, che sembrano una molla caricata per tre anni. “Tre due uno” tuona Carrube nel megafono e urla ai partenti un “andate piano” che è tutto un programma.
E così l’Eroica 2022 si porta a spasso i suoi 2022 eroici sognatori avvolti nelle maglie di lana comme il faut, con le camere d’aria come collane, per questi posti che oggi sembrano ancora più belli di sempre, illuminati da quella stessa energia che scalda i cuori e fa girare le ruote.
L’Eroica Montalcino, va detto, è tanto bella quanto dura, e i suoi 5 percorsi da 27, 46, 70, 90 153 chilometri hanno pochissimo asfalto e tantissimo dislivello., in un crescendo di impegno che solo la bellezza di quello che ci sta attorno può mitigare.
Bello è bello, per carità, ma che fatica! Affrontiamo Castiglion del Bosco, una delle salite iconiche di queste terre eroiche di nome e di fatto, con i suoi chilometri sterrati al 15% di pendenza, e si arriva in cima a stento, anche spingendo.
Torniamo a casa sfiniti eppure molto più allegri di quando siamo partiti. È l’Eroica, bellezza. Una rinascita che si vede anche a tavola. E anche il cibo in quest’Eroica di rinascita e ripartenza torna a fare la parte del leone. Basta numeri chiusi, basta monoporzioni. Tutto torna come prima, ma a noi sembra ancora più bello, come un tesoro perduto e poi ritrovato.
Iniziamo bene: già venerdì sera, saliamo su un autobus Eroico rosso fuoco che ci riporta davvero indietro nel tempo. Arranca su per le salite, tossendo e sbuffando e costringendo il povero autista a prove di torsione per girare un enorme volante pre-servo sterzo.
L’effetto anni 60 è garantito, e arriviamo comunque a destinazione: la tenuta del conte Francesco Marone Cinzano, che in una cornice superlativa ci offre una grigliata (preceduta da tantissimi antipasti, crostini toscani, humus, bruschette) impreziosita dal Brunello o a scelta, annaffiata da un birra artigianale, entrambi di sua produzione. Entrambi buonissimi.
E da lì in poi, è stato un susseguirsi di libagioni: la sostanziosa Cena Eroica, che si è tenuta nei quattro borghi di Montalcino, tagliatelle al ragù e spezzatino di cinghiale, per fare il pieno di energie per il giorno dopo, e il vino, che invece le energie un po’ ce le toglie, ma fa niente, mica è una gara … E i ristori, proprio come una volta che a vederli ti si apre il cuore (e lo stomaco), di nuovo con banconi pieni di ogni ben di dio, pane e zucchero e vino e ribollita, e rosso del territorio fin dal mattino, e le facce sorridenti dei volontari. Di nuovo quella gioia dentro e fuori che sembrava sparita, e invece.
Decisamente, questa, è stata l’Eroica più bella. Oddio, a ben pensarci l’ho detto anche quell’altra volta, quella col tempo perfetto, né caldo né freddo e quei ristori dove ho battuto il mio personale record di ribollite e chianti.
Ah beh, era bella anche la volta in cui pioveva così tanto che quella sì che era davvero Eroica … E quella delle mascherine, e del distanziamento? Che bello è stato ritrovarci, avercela fatta, nonostante tutto! Perché fateci caso, l’Eroica più bella (e la più dura), è sempre l’ultima. Che il piacere e la gioia non sono come la fatica e il dolore, non si dimenticano. Si sommano. E anche se tutte le Eroiche sono belle a modo loro, di certo questo è il momento perfetto, pieno di quell’energia di cui dicevamo, di voglia di fare. Tutto da godere, da vivere, da esserci.
Anche quando non c’è un’eroica organizzata. Sì perché il paesaggio senza eguali, i colori che cambiano ogni stagione, i sapori dei questo territorio generoso, non vanno da nessuna parte, restano a disposizione di chi li vuole vivere, in percorso permanente segnalato e organizzato in modo da poter essere apprezzato al meglio tutto l’anno.
E mentre “volavo” su e giù per quelle colline in quel paesaggio incantato ho pensato che se il paradiso esiste, deve avere la forma delle crete e ad accoglierci troveremmo un tizio che assomiglia al Brocci.