Manifestazione ciclostorica e festa di famiglia
La Vinaria è una manifestazione di biciclette d’epoca ispirata a l’Eroica, che si svolge a fine agosto.
Parte da Marlia e si snoda sui colli attorno a Lucca, principalmente nei comuni di Capannori, Montecarlo e Porcari. La prima volta, rimarrete sorpresi. Dall’atmosfera, dall’accoglienza, dall’aria che si respira. La seconda vi sembrerà di tornare a casa, per una festa di famiglia. L’ingresso del mercato di Marlia, nel Comune di Capannori alle porte di Lucca, è un po’ come Narnia (con la quale non a caso ha una certa assonanza): appena varcato il cancello, ci si ritrova in un altro luogo, ma soprattutto in un altro tempo. Le bici d’epoca dominano la piazza, circondate da accessori coetanei. Riempiono le bancarelle e tutti i muri, sui quali si contendono lo spazio con manifesti retrò, o ricordi di personaggi amati e mai dimenticati, primo fra tutti il grande Luciano Berruti. Un angolo poi è dedicato ad auto e moto d’epoca, alcune solo vintage e altre davvero antiche, come un pittoresco sidecar anteguerra. E saranno proprio queste, domani, a fare da assistenza tecnica, da scorta, persino da carro scopa. Una gran raffinatezza questa, di intonare anche l’assistenza allo stile de La Vinaria. Distribuiti qua è là banchetti che offrono cibo, vino e birra, di quelli buoni (siamo in Toscana, non dimentichiamocelo). Metà della piazza invece è già apparecchiata per la cena che depositerà davanti ai nostri occhi golosi e sicuramente più grandi della pancia, ogni ben di dio.
L’abbraccio con cui ti accoglie Roberto Lencioni AKA Carube, patron e capo-famiglia de La Vinaria è inclusivo e totale. L’altro incantesimo è che entrando, si diventa tutti improvvisamente vecchi amici.
Personaggi noti, e meno noti, icone del ciclismo, giovani e giovani dentro, bambini, e tutti noi che domani, in sella alle biciclette dei nostri nonni, torneremo bambini. Con la maglia di lana cotta che punge, il cappellino con la visiera in su, i freni che tagliano le mani. E ci ricorderemo da dove viene il detto “far mangiare la polvere”. Ma per ora siamo qui, tutti insieme a ridere e scherzare, accompagnati dalla bellissima musica del gruppo “The Fettuccinis” che fa swing anni 50. Ci sono Moser e Cipollini, e c’è la signora Rosa che fa la porchetta arrosto dal 63, e per tantissimi anni ha seguito il Giro d’Italia coi suoi irresistibili panini, mentre oggi gestisce il Chiosco della porchetta Lammarese a Capannori, ed esibisce con l’orgoglio di una madre una porchetta lunga un metro e mezzo. C’è il sindaco di Capannori, ciclista che domani pedalerà con noi, e tanta gente del posto.
La mattina, ci si ritrova presto, sotto un sole caldo ma non torrido. L’atmosfera è tutta toscana, piena di chiacchiere e “C aspirate” che si rincorrono da un gruppo all’altro, rimbalzano sulle teste vicine, si rialzano in una risata. Si parte in gruppo, per arrivare a fare la sfilata sulle Mura di Lucca tutti insieme e rigorosamente a passo d’uomo. Ed è bello sentirsi guardati dalla gente, con i vestiti strambi e colorati, un po’ traballanti e mai zitti.
Da lì in poi è fatica. Tutta salita, dura come i rapporti che montiamo, e discesa, che su quelle bici lì è quasi peggio – ferro nelle dita, occhi che tremano – i tratti sterrati sono pietraie, rotte come le ossa in caso di caduta, ma nessuno cade. E si passano boschi di castagni ombrosi e freschi e vette esposte, e si attraversano con nonchalance i parchi delle Ville che ci aprono i loro cancelli antichi, come fossimo ospiti arrivati lì per una merenda sul prato. Che in un caso è proprio vero, perché il primo ristoro è nel parco de La Badiola, ed è la dimostrazione che il Covid, i distanziamenti, le precauzioni, nulla possono al cospetto della passione e dello spirito che anima queste manifestazioni. Il primo ristoro infatti è un “vero ristoro” come si usa da queste parti. C’è la musica, ovviamente – se no che festa sarebbe! – con la banda di Segromigno Monte, ci sono le torte, i crostini e quei meravigliosi panini alle acciughe marinate di Cristina Castiglioni maritata Carube che ci sognavamo tutti dal lontanissimo 2019. E immancabile, assaporiamo anche il buonissimo vino de La Badiola. Il vino in realtà è ovunque, è il tema dominante (si chiama La Vinaria, d’altra parte…), ci circonda nel paesaggio fatto di vigneti, e dentro a bottiglie e bicchieri, sempre a portata di mano.
Quest’anno lo confesso, ho scelto il percorso corto, Il Divino, (ma và?), di 47 km e non L’Intrepido di 78, e mi sono persa il quercione di Pinocchio, le viste maestose e le parti più dure e soprattutto il ristoro più famoso, con le torte di Tofori. Ma il Pasta Party me lo sono goduto ugualmente. E questa volta almeno sono riuscita a vedere la premiazione, unica nel suo genere: infatti, oltre al trofeo Luciano Berruti che va alla bici più bella degli anni ’20 – ’30 e al trofeo Roberto Silva che premia il Gruppo più numeroso (che vince un “kit da spritz” per ricordare la convivialità e la simpatia del caro amico Roberto perso in un tragico incidente) c’è il premio al meno leggero e al meno pesante, che si devono sottoporre alla “pesa pubblica”.
E mentre riprendo la via di casa, col cuore più leggero e la pancia più pesante, penso che se il secondo è sicuramente fuori dalla mia portata, al primo forse, l’anno prossimo, se mi impegno alla cena della sera prima, ci posso lavorare.
Credits Paolo Penni Martelli