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Parliamoci chiaro, la Nova Eroica che parte da Buonconvento a fine aprile, sorella o forse, meglio, figlia de L’Eroica, la mitica cicloturistica per biciclette d’epoca su strade prevalentemente sterrate, non è solo una manifestazione cicloturistica. Si differenzia da L’Eroica per una caratteristica fondamentale: è aperta a tutti i tipi di bicicletta, modernissime da corsa, in carbonio e diavolerie affini, gravel, ideale per affrontare più serenamente i tratti bianchi – preponderanti – o ciclocross per chi proprio vuol stare tranquillo. E seppure più competitiva della madre-sorella maggiore per via di quei tratti cronometrati, almeno nei suoi due percorsi più lunghi, non è nemmeno una Gran Fondo.
La Nova Eroica è molto, molto di più. È un’esperienza intensa e bellissima, totale, che dura molto, più a lungo della “gara”, o gita, o manifestazione cicloturistica che sia. Può durare un intero weekend e prolungarsi ancora di più, nei giorni successivi, annidarsi nei ricordi e rimanerci per sempre. Restare sulla pelle, con l’aria profumata di campagna, il sole ancora timido. Riempire gli occhi con immagini indimenticabili fatte di un cielo troppo grande e cangiante di nuvole che viaggiano veloci per essere vero. Di prati, campi, crete, colline, fiori, casali, chiese, castelli e ancora e ancora, immagini da immagazzinare e tirar fuori nei momenti grigi e uggiosi della vita di città. E i suoni, musica, canti e tante risate. Chiacchiere in tutte le lingue, che dalle orecchie scendono al cuore e si trasformano in nuove amicizie, cementate dallo sport o dal vino, o da entrambi, chissà. Per non dir dei sapori, quelli, famosi in tutto il mondo, non finiscono di stupirci neanche se li conosciamo da anni. Il vino, ovviamente – siamo in terra di Brunello – ma anche tutto il resto, i primi, primo fra tutti la “ribollitha” come dicono lì, o forse erano i pici? e le carni, ovviamente, e i fagioli, le bruschette i crostini … Tutto questo valorizzato enormemente da un volano inestimabile: la bicicletta. E’ l’unione di questo territorio, così ricco di tesori e di questo mezzo, che è anche un po’ un fine, a rendere questa manifestazione unica, che, non è davvero soltanto una Gran Fondo, né una gara, né una manifestazione cicloturistica. Quindi, per la prossima edizione preparatevi per tempo, magari stando un po’ bassi di calorie nei giorni precedenti, caricate in macchina la bici, di qualunque tipo, e immergetevi per un weekend in questa esperienza Eroica. Sarà indimenticabile.
Buonconvento
L’incantevole Buonconvento comincia a riempirsi di vita Eroica. Spuntano le prime bancarelle, stendardi, musica, in un crescendo che dice: festa! Gruppi di ciclisti arrivati lì da ogni dove si aggirano indossando fin da ora la divisa che li distinguerà domenica. La dominante è comunque “la” maglia della Nova Eroica, nel suo inconfondibile blu-bordeaux. Profumo di cibo buono si mischia – saltato con dolce, fritto, grigliato – e si diffonde nel cielo cobalto. Il tramonto profumato di Buonconvento fa bene al cuore.
Ceniamo al Ristorante Roma, che non ci delude mai, in una tavolata senza fine, un serpentone fatto di facce amiche. Gente del posto, gente foresta, gente famosa, e sconosciuta, giovani e vecchi, tutti uniti da questo incredibile collante che è la passione per la bicicletta e per questa Toscana.
Sabato. La “family”
Il sabato ci accoglie con un cielo limpido ma un sole ancora così fresco da sembrar febbraio. E il nostro primo sforzo della giornata non è ciclistico: si va tutti insieme a visitare una tenuta che coniuga perfettamente la passione per il vino e quella per lo sport: la tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona. Il patron, Paolo Bianchini incarna perfettamente l’unione tra le sue due passioni, vino (e che vino!) e ciclismo, tra le quali non ha mai dovuto scegliere, anzi. Ci accoglie nel suo meraviglioso podere e ci parla proprio di queste passioni e di come riesce a farle convivere in armonia. Ci racconta la storia di questo posto, e sono tutti racconti di eccellenza, di cura, di cose fatte bene. Ma il paesaggio e la vista sono talmente belli che distrarsi è un attimo.
Ci porta poi nella sala degustazioni che oltre a essere un posto bellissimo è anche uno straordinario museo di ciclismo: arredato con sedie speciali, con i braccioli “da corsa” (foto), ha un vero e proprio “cielo” di bici appese. Sono bici antiche, come una fantastica Frejus degli anni 70, appartenuti a personaggi famosi, Francesco Moser, per dirne uno, o al padre, e a lui stesso quando correva seriamente. Tutt’intorno, appese ai muri, maglie-trofeo, pezzi unici, cimeli che racchiudono la storia del ciclismo migliore.
Ogni cosa qui parla di eccellenza, il terroir, come le cantine, e la cura e la competenza che ci mettono, lui, sua sorella e i suoi figli, per fare le cose come si deve, senza mollare mai, senza compromessi, nè rese. Proprio come stessero spingendo sui pedali in una salita lunga e dura. Alla fine della visita, però, per essere sicuri che sia tutto vero, facciamo come san Tommaso e ci immergiamo in una degustazione di Brunello e olio accompagnata da bruschette. E poi via di corsa verso Buonconvento: alle tre parte la Family, la prima puntata di questa Nova Eroica, su un percorso molto più breve dedicato alle famiglie e in particolare ai bambini.
L’atmosfera è quella delle scampagnate. La luce, più bella che mai. L’aria è tiepida senza esagerare, il vino l’abbiamo quasi smaltito tutto. Ci sono bambini e bambine sulle loro bici da corsa in miniatura, altri su normali bici da bambini, con mamme e papà più o meno ciclisti, più o meno allenati. Molti tandem o bambini a rimorchio, soprattutto i più piccoli, fortunati vincitori di una carrozza a pedali per essere trasportati in un posto da favola. Molti stranieri e foresti, ma i più sono gente del posto. È una festa di paese nello scenario più bello del mondo.
Ad indicare quanto il nome Family sia veritiero, i partecipanti hanno scritto il loro nome di battesimo a pennarello, solo quello, sui pettorali, e così, partendo, è facile incitare il bambino più tenero, o quello più impegnato chiamandolo per nome. La vista oggi è davvero incredibile, con nuvole di tutti i colori che scorrono veloci e dipingono il cielo azzurro carico, di mille sfumature. Sembrerebbe un dipinto, ma dove li trova un pittore dei verdi così, degli azzurri così?
I 27 chilometri passano in un lampo, e bastano appena come alibi, per sedersi di nuovo a tavola alla sera, davanti ai “mangiari di strada” offerti da tutte le bancarelle del centro storico. Ribollita, grigliate, lasagne, fritti si susseguono annaffiati da Chianti classico di quelli buoni. La sveglia domani è presto, ma non prestissimo, ce la possiamo fare.
Domenica: La Nova Eroica
Mi sveglio in un’alba ancora incerta se dichiararsi ufficialmente ostile o ripensarci, graziandoci. Sono contenta che il cibo e il vino non abbiano avuto la meglio su di me e siccome la mia stanza si affaccia esattamente sopra la partenza, mi attardo a godermi il privilegio di vedere dall’alto la via e poi la piazza riempirsi pian piano di partecipanti.
È una moltitudine allegra e rumorosa, non si respira affatto la tensione del pre-gara. La gente chiacchiera, e si saluta festosa, il fair play e l’allegria dominano sulla stàmina. Partiamo rilassati, (chissà, forse davanti qualcuno lo è meno) con un tempo leggermente più cupo del giorno prima, che regala comunque scenari di un’intensità unica, un po’ più stile “sturm und drung”, tormentati e ventosi, ma comunque bellissimi.
Io, da ciclista mediocremente allenata quale sono, scelgo il percorso cicloturistico, quello lungo 62 km, che si dirige ad Asciano su e giù per colline in un saliscendi ipnotico, molto sterrato, ma non tutto, un percorso perfetto che alterna impegno da salita e concentrazione da sterro a relax asfaltato e dolci pendenze. Il primo ristoro, al quale si arriva prima delle 9 del mattino è proprio a La Campana. Avete presente i tipici ristori delle Gran Fondo, quei banchetti di crostatine confezionate, banane e sali minerali per la borraccia? Ecco, dimenticateveli, siamo all’Eroica, perbacco! Qui i ristori sono un’altra cosa: sono vere tavole imbandite di salame toscano, pecorino, parmigiano, prosciutto crudo, di quello bello salato, per il quale il pane di qui, senza sale, sembra fatto apposta, e bruschette di tutti i tipi, da quelle con la pasta di salsiccia, ai crostini toscani, al più classico dei classici, pane-vino-zucchero, fino al tocco insuperabile: una sfilza di bottiglie di Chianti da cui i ciclisti versano generosi, alle 9 del mattino!
Riparto, con un ritmo dolce, non lento di fatica e scarso allenamento, ma di voglia di godersi quel paesaggio, quella luce e quell’energia magica, fatta non solo di bellezza e bontà ma anche di facce, di parole, di persone. Ne incontro di amiche e note, altre ne conosco, si chiacchiera e poi ci si perde, per ritrovarsi al ristoro dopo e insieme rompere i freni inibitori e brindare a Chianti, che in fondo, son già le dieci e mezza ormai …
Si procede verso Monteroni d’Arbia, sempre con lo stesso passo, chiacchierando o concentrandosi sul contesto, davvero unico, facendosi foto o semplicemente fermandosi per guardarsi intorno. E poi si arriva a Murlo, e con un lungo tratto finale bianco ma molto pedalabile si ritorna a Buonconvento, dove il traguardo coincide – quasi senza soluzione di continuità – con un ristoro finale che chiamare “pasta party” è un flebile, riduttivo eufemismo. E così, dopo essermi rifocillata con ogni ben di Dio, insieme ai miei compagni appena conosciuti ma che oggi mi appaiono come migliori amici, riparto, felice dei miei 62 km cicloturistici, dei miei mille e passa metri di dislivello, di tutto il bello e il buono che ho visto, sentito, annusato, toccato e gustato in questa Nova Eroica di Buonconvento, che più che una Gara o una Gran Fondo o una Manifestazione Cicloturistica è stato un bellissimo, lungo weekend che assomiglia quasi più a una vacanza, di quelle che ti lasciano intatta la voglia di tornare.