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La Basilicata è la perla nascosta nel Meridione. Per il cicloturista che ama i silenzi e le strade desolate, non c’è bisogno per forza un percorso ciclabile blasonato. A volte basta scegliersi una meta poco battuta, e intraprendere un viaggio verso una di quelle strade in condivisione col traffico ma a bassissima percorrenza, sicure e affascinanti. A volte càpita che quella meta abbia davvero tanto da dare, ma che sia nascosto nei meandri segreti dei flussi turistici di massa. E la Basilicata in questo è davvero un esempio eccellente.
Regione meridionale dalla varietà paesaggistica incredibile e dal patrimonio storico-artistico inestimabile, se ne sta incastonata in fondo allo stivale, a custodire i suoi segreti e le sue perle, riservandoli solo a chi ha la pazienza di mettersi in sella e di battere vie meno note. Mare cristallino e rilievi dai contorni aguzzi, In occasione della proclamazione di Matera come Capitale Europea della Cultura 2019, siamo andati a provare alcune ciclovie nel suo interno, scoprendo una serie di borghi che vale davvero la pena visitare.
La ciclovia delle Dolomiti Lucane
Come già detto, più che di una pista ciclabile la ciclovia delle Dolomiti Lucane è una serie di itinerari cicloturistici consigliati in condivisione con le automobili, che da queste parti sono davvero poche. Del resto, che senso ha fare nuove colate d’asfalto per infrastrutture della mobilità sostenibile, quando queste infrastrutture esistono già e sono poco usate dai veicoli a motore? I due percorsi che suggeriamo qui hanno come punto di riferimento lo splendido Parco Regionale di Gallipoli Cognato, una riserva naturale ricca di boschi e pendenze ripide, dove ogni anno si svolge anche una Gran Fondo riservata alle mountain bike. Nella mappa qui sotto l’itinerario della ciclovia è segnato in blu, e da Pietrapertosa miove verso sud fino a Cirigliano, attraverso boschi di querce e faggete lungo i crinali subito sotto al Monte dell’Impiso, attraverso gallerie e forme rocciose dalle forme bizzarre.
E dopo la mappa Google complessiva di tutti gli itinerari, qui sotto abbiamo le specifiche tecniche del primo percorso.
distanza: 26km
dislivello: 808m+
punto più alto: 1183m
fondo stradale: asfalto
Un anello in bici da strada tra Castelmezzano e Pietrapertosa
Un secondo giro più impegnativo dal punto di vista altimetrico può in alternativa svolgere un anello attorno ai due paesi del Volo dell’Angelo, Castelmezzano e Pietrapertosa (le specifiche tecniche del percorso sono qui sotto):
distanza: 28km
altimetria: 1229m+
fondo stradale: asfalto (strada provinciale)
In generale, le pendenze delle Dolomiti Lucane non regalano nulla. Sebbene le quote non siano mai altissime (una delle cime maggiori, il Monte dell’Impiso, non arriva a 1300m), i saliscendi sono improvvisi e nervosi, e gli amanti delle scalate avranno pane per i loro denti.
Castelmezzano
Uno dei punti di riferimento delle Dolomiti Lucane, nonché uno dei borghi più belli d’Italia, è senza dubbio Castelmezzano. La sua inconfondibile silhouette, incastonata tra forme rocciose dai contorni fiabeschi, la rende quasi una cartolina, un eterno presepe dagli edifici minuti e colorati, capace di regalare tinte sempre diverse, dall’alba al tramonto, dall’estate all’inverno.
Un paese così minuto non poteva che riservare un’ospitalità “al dettaglio”, basata su strutture di nicchia, esclusive e piacevoli. Troviamo infatti una catena di b&b in case rurali e un’ospitalità diffusa tra i vicoli del borgo, piuttosto che alberghi dai flussi turistici di massa. Queste caratteristiche, unite all’amore della gente per i loro luoghi natii e la relativa ospitalità, la rendono un punto perfetto di appoggio per un cicloviaggio.
Inerpicata sulle pendici di rocce dolomitiche, Castelmezzano se ne sta lì ad ammirare lo scorrere tranquillo del Basento, regalando al cicloturista panorami e prospettive in continuo divenire. Le sue origini antichissime (fu greca, romana e normanna) le conferiscono inoltre secoli di storia da ricercare in ogni pietra, compresa quella filosofale. Castelmezzano fu infatti un’importante sede templare e alchemica, e oltre a essere un’importante fortezza difensiva per la sua posizione inespugnabile o una stazione di commercio lungo il corso del fiume, si trovò a essere anche meta di passaggio dei Cavalieri Templari e della Sacra Spina, reliquia della crocifissione.
Cosa fare a Castelmezzano
Castelmezzano costituisce infine un posto in cui sostare qualche giorno tra una pedalata e l’altra, perché le cose da fare sono davvero tante. Dalle camminate lungo i numerosi sentieri escursionistici (nel vicino Parco di Gallipoli Cognato ce ne sono numerosi, alcuni percorribili anche in MTB tutti segnalati qui e le vie ferrate, passando per le sagre e le feste dalle origini antichissime, come i culti arborei e il Maggio di Accettura, che celebrano tramite uno sposalizio il legame antichissimo con la Terra, fino al Volo dell’Angelo. Ma che cos’è il Volo dell’Angelo?
Volo dell’Angelo
Le rocce di arenaria tra i paesi di Castelmezzano e Pietrapertosa hanno formato gole ripide e precipizi scoscesi. Una vallata con prospettive impossibili e forme lunari, e due paesi che si affacciano l’uno verso l’altro. Insomma, il luogo adatto per tendere un paio di cavi metallici e provare l’ebbrezza di ciò che all’uomo è negato per la sua stessa natura: il volo.
Il Volo dell’Angelo consente di percorrere la profonda vallata tra Castelmezzano e Pietrapertosa, imbragati su una carrucola da un capo all’altro della montagna. Una scarica di adrenalina e lacrime che rigano il viso sospesi nel vuoto. Il tutto dura poco più di un minuto, alla velocità di 110 chilometri orari. Esistono due tratte in entrambi i sensi da Castelmezzano a Pietrapertosa e viceversa, oltre a un servizio navetta bus tra i due paesi. Non sono necessarie idoneità fisiche particolari (l’ospite più anziano del Volo dell’Angelo ha compiuto 91 anni!), soltanto tanta voglia di volare.
Pietrapertosa
L’epigono di Castelmezzano è senza dubbio Pietrapertosa. Affacciato sul lato opposto della Basentana, sembra dare il buongiorno al suo “vicino” affacciato sul gigantesco davanzale di arenaria dirimpetto. E se Castelmezzano fu normanna, Pietrapertosa fu araba. Un’importante guarnigione saracena trovò infatti posto sulla sommità delle sue alture, e le tracce tangibili del dominio arabo sono ancora visibili oggi nell’edilizia dei suoi vicoli e delle sue case, nonché in alcuni toponimi e nei numeri delle vie. Oltre al duomo di Santa Maria dell’Olmo con i suoi affreschi, vale davvero la pena capitare da queste parti durante una delle numerose feste religiose popolari, prima tra tutte la processione di San Rocchicchio.
La cucina lucana
Finora abbiamo parlato di cicloturismo, di bellezze naturali, culturali e artistiche, di curiosità storiche e culturali. Ora non rimane che mettersi a tavola e lasciarsi ristorare dall’abbondanza della tradizione lucana. Del resto, chi va in bici lo sa, e ne ha bisogno: si pedala per mangiare, si mangia per pedalare. E bisogna dire che questa regione ha davvero molto da offrire anche sotto questo aspetto: ricchi piatti “poveri”, retaggio della cultura contadina, salumi, formaggi (il caciocavallo podolico è uno dei fiori all’occhiello dell’eccellenza DOP), vini, funghi e i leggendari peperoni cruschi, senza i quali è letteralmente impossibile ripartire in sella.
Tra le proposte della regione, Il becco della civetta di Castelmezzano offre un’interessante commistione di tradizioni e sperimentazione, proponendo piatti tipici rivisitati in maniera raffinata, mentre il meglio della cucina lucana d’un tempo lo si trova alla Locanda di pietra di Pietrapertosa. Per un pasto più veloce e dei prodotti tipici da riportare c’è invece Peperusko.
E adesso, provateci a pedalare veloci.