Sant’Arcangelo in Valmarecchia: pedalate, poeti e Cassoni

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L’incanto di questo borgo della Valmarecchia a circa dieci chilometri da Rimini, l’ho scoperto in età più adulta, quando muovermi in bicicletta – sempre e comunque, o quasi – è diventato uno stile vita. Tramandato a marito, e a venire, al figlioletto.  Non è facile far muovere un’intera famiglia in bici, ma Santarcangelo ha messo d’accordo tutti. Ancora prima di arrivarci. Ed è questo il bello: arrivarci in bici. Semplice, pianeggiante come piace a noi mamme, e immerso nella natura.

Pedalando

Costeggiando il fiume Marecchia, accompagnati da campi coltivati, vigne e piccoli laghi si arriva dritti dritti, passando per Mutonia, al centro di Santarcangelo. È consigliata la mountain bike, poiché il percorso è sassoso a tratti, ma nulla di esagerato, tranquilli. Una volta qui, tutto è a portata di bici e in alcuni casi solo di piedi.
Alt: se però volete continuare a pedalare da piazza Ganganelli prendere via Dante di Nanni e proseguite diritto, superate tre rotonde (il percorso è ciclabile) e il ponte sul Marecchia, girando a destra ci si immette nella pista ciclabile che costeggia il fiume fino ad arrivare a Ponte Verucchio. All’inizio del percorso si può ammirare uno splendido lago in cui è praticata canoa e lungo il sentiero un campo da golf per professionisti. A metà percorso non si può non fermarsi a fare merenda al parco Marecchia: i giochini sono compresi.

Il borgo di Tonino Guerra

Strade strette, vecchie osterie portate a nuova vita, gatti sornioni negli angoli più nascosti. Santarcangelo è anche questa. Ogni volta che veniamo qui è d’obbligo l’arrampicata al campanile. Ci piace perderci in qualche vicolo ancora sconosciuto e sbucare di fronte a qualche panorama che ci siamo persi. Qui, dove regna il silenzio “da paese” scomparso nelle nostre città, l’unico rumore è lo zampillo della fontana Farfalla di Tonino Guerra. Il più piccolo ne va matto e visto che non mancano panchine, godersi quel momento è l’unica cosa giusta da fare. Ma Tonino Guerra non è solo qui. Altre sono le sue fontane come un intero museo a lui dedicato. Più avventurose sono le grotte tufacee. I bimbi ne rimarranno affascinanti: un vero e proprio labirinto sotto il centro storico di cui ancora non si sa la vera origine.

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Mangiando..

Sedersi per un piatto di passatelli in brodo ha tutto il suo perché, ma si sa, noi ciclisti siamo sempre in movimento e da ciclo-mamma posso garantirvi che un cassone mangiato passeggiando lungo le pendici del colle Giove non ha prezzo. Qui c’è tutto l’entroterra romagnolo, fatto di cipressi e pioppi, orti coltivati e all’occorrenza un’area attrezzata per bambini che fa sempre molto piacere. Se poi il cassone non è di vostro gradimento e volete andare sul classico chiedete della pizza al taglio sotto i portici. Questo non è il suo vero nome ma tutti la conosco così. Fantastica da mangiare sull’immenso prato verde proprio lì affianco.

Marzia Caserio

Marzia Caserio: giornalista, blogger e Mammaebici