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Il Molise esiste!
Il Molise è una regione silenziosa, riservata, fuori dai grandi flussi turistici, al punto che un ironico luogo comune metteva in dubbio la sua esistenza stessa. Eppure, il Molise esiste ed è meraviglioso! Terra incastonata tra mari e monti, è in grado di conservare ancora intatto il suo fascino agreste e le sue tradizioni incontaminate. E così, incuriosito dalla lettura di un blog che ne rivendicava appunto la sua esistenza, ho iniziato a collegare sulla mappa questi posti meravigliosi con un’unica linea su Google maps, finché questa linea ad anello non è diventata una traccia gps da seguire pedalando.
E in questo modo ho scoperto che nel giro di 120 km esistevano delle perle nascoste in grado di incantare appassionati di architettura, archeologia, enogastronomia, natura e soprattutto cicloturismo. Insomma, il Molise esiste e vale davvero la pena passarci un weekend. Vediamo nel dettaglio quali sono i punti di interesse di questo percorso.
Tra Venafro, Isernia e Bojano, terra di mozzarelle!
Nel percorso qui sopra sono segnate le stazioni ferroviarie nei pressi, che sono un’ottima ancora di salvataggio per avvalersi di treni regionali con trasporto bici per qualsiasi evenienza. Si tratta di un giro di circa 120km ad anello, con partenza e arrivo a Isernia, che a seconda dell’allenamento e del tempo che si vuole dedicare alle tappe lungo il percorso è possibile fare in uno, due o tre giorni. L’anello ruota attorno al Massiccio del Matese, che a dire il vero si trova per metà nella regione Campania, e questa prima parte nei dintorni di Isernia ha nell’industria casearia la sua identità più caratteristica. Bojano è infatti celebre per le sue squisite mozzarelle di bufala, che valgono certamente una sosta golosa prima di affrontare i dislivelli più impegnativi.
L’Abbazia di Castelpetroso
Usciti da Isernia, evitiamo la trafficata Statale 17 per imboccare una corsia ciclabile in salita in direzione Pesche. Quest’ultima è un grazioso borgo arroccato sul fianco di una montagna, che mostra i suoi profili diagonali regalando i primi panorami del tracciato. Una salita non troppo impegnativa ci porta poi a Carpinone, simpatico paese che domina la pianura a nord del Matese. Da qui solo una manciata di km ci divide da uno dei luoghi più iconici del Molise, la Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso: un luogo da fiaba che pare finto, costruito in stile neogotico, la cui mole svetta tra le colline verdi tutto intorno. Una prima sosta vale la pena spenderla qui, magari poco prima di fermarsi a pranzo per Bojano!
Il sito archeologico di Altilia
Ma le sorprese dal punto di vista culturale non sono finite: il Molise fu certamente parte dell’Impero Romano, ma prima di essi anche abitato da popolazioni italiche ben più antiche. È questo il caso dei Sanniti, fiero popolo di montanari che causò non pochi problemi ai Romani. In queste zone lasciarono molte tracce tra cui la città di Altilia (Sepinum sotto il dominio romano), che conserva tracce di basolato, molti edifici e un incredibile teatro ancora visibile. Il sito si trova qualche chilometro a sud del giro dopo Guardiaregia, ma se si ha il tempo necessario merita senz’altro una deviazione.
Il Massiccio del Matese, tra Molise e Campania
Proseguendo nel nostro giro, dopo la cultura, l’architettura e l’archeologia è il turno della Natura. È infatti tempo di addentrarsi nel Parco Nazionale del Matese, quel minaccioso massiccio che ha accompagnato il nostro orizzonte finora sulla destra. Oltre che una montagna, il Matese è (stato?) un vulcano. Ce ne accorgiamo dalle rocce scure, dai contorni nervosi e dalle energie che questo luogo sprigiona. Sotto di esso, infatti, c’è ancora attività magmatica riconducibile alle stesse camere laviche del Vesuvio e della Solfatara. Ma oltre che una montagna e un vulcano, il Matese ospita anche un meraviglioso e selvaggio lago, che un tempo fungeva da cratere.
Lasciata Bojano, iniziamo quindi la scalata verso Guardaregia, e da lì lasciamo il Molise per addentrarci nella parte di percorso campana. Il dislivello è notevole, così come i panorami. Il verde regna d’estate, quanto il bianco d’inverno. Percorrere questo tracciato in ogni stagione infatti permette di apprezzarne la violenta energia degli elementi. Passato il bivio per Campitello Matese, che è anche una nota stazione sciistica a 1500 metri di quota, il più è fatto. La Sella del Perrone (1200m circa) marca anche il confine tra le due regioni, e il punto più alto del nostro giro. Tutto intorno, foreste secolari di faggi e abeti incorniciano la nostra fatica.
Il lago del Matese
Entrando nella valle scavata dal lago del Matese, preparatevi a staccare i contatti col resto del mondo. La connessione telefonica è infatti limitata, così come il numero di servizi disponibili. Tutto intorno, solo natura. Dopo una vorticosa discesa, affrontiamo ancora un piccolo dislivello per arrivare sulle sponde del lago.
Qui ci sono giusto un paio di strutture per il pernotto, entrambe spartane ma molto accoglienti e funzionali. La Casa Vacanze “Scarponi del Matese“, un ostello per gruppi di escursionisti e sportivi, e l’Agriturismo Camping Falode, che ospita anche un delizioso ristorante con prodotti tipici del Parco. Quest’ultimo offre anche un ranch con possibilità di escursioni a cavallo, kayak sul lago e passeggiate facili e sicure in bici, anche per bambini. Troviamo qui infatti la bella ciclolago del Matese, che si snoda lungo le sponde nord dello specchio d’acqua. Una soluzione bike friendly per chi non vuole affrontare l’intero percorso consiste appunto nell’arrivare in macchina qui e noleggiare delle mountain bike per una facile passeggiata guidata.
Il ritorno lungo il Volturno
Per tornare al nostro punto di partenza in Molise, Isernia, tocca faticare ancora un poco. Certamente il grosso del dislivello è stato già affrontato con la Sella del Perrone. Ma è presto per rilassarsi: ci sono ancora dei saliscendi per arrivare a un secondo lago più piccolo, quello di Gallo, prima di lanciarsi in una interminabile discesa a tornanti verso Capriati a Volturno. Da qui si può scegliere se seguire il percorso segnato in rosso nella mappa qui sopra, che è più breve ma più altalenante, o se proseguire per il fondovalle del fiume Volturno, con qualche breve tratto di SS85.
Quest’ultima scelta ha lo svantaggio di farsi dei pezzi di statale e un’ascesa finale per Isernia molto dura. D’altra parte, ha il vantaggio di godere di un bel percorso ombroso e senza automobili dopo Macchia d’Isernia, la strada contrada Piana di Macchia. Una terza alternativa per chi non deve completare l’anello consiste nel riprendere il treno direttamente da Venafro, dato che l’ultima parte di strada da Capriati in poi non offre paesaggi imperdibili. Ciò che però è imperdibile è la cucina molisana a giro completato, che è in grado di far dimenticare ogni dislivello!