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Il Cammino di San Benedetto
La terza tappa del Cammino di San Benedetto (le parti precedenti sono Norcia-Rieti e Rieti-Subiaco) è anche la più dura. Le pendenze montane in questa parte di percorso sono tra le più impegnative, ma offrono anche alcuni tra i più bei panorami dell’intero percorso.
Il Monastero del Sacro Speco a Subiaco
Quindi, prima di affrontare questi 70km facciamo una robusta colazione a Subiaco e inerpichiamoci subito in salita per i tornanti che appena fuori dal paese portano al Sacro Speco. Il complesso monastico benedettino resta appeso tra la roccia e le gole dell’Aniene da più di mille anni, quando il Santo poco più che diciassettenne giunse in questi luoghi. Secondo la tradizione, Benedetto aveva lasciato Norcia per Eufide (l’odierna Affile), dove compì il suo primo miracolo, per poi ritirarsi in una grotta nel Monte Taleo, oggi inglobata nel complesso monastico.
La Villa di Nerone, Santa Scolastica, il Sacro Speco
Quindi non ci resta che affrontare i tornanti in salita e ricostruire la storia di questo posto con la scalata. Per prima cosa i resti della Villa di Nerone, costruita sopra i tre laghi sotterranei generati dalle Gole dell’Aniene (il nome sub-lacum per Subiaco non è un caso). Poi, il complesso monastico di Santa Scolastica, sorella di San Benedetto. Fondato dal Santo nel 520, Si tratta del più antico monastero benedettino al mondo, seguito da Montecassino. Ma è infine lo spettacolo del Sacro Speco, incastonato in una ripida parete rocciosa, a causare maggiore stupore. Al suo interno i monaci offrono visite guidate e la spiegazione dei vari affreschi che raccontano la vita di San Benedetto.
Il tratto montano dei Simbruini
Ma dopo la visita, è tempo di mettersi in sella: ciclo-turismo vuol dire entrambe le cose, o meglio un equilibrato mix tra le due cose. Lasciamo così Subiaco diretti verso Affile, per cimentarsi con le pendenze più dure della giornata. Il versante laziale dei Monti Simbruini ci attende, con le sue faggete e la sua natura incontaminata, per oltrepassare anche oggi quota 1000 m. Infine, la salita ci concede tregua all’altezza degli Altipiani di Arcinazzo, località sciistica vicino a Roma. La strada regala scorci affascinanti e torna a essere solitaria e priva di traffico. Inoltre, un altro imperatore romano, Traiano, scelse questi luoghi per la sua villa, i cui resti sono ancora visibili all’ingresso del paese.
La Certosa di Trisulta e l’Abbazia di Casamari
Dopo gli Altipiani di Arcinazzo, possiamo goderci un po’ di salita fino al paesino di Collepardo, località nota per le omonime grotte e per il Pozzo d’Antullo, immensa dolina carsica nata dal collasso di una caverna. Da qui si può prendere la deviazione (non segnata nella traccia gpx né nel chilometraggio totale! Abbiamo dovuto tagliare questa tappa per ragioni di tempo) per la splendida Certosa di Trisulti, gioiello cistercense fondato nel 1208 da papa Innocenzo III e affidato ai monaci certosini. Se si vuole affrontare questa deviazione, però, vanno affrontati 6 km in salita (260m di dislivello in più) e altrettanti a tornare indietro.
Ma il pomeriggio volge già in sera quando puntiamo alla meta della giornata, l’Abbazia di Casamari. La strada per arrivarci riserva ancora qualche lieve saliscendi e vie leggermente più trafficate nei pressi di Veroli. Ciononostante, la campagna ciociara ci consente di rilassare il passo dopo i monti. Nel frattempo il paesaggio è cambiato ancora: siamo entrati nel basso Lazio, le colline sono più miti e i sapori più meridionali. Casamari è un fiore all’occhiello del gotico cistercense: i suoi contorni sobri ed essenziali accolgono i pellegrini nell’abbraccio del suo porticato.
E proprio dentro l’abbazia scegliamo di pernottare, sfruttando il servizio di ospitalità conventuale a disposizione di chi ha la tessera del pellegrino.
distanza: 70km
dislivello: 1617m+
fondo stradale: strada provinciale asfaltata, tratti sterrati o strada bianca
luoghi di interesse: Monastero del Sacro Speco di Subiaco, Altipiani di Arcinazzo, Certosa di Trisulti, Vico nel Lazio, Pozzo d’Antullo, Grotte di Collepardo, Abbazia di Casamari