Cosa troverai in questo articolo:
Oggi pubblichiamo il reportage di un nostro lettore, Domenico, che ha scelto di pedalare in Sicilia.
Ebbene alla fine la partenza per quello che io considero un vero e proprio “test” è arrivata. Ho in mente un viaggio lungo, molto più lungo di questo (circa 2.700 km), ma prima di iniziare a programmarlo seriamente avevo bisogno di testare non solo una parte dell’attrezzatura che utilizzerò, ma anche la mia tenuta fisica e perché no mentale, perché tutto è possibile se si ha la mente “programmata” per farlo.
11 giugno
Bici pronta in garage, borse pronte, ammennicoli elettronici e cartine stampate anche, ieri ho cambiato le gomme scegliendo per l’ennesima volta delle Continental anti foratura non tassellate, acquistate grazie ai consigli dal bravo Santi, titolare di un negozio di bici a Spadafora. Partenza di buon ora direzione Messina, in testa la voglia di capire le sensazioni che sarebbero derivate da quello che per me non era il primo lungo viaggio in solitaria, ma era il primo lungo viaggio in bici. La strada accompagnava i miei pensieri, la musica faceva da sottofondo al piacere che provavo pedalata dopo pedalata, avevo scelto di fare la litoranea e il profumo del mare con i suoi magnifici colori mi accompagnava fino al pilone di Ganzirri. Arrivato a Messina mi tuffai nel caos cittadino, venendo dalla SS113 (strada poco trafficata) fu una sensazione non troppo bella. Superai la città e come per incanto arriva un furgoncino strombazzante, a bordo un mio carissimo amico, Pietro, che mi aveva incrociato ed era tornato indietro per salutarmi, foto di rito e immensa gioia nel vederlo. Santa Margherita, classica granita al limone con brioche (due brioche) con gli occhi che spaziavano sullo stretto, cosa volevo di più dalla vita? Sfruttai la sosta per prenotarmi un B&B a Piedimonte Etneo, era quello il luogo ai piedi dell’Etna che avevo scelto per pernottare. Superato il confine della provincia di Messina con la leggiadria di essere in grado di fare tutto ciò che mi ero riproposto. Qualche difficoltà ad indovinare la strada, complice anche il fatto che il cellulare che usavo come navigatore si era scaricato, e alla fine arrivai in albergo solo dopo che il gentilissimo gestore mi aveva recuperato per indicarmi la via. Al di là di tutto devo dire un’ottima location con vista vulcano, molto tranquilla e rilassante. Controllo della bici, bucato con completino subito steso e un’ottima pizza innaffiata da una bella birrozza, due chiacchiere con una coppia olandese e con il nonno di Marco (un arzillo 82enne che parla quattro lingue) e un meritato quanto ristoratore riposo.
12 giugno
Sveglia alle 7.00, il tempo di mettere le cose in borsa e piccola sorpresa uno degli adattatori che avevo portato per caricare il cellulare non aveva funzionato, meno male che avevo carica la batteria tampone (per i prossimi viaggi devo ricordarmi un pannello solare). Partenza direzione Linguaglossa e colazione, non buonissima, in un bar del centro. Direzione Randazzo. A Solicchiata, una piccola frazione, faccio una bella colazione a suon di panino con prosciutto e mozzarella, in più mi compro una crema lenitiva per le scottature, visto il sole che ho preso ieri e l’effetto dei raggi sulle mie braccia. Proseguo per Randazzo e vado dritto senza fermarmi direzione Cesarò. In viaggio ho deciso di non passare da Floresta e prendere invece la SS120, la scelta mi era stata consigliata da un amico ciclista, Carmelo, e devo dire che alla fine è stata una buona scelta. Strada molto bella anche se senza un albero, sole cocente e pochissime macchine. Per la prima parte il paesaggio risente delle terre laviche poi passa ad essere un paesaggio totalmente brullo. Per la strada incontro quattro giovani cicloturisti inglesi che festeggiano così la chiusura dell’anno scolastico. Ci fermiamo per due chiacchiere e subito stringiamo il feeling che solo i ciclisti possono avere, loro tirano fuori le caramelle gommose io del mio metto l’integratore in polvere, insomma uno di quegli incontri da ricordare e che fanno sempre piacere. Arrivato a Cesarò all’ora di pranzo mi sono fermato all’inizio del paese, qui una bella fetta di carne con un contorno di verdure e via di nuovo sulla SS289 verso portella Femmina Morta Miraglia (il punto più alto del percorso a 1.520 metri slm). La salita è lunga una ventina di chilometri, pendenza non eccessiva, ma diciamo abbastanza impegnativa. Dopo qualche ora passaggio a Femmina Morta e foto di rito. Giubbottino indossato, logicamente orange, e giù per la discesa verso San Fratello, superato il paese giù verso S. Agata. Quale sorpresa a trovare un nebbione da far paura, siamo nel pieno del parco dei Nebrodi e giusto per rendere tutto più facile ci si mette una pioggerellina fina e qualche cinghialotto che mi scruta dalle campagne. Nel mezzo della discesa sento rumore di campanacci, ed ecco che intravedo anche una decina di mucche a tenermi compagnia. Rallentando e con attenzione giungo a Sant’Agata, qui grazie a un ciclista trovo il mio hotel. L’albergo è isolato in cima ad una collina, vederlo da lontano mi fa pensare che questa è l’ennesima salita di una giornata fatta principalmente di salite. Con molta calma raggiungo le stanze (l’ultimo tratto vista la rampa con pendenza estrema, credo oltre il 18%, smonto dalla bici e spingo), doccetta, bucato e immenso piatto di pasta con immancabile birrozza, bici nel terrazzino e ninna.
13 giugno
Grande colazione a base di crostate (non certo buone come quelle a cui sono abituato) e inforco la bici, al bivio vedo il segnale verso Alcara li Fusi, provo a salire ma dopo qualche chilometro mi prende una bella pioggia, giro la bici e ritorno sul lungomare, qui il tempo è sempre all’acqua ma l’intensità è quella di una pioggerellina leggera. Mi metto con lena sulla SS113 e mi faccio le innumerevoli salite e discese che la strada mi propone. Arrivato a Brolo, granitina al limone (con le solite due brioche) caffettino e via verso Tindari, la strada ormai mi accompagna con il mare alla mia sinistra. C’e’ un bel venticello fresco che fa increspare le onde, ottimo il passaggio di Capo Calavà, il mare all’orizzonte è di un magnifico blu intenso come solo in Sicilia si può vederlo, il paesaggio stupendo impone svariate fermate, ma vi posso assicurare che ne vale la pena. Supero Patti e via sulla salita che mi porta al santuario. Arrivato al bivio fermata nella locanda rustica che sta ai piedi della chiesa, grande fetta di carne cotta alla brace veramente molto buona, e poi su per chiudere in bellezza fino al Santuario della Madonna Nera. Discesa tutta di un fiato e poi strada conosciuta fino a casa, stanco ma felice passo a trovare mia moglie e me ne vado a casa consapevole che con la bici tutto è possibile, basta solo volerlo. In testa questa tre giorni a pedalare nella mente i prossimi viaggi, perché in fondo come dice un vecchio adagio dei viaggiatori: “ciò che non hai mai visto lo trovi, dove non sei mai stato”.
Dati tecnici
Km totali 332.6
Dislivello 5485
Tempo 31 ore circa
Costo totale 131 € (alberghi e pasti compresi)
Reportage di Domenico Romano