E’ un continuo saliscendi adatto per le gambe allenate, questo itinerario bike che parte da San Nicandro Garganico alle porte del Parco Nazionale del Gargano. San Nicandro Garganico è un borgo di origine medievale dove il carsismo ha creato disegni spettacolari. A 215 metri d’altezza, sul versante settentrionale del promontorio, è noto anche per la produzione nazionale di fiori secchi. Si può andare a scoprire il Castello, le case imbiancate a calce, i vicoli tortuosi, le scalinate scoscese e le creazioni della natura, come la Dolina Pozzatina, anfiteatro profondo oltre 100 metri con un perimetro di 1850, la Grotta dell’Angelo e Pian della Macina, una vera foresta di stalattiti e stalagmiti. Da qui parte il percorso bike che si spinge per 295 chilometri, con in dislivello totale di 4.160 metri, fino a Canosa. Soprannominata la “piccola Roma”, per via dei sette colli, lungo le strade di Canosa si affacciano palazzi settecenteschi e ottocenteschi e chiese eleganti. La ricchezza più grande la regala però il sottosuolo con importanti complessi ipogei, tra cui il Lagrasta, antica tomba aristocratica, composta da tre ambienti e nove camere sepolcrali.
L’inizio e la fine dell’itinerario sono dunque spettacolari, ma anche quello che troviamo nelle varie tappe in mezzo lascia a bocca aperta. Le cave di pietra di Apricena, i campi coltivati dell’Alto Tavoliere e i Monti Dauni. Da San Nicandro ad Apricena, capitale della pietra, che è stata oggetto di scavi: Pirro Nord è il sito dove sono stati rinvenuti i più antichi manufatti litici d’Europa, risalenti a 1.500.000 anni fa. Di nuovo sui pedali fino a San Severo tra decori barocchi e profili rinascimentali, dal raffinato Teatro Verdi al settecentesco Palazzo dei Celestini, fino alla facciata barocca del Monastero delle Benedettine. Dopo una cinquantina di chilometri sul promontorio di Lucera, si vedono le rovine della Fortezza svevo-angioina di Federico II, con la cinta muraria a forma pentagonale. Lucera è uno scrigno d’arte e cultura, con la sua solida cinta muraria, voluta da Carlo II d’Angiò, luogo dove Pirro e Annibale combatterono per contrastare l’Impero Romano. Da non perdere l’Anfiteatro Romano edificato in età augustea, i cui spalti potevano ospitare 18 mila spettatori.
Ai piedi dei Monti Dauni si passa per Troia, città dalla storia millenaria, il cui magico simbolo è la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta con il suo rosone, decoro unico al mondo per gli undici raggi creati dalle colonnine cilindriche e dai trafori tutti diversi l’uno dall’altro. Se avete bisogno di una pausa è ora di farla magari a Biccari, scrigno di preziose testimonianze medievali quasi al confine con la Campania alle pendici del Monte Cornacchia, dove si possono scorgere gli ultimi lupi di Puglia. Magari condite il tutto con un buon “Nero” e via verso Faeto ad assaggiare del prelibato prosciutto, passando anche a Celle di San Vito, il più piccolo comune del foggiano incastonato tra i Monti Dauni a 700 metri di altitudine. Qui ci si può immergere nella natura, boschi di faggi, querce, frassini, pini, pioppi e salici, dove seguire il volo dei falchi, incontrare le volpi, il nibbio bruno, gli scoiattoli.
E dalla fede nella natura a quella cristiana, un esempio del genio dell’architettura sacra, è l’Abbazia di Sant’Angelo, la prima costruzione che appare alla vista di chi raggiunge Orsara. Immersa nel verde, comprende la Chiesa di San Pellegrino, la Chiesa dell’Annunziata e la Grotta di San Michele, scavata nella roccia presumibilmente nel 200 d.C., all’interno di un anfratto naturale. La strada panoramica che costeggia la Valle del torrente Cervaro conduce a Bovino, borgo medievale con i vicoletti lastricati in pietra di fiume e ben 800 portali di pietra, realizzati dai maestri scalpellini locali. Tra i vicoli tortuosi, si ritrovano sette chiese, tra cui la Cattedrale, la seicentesca Chiesa del Carmine e la romanica Chiesa di San Pietro. A pochi chilometri da qui spunta dall’alto di un colle Deliceto, il cui Castello Normanno Svevo domina il centro storico. Straordinario il Rione Pesco, fatto di grotte scavate nel frontone dello sperone Elceto. Da qui la pedalata è in discesa verso il Basso Tavoliere e Ascoli Satriano che custodisce secoli di storia. La cittadina è situata su un’altura che si suddivide in tre colline, Pompei, Castello e Serpente, sulla valle del fiume Carapelle, ed è un vero e proprio museo a cielo aperto con importanti reperti della battaglia del 279 a.C. dove combatterono i Romani e l’esercito di Pirro. E prima di arrivare a Canosa si tocca anche Stornara che deve il suo nome all’alta concentrazione di storni che popolano le tante aree verdi vicine.
Da assaggiare
Il Cacc’e mmitte, il vino di Lucera che deve il suo nome all’usanza delle masserie di affittare in giornata le vasche per la pigiatura dell’uva. Famoso anche il “Nero” che deriva dall’uva di Troia dalla caratteristica buccia spessa e nera che conferisce quel particolare colore rubino intenso. La Bella di Cerignola è la più grande oliva da tavola del mondo ed ha origini molto antiche, e dal 2000 ha ottenuto la registrazione europea “La Bella della Daunia DOP”.
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