La Valle dei templi di Agrigento, una via verde in bici

La via verde della Valle dei Templi ad Agrigento ha inizio in prossimità dell’ingresso a valle della collina nell’area Porta V e termina al Santuario di Demetra a monte dell’area archeologica. 10 km che per i ciclisti significano un attraversamento su sentiero battuto di cemento, terreno in materiale arenario e conglomerato bituminoso. Cosa ci propone? Un itinerario di interesse archeologico, culturale, naturalistico e paesaggistico, dove vengono evidenziate le attività di recupero della tessitura storicizzata di sentieri esistenti. Il percorso inizia dalla foce di Punta Akragas, ne risale il corso lungo la piana alluvionale e le strette valli che conducono all’altopiano calcarenitico sede del centro storico attuale. Motivi di interesse turistico in quest’area sono costituiti dalla foce del fiume S. Leone – Punta Akragas, la confluenza dei fiumi S. Anna – S. Biagio, il giardino della Kolymbetra, i boschi di eucalipto e gole del fiume S. Biagio. Una proposta di integrazione nel territorio del Parco e il collegamento al sistema ricreativo ed escursionistico imperniato sulla accessibilità e riqualificazione della costa, sulle green ways lungo le aste fluviali, sulla cintura verde degli eucalipteti, sul sistema delle attrezzature all’aperto.


La Valle dei Templi

La città di Akragas fu fondata da coloni provenienti in parte da Gela e in parte da Rodi nel 580 a.C.. Fra la metà del VI e la fine del V secolo a.C. la città è oggetto di un fervore edilizio senza uguali, di cui sono testimoni la maggior parte delle vestigia oggi visibili e una poderosa cinta muraria lunga 12 chilometri e accessibile da 9 porte. Assume poi le proporzioni di una grande città stato con più di 200.000 abitanti. Distrutta nel 406 a.C. a opera dei Cartaginesi, la città deve attendere il finire del III secolo a.C. per vivere un nuovo momento di prosperità. Durante le guerre puniche, fu un presidio dei Cartaginesi contro i Romani che la conquistarono nel 210 a.C. In periodo romano, nella città, ormai denominata Agrigentum furono costruiti nuovi edifici pubblici, il teatro ed il bouleuterion. In età tardo antica e altomedievale, la collina dei Templi è occupata da una vasta necropoli cristiana sia a cielo aperto che sotterranea. Durante la conquista musulmana delle popolazioni arabe, berbere, spagnole, egizie, sire e persiane, avvenuta fra l’829 e l’840 d.C., sembra si siano ritirati sul colle di Girgenti dove in seguito si sarebbe sviluppata la città medievale e moderna. La Valle dei Templi, abitata in modo sporadico, fu destinata alle produzioni agricole e artigianali, come le officine ceramiche, documentate da alcune fornaci. Nel corso dei secoli i monumenti della città classica furono via via spoliati dei blocchi, che servirono alla costruzione degli edifici di Girgenti e del molo antico di Porto Empedocle. Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, questo sito archeologico si trova a sud della città di Agrigento. Nel parco si possono trovare otto templi, tutti costruiti tra il 510 ed il 430 a.C., i più famosi sono il tempio della Concordia e quello di Hera o Giunone.
www.parcovalledeitempli.it

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Cosa vedere ad Agrigento

Oltre alla su citata Valle dei Templi, il Museo archeologico regionale che conserva una collezione di manufatti di cui i più famosi sono il Telamone, un colosso in pietra, una delle prime rappresentazioni umane presenti in un tempio, e l’Efebo, una statua in marmo. Merita di essere visitato anche il centro storico con le sue chiese e le strade di sanpietrini ad iniziare da via Atenea, la strada principale e poi il Monastero dello Spirito Santo e la Cattedrale di San Gerlando, la Chiesa di Santa Maria dei Greci ed il Palazzo Episcopale. La Scala dei Turchi è uno dei luoghi più visitati, è una scogliera calcarea bianca a forma di scala che è stata scolpita dal vento e dal mare. Da visitare anche Capo Rosso, a Realmonte, una delle spiagge sabbiose più belle, e se avete tempo la Riserva naturale Torre Salsa, Sciacca, e la Riserva naturale di Punta Bianca.

Cosa mangiare ad Agrigento

Il maccu di fave, è un piatto povero di origine contadina, che era solito essere servito ai lavoratori alla fine di ogni raccolto. A base di fave alla ricetta viene aggiunta la verdura, come ad esempio la bieta. I cavatelli al cartoccio sono un piatto di pasta realizzato con uno degli ingredienti tipici della Sicilia, ovvero le melanzane che in questo piatto sono fritte e a cui va aggiunto pomodoro, basilico e ricotta salata. Si può gustare anche la minestra i sicci, ovvero di seppie, accompagnate con piselli freschi e teneri. Il taganu, chiamato anche Tianu di Aragona, deve il suo nome al tegame di terracotta nel quale originariamente veniva preparato. E’ una ricetta tipica del periodo pasquale dove la pasta viene condita con ragù, uova e formaggio per vari strati. Potete degustare anche u pitaggiu, chiamato anche il pitaggio, un contorno ma anche una zuppa o un accompagnamento per il riso, a base di fave, piselli e carciofi. Spesso si aggiunge del pomodoro, oppure può essere impiegato come base vegetale per una frittata.

Marzia Dal Piai: giornalista professionista con esperienza ventennale in diversi campi del giornalismo sportivo, enogastronomico e non solo.