Cosa troverai in questo articolo:
Noi non ci siamo inventati niente, ma vi portiamo lungo l’itinerario cicloturistico “La Ravenna di Dante” di Tourer.it, preparato dal Segretariato regionale MiBACT per l’Emilia Romagna in collaborazione con FIAB Ravenna Amici della Bici.
Dante e Ravenna
Dante trascorse a Ravenna gli ultimi anni della sua vita, ospite di Guido Novello da Polenta, e a Ravenna tutto parla di Dante, dalla suggestiva Zona del Silenzio con la Tomba di Dante fino al Teatro che ne porta il nome. Così come di Ravenna è piena la Divina Commedia, dai personaggi della corte polentana ai luoghi quali le distese verdi a pochi chilometri dalla città, la zona della pineta dove si scopre un sorprendente bosco di querce celato da una foresta di pini.
Il percorso bike dedicato a Dante
Il percorso in bici racconta dei luoghi dove ha vissuto Dante che volendo si può abbinare, per una gita in più giorni all’itinerario “Alla scoperta del patrimonio UNESCO di Ravenna”. E’ un circuito di circa 25 chilometri interamente pianeggiante, su strade a basso traffico, piste ciclabili che attraversano il centro di Ravenna e gli immediati dintorni, e piste battute all’interno della pineta di Classe. Uscendo dalla Stazione ferroviaria di Ravenna si oltrepassa la rotatoria (sulla sinistra la chiesa di S. Giovanni Evangelista). Si svolta a destra percorrendo Piazza Goffredo Mameli, e poi prima di svoltare su via Beatrice Alighieri, si vede la facciata di una chiesa ora sconsacrata, deposito della Polizia locale, Santo Stefano degli Ulivi, un tempo monastero ove soggiornò, acquisendo il nome di Suor Beatrice, Antonia Alighieri figlia di Dante. Si prosegue per via Paolo Costa, arrivando alla Torre civica, eretta alla fine del XII secolo. Si entra nella zona a traffico limitato di via Ponte Marino, svoltando a sinistra per via IV Novembre troviamo i muri perimetrali, di laterizio alternato a pietra d’Istria, del Mercato Coperto di Ravenna. Qui troviamo anche l’Albergo Cappello, il più antico della città, già Casa Minzoni, un palazzo dallo stile rinascimentale. La leggenda colloca in questa struttura la casa natale di Francesca da Polenta, moglie di Gianciotto Malatesta, protagonista assieme a Paolo di un passo della commedia dantesca. Continuando sulla via si arriva a Piazza del Popolo, il cuore della città. Qui troviamo San Vitale e Sant’Apollinare, con alle spalle il municipio. Se si svolta a sinistra, ci si immette in Piazza Garibaldi con la statua dedicata all’eroe dei due mondi e dietro, i muri perimetrali del Teatro Alighieri. Si vede anche un tempietto neoclassico della fine del ‘700 realizzato su progetto dell’architetto ravennate Camillo Morigia, questa è la Tomba di Dante. Le spoglie del poeta, dopo essere state a lungo nascoste dai frati francescani, per essere sottratte ai fiorentini che le avevano richieste, furono rinvenute nel 1865 e da quel momento riposano nella tomba. A fianco del mausoleo dantesco è il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, antico oratorio. La Tomba di Dante, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, nei quali ha sede il Museo Dantesco, fanno parte della cosiddetta “Zona del Silenzio”. Alla destra del sepolcro di Dante svoltando a sinistra si arriva in piazza S. Francesco percorsa dai portici del Palazzo della Provincia. L’attuale edificio sorge sull’antico Palazzo Rasponi, databile al XVII secolo, usato come dimora patrizia fino al 1886. Prossima tappa la Basilica di San Francesco, dedicata in origine ai SS. Apostoli e poi a San Pietro, risale alla metà del V secolo d.C., l’attuale denominazione si deve ai frati minori francescani che, tra il 1261 e il 1810, e poi di nuovo tra il 1949 sino a oggi, la scelsero come loro sede. Durante il periodo medievale era la chiesa prediletta dei Polentani, signori della città e ospiti di Dante, e probabilmente la più frequentata dal poeta stesso, i cui funerali si celebrarono qui nel 1321. Si passa poi l’arco dei Santi verso via Girotto Guaccimanni fino all’intersezione con via di Roma. Dirigendosi verso sud e la periferia troviamo il Palazzo di Teodorico. In realtà il nartece della chiesa di San Salvatore ad Calchi, e qualche metro più indietro, la basilica di S. Apollinare Nuovo. Secondo alcuni studiosi l’edificio sarebbe il resto di un corpo di guardia (VII-VIII secolo) costruito per sorvegliare l’accesso al palazzo al tempo in cui era abitato dagli esarchi. La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, fatta costruire da Teodorico (493-526) accanto al suo palazzo, fu in origine adibita a chiesa palatina, di culto ariano. Dopo la riconquista bizantina e la consacrazione al culto ortodosso nella metà del VI secolo da parte del vescovo Agnello, fu intitolata a San Martino, vescovo di Tours. Secondo la tradizione, nel IX secolo le reliquie di Sant’Apollinare furono qui traslate dalla Basilica di Classe, allora vicino al mare, per proteggerle dalle incursioni piratesche e in quell’occasione ricevette la sua intitolazione a Sant’Apollinare, detta “Nuovo”. Al suo interno sopravvive la meravigliosa decorazione musiva dell’antica costruzione, le ventisei scene cristologiche, risalenti al periodo di Teodorico, rappresentano il più grande ciclo monumentale del Nuovo Testamento e, fra quelli realizzati a mosaico, il più antico giunto sino a noi. Trecento metri più in là la Chiesa di Santa Maria in Porto e l’adiacente Loggetta lombardesca, sede del MAR Museo d’arte della città di Ravenna. Oltrepassando Porta Nuova si giunge in via Cesarea, si continua su via Romea e poi si trova una ciclabile in sede propria fino ad attraversare via Panfilia e giungere al Ponte Nuovo, sopra i fiumi Uniti, Ronco e Montone che a meno di un chilometro a monte hanno unito i loro corsi in un solo alveo. Da sopra il ponte pedonale si può ammirare il sito archeologico del Porto di Classe. Questo insediamento nasce attorno al 27 a.C. per iniziativa dell’imperatore Augusto, un lungo porto – canale composto da diversi bacini in grado di accogliere fino 250 navi da guerra. Proseguendo verso Classe, attraversando la via Marabina, si fiancheggia l’argine raggiungendo il Lido dedicato a Dante. Qui inizia un tratto rettilineo di ciclopedonale in sede propria di circa due chilometri che ci porta della Basilica di S. Apollinare in Classe ad otto chilometri dal centro di Ravenna. Fu finanziata da Giuliano Argentario su ordine dell’arcivescovo Ursicino durante la prima metà del VI sec., su una precedente area cimiteriale. La chiesa è stata definita il più grande esempio di basilica paleocristiana. Sono splendidi i mosaici policromi del suo catino absidale e gli antichi sarcofagi marmorei degli arcivescovi collocati lungo le navate laterali. Lasciata la Basilica, si percorre un acciottolato fino al piazzale Enzo Ferrari, poi via Ortona, via Pescara, via Morgagni. In via Flavio Biondo, si prende una prima parte di ciclabile che costeggia la linea ferroviaria Adriatica poi in direzione sud, una pista ciclabile battuta che costeggia un ampio canale. Si percorre via della Sacca per un breve tratto fino ad entrare nella pineta di Classe, la ciclabile Guglielmo Miserocchi e Ivano Pasi. Al bivio si svolta a destra verso Parco 1° maggio e si seguono le indicazioni della cartellonistica verde e bianca del Parco del Delta, percorso 1 “Le Querce di Dante”. Seguendo il percorso in questo luogo di quiete si incomincia anche il ritorno. Si prende via della Sacca, poi la ciclabile che costeggia il canale, fino al passaggio a livello, il breve tratto di ciclabile a fianco ai binari e poi via Morgagni, via Classense e attraversati i binari, ci si dirige verso il Museo Classis Ravenna, un’area espositiva di 2.600 metri quadrati, circondata da un parco di un ettaro, in cui materiali archeologici e moderni supporti tecnologici concorrono allo stesso racconto dell’identità e della storia di Ravenna e Classe. La sede è l’ex zuccherificio di Classe. Da qui ritroviamo le ultime fila per il percorso che porta verso il punto di partenza.
Cosa vedere ancora e cosa mangiare
Capitale di ben tre imperi, Romano d’Occidente, di Teodorico Re dei Goti e di Bisanzio, Ravenna conserva il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità risalente al V e VI secolo. Sono ben otto i monumenti inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Il Mausoleo di Galla Placidia semplice all’esterno nasconde al suo interno splendidi mosaici, i più antichi di Ravenna, voluti dall’imperatore Onorio per dedicarlo alla sorella. La Basilica di San Vitale è un tempio a forma ottagonale ed è fra i monumenti più importanti dell’arte paleocristiana in Italia. Oltre agli splendidi mosaici a terra ci sono una serie di cerchi concentrici con delle frecce, è un labirinto, come si trovano in molte chiese cristiane, che simboleggia il percorso di uscita dal peccato verso la purificazione. Il Mausoleo di Teodorico, secondo la leggenda la vasca in porfido rosso che si trova al piano superiore è la stessa in cui trovò la morte l’Imperatore barbaro. Poiché aveva paura dei fulmini, in un giorno di temporale si rifugiò nel suo mausoleo ma un fulmine venne a colpirlo proprio mentre stava facendo il bagno. Il Battistero degli Ariani fu costruito durante il regno di Teodorico, quando Ravenna era la capitale dell’Impero e l’arianesimo era religione ufficiale della corte. Il Battistero Neoniano fu la risposta cattolica del vescovo Neone all’eresia Ariana. Una contrapposizione che si ritrova anche nel Cristo raffigurato nel mosaico sotto la cupola, che a differenza di quello nel vicino Battistero degli Ariani viene da Oriente (“luce da luce, Dio vero da Dio vero”). Domus dei tappeti di pietra, è stata scoperta agli inizi del 2000 tre metri sotto il livello della chiesa di Sant’Eufemia. Una casa bizantina del V-VI secolo con quattrodici ambienti decorati con pavimenti a mosaici policromi e marmi.
E dopo aver tanto pedalato e ammirato, ci vuole un po’ di ristoro e la cucina romagnola sa come viziare i palati. Affettati misti e squacquerone, come antipasto per proseguire con cappelletti e tagliatelle al ragù, e poi carne e pesce, oppure anguille e rane. Tra i vini Albana, Sangiovese, Trebbiano o Pagadebit.