Questa settimana ci dedichiamo un sogno raccontandovi di in un’isola nel cuore del Mediterraneo tra sapori d’Africa e d’Europa, parliamo di Pantelleria. Il tour in mtb è dedicato alla scoperta dell’unicità di quest’isola. Il percorso è lungo 35 km e segue la strada perimetrale isolana, ma poi si insinua anche tra stradine interne che attraversano le zone rurali con le sue coltivazioni tipiche. Un viaggio in cui ci ha accompagnato Fabio Casano.
Partiamo alla scoperta di Pantelleria da Lago di Venere, uno specchio d’acqua che nasce da uno dei crateri dell’isola, sulle sponde del lago troviamo acque termali e fanghi naturali, iniziamo e poi se vogliamo possiamo finire il nostro percorso in una spa naturale. Si chiama così perché il mito vuole che Venere si specchiasse ogni mattina sulla acque limpide di questo piccolo lago.
Da qui ci dirigiamo verso la parte est dell’isola verso Tràcino. Qui passiamo per Punta Spadillo, un punto panoramico sul mare dove sono molto evidenti le colate laviche. E’ intuitiva l’origine di quest’isola visto che è il colore della lava a prevalere ovunque, un colore che poi si mescola con il verde della vegetazione mediterranea creando un mix unico.
A Tràcino possiamo vedere i dammusi, che sono le abitazioni tipiche di questa isola in pietra con il tetto a cupola le mura spesse un metro e mezzo, che consentono di avere un isolamento termico perfetto. Da qui ci si dirige verso la piana di Ghirlanda, il più grande cratere che ha dato vita a quest’isola oggi ricoperto di vigneti di Zibibbo. Questa coltivazione ha avuto un riconoscimento dall’Unesco come patrimonio immateriale. E qui attorno sono tante le cantine del famoso passito. Vi consiglio di sostare poco perché qui ci aspetta una bella salita e le gambe non possono cedere.
Quindi si sale al Cappereto Bonomo, uno degli esempi più interessanti e spettacolari dell’agricoltura eroica di Pantelleria. Davanti vi troverete un piccolo cratere scosceso che sembra un anfiteatro per i terrazzamenti costruiti con i muretti a secco che permettono la coltivazione dei capperi, e questo è valso il secondo riconoscimento Unesco. I chilometri di muretti a secco nell’isola sono 12.000!
E’ dura continuare a pedalare in una terra che ti incanta continuamente. Tagliando così l’isola ci dirigiamo nella parte ovest nella contrada di Recàle, anch’essa contadina, ma è ora di tornare a vedere di nuovo il mare. Puntiamo alla contrada di Scàuri, dove ci attende una piacevolissima sorpresa, una pozza di acqua termale! Alla sue spalle sorge uno dei siti archeologici dell’isola di età punico – romana aperto e visitabile sempre. E se avete voglia, dopo un bagno rilassante, si riprende a pedalare.
Si pedala un po’ in salita per arrivare alla contrada di Bùccuram (che significa padre della vigna, in arabo) dove ci sono vigneti di Zibbibbo. Se volete fermarvi qui ci sono piccole cantine locale che offrono una degustazione di vino passito e non solo.
Tra le cose “buone” da non perdere assaggiate i prodotti tipici come la tumma (che è formaggio), i pomodori secchi o il pesto pantesco (fatto con pomodori, aglio, olio, prezzemolo, origano). Qui ho anche conosciuto U scecco, un asino tipico dell’isola, un incrocio che esiste solo qui e usato da sempre per il lavoro nei campi.