State cercando uno spunto per la vostra prossima estate a pedali? La Parenzana è un’ottima idea: 130 km da mare a mare, da Trieste a Parenzo! Troverete qui su Viagginbici, il racconto di questa magnifica ciclabile e troverete spunti ed indirizzi per organizzare la vostra vacanza. Buone pedalate!
Simbolo dell’Istria in bicicletta, la Parenzana è una delle ciclabili europee più famose e affascinanti. Circa 130 km da mare a mare, dal Golfo di Trieste al porticciolo di Parenzo, pedalando nell’interno della terra istriana, prima “bianca” (a causa delle rocce calcaree), poi “grigia” (il colore del flysch, tipica roccia sedimentaria) e infine “rossa” sulla costa, dove la terra argillosa è ricca di ferro.
Tappa dopo tappa, vi raccontiamo questa ciclovia dei tre Stati, che come l’Istria si srotola sui colli e declina verso il mare senza soluzione di continuità, come se i confini tra Italia, Slovenia e Croazia ci non esistessero. Con immagini rubate al paesaggio tra una pedalata e l’altra, vi vogliamo regalare gli stessi scorci che un tempo venivano visti dai finestrini del treno: un treno entrato quasi nel mito, anche perché su quei binari correva la storia.
Il treno
Inaugurato dall’Impero Austroungarico, partì per il suo primo viaggio il 1 aprile 1902, alla partenza nemmeno un giornalista o un curioso, essendo il primo di aprile, l’annuncio era stato creduto uno scherzo… E l’ultimo, nel 1935 dopo aver vissuto la Grande Guerra e il passaggio al Regno d’Italia. Le rotaie videro la Seconda Guerra, la Jugoslavia e il suo dissolvimento, la nascita di Slovenia e Croazia. Poi, rimosse, lasciarono spazio al tracciato della ciclabile: oggi la Parenzana torna ad unire l’Istria, in nome della “salute e dell’amicizia”, come recitano i suoi cartelli.
Pedalare lungo la traccia della ferrovia che fu, permette di scoprire – lontani dalla folla turistica – i tesori dell’Istria: dalle colline di vigne e ulivi alle saline, dai boschi dove si nascondono i tartufi ai porticcioli della costa, dalle chiesette antiche alle case costruite pietra su pietra. E in ogni paese troverete qualche prelibatezza da assaggiare (non perdetevi i fuži con il sugo di gallina) e di certo, non resterete a bocca asciutta.
Nonostante nella borraccia non debba mancare l’acqua (in estate in particolare, la Parenzana per lunghi tratti è in battuta di sole), durante le soste non potete farvi mancare un bicchiere di Terrano o uno di Malvasia: non a caso, uno dei soprannomi della Parenzana era “l’ubriacona” per la gran quantità di vino che trasportava!).
Un po’ di numeri: sette tunnel (il primo a Isola, l’ultimo a Montona), diversi i viadotti (nel tratto Grisignana-Livade prima e in quello Montona-Visinada poi); tracciati di ogni sorta sterrato, ghiaia, terra e asfalto … forse, pedalerete alla stessa velocità del treno che, in media, faceva soltanto 20 km/h partendo da Trieste alle 5 e arrivando a Parenzo alle 11.54.
Scegliete una bicicletta adatta al fondo spesso sassoso, come una MTB, magari a pedalata assistita, perfetta per chi desidera superare i dislivelli senza fatica (il più alto, di 297 metri, presso Grisignana).
L’importante è che la bici abbia una buona luce: l’ultimo tunnel in terra croata è lungo, sconnesso e totalmente buio. Dal centro di noleggio Bikeways partono (anche su richiesta) gite organizzate per la Parenzana mentre, per usufruire di un transfert al rientro, potete contattare il Parenzana Bike Taxi e un 4×4 con carrello riporterà voi e le vostre bici da Parenzo fino a Trieste (info: www.facebook.com/istriashuttleservice).
Ora si parte!
Parenzana, prima tappa: da Trieste a Portorose
Stazione di Trieste, Sant’Andrea: sorgeva qui la prima pietra miliare della Parenzana, il chilometro zero, con incise le lettere TPC (Trieste-Parenzo-Canfanaro: fin lì la ferrovia sarebbe dovuta arrivare). Dopo quattro anni dall’inaugurazione, la stazione di partenza della linea ferroviaria più famosa dell’Istria, nel 1906 fu spostata a Campo Marzio, dove oggi sorge il museo ferroviario di Trieste: da qui, dovrebbe iniziare il nostro viaggio a pedali.
Ma visto che pedalare in questa città non è (ancora) particolarmente divertente; e dato che la pista ciclabile inizia a Muggia, abbiamo deciso di rendere l’escursione più rilassante, divertente e addirittura romantica, partendo in motonave! Caricate le biciclette sul Delfino Verde (può portare ben 16 bici – TriesteTrasporti) lasciamo le rive, ammirando piazza Unità che vista dal mare appare ancora più bella.
Arrivati al porticciolo di Muggia, si monta in sella: un paio di chilometri e, come indicato sulla Mappa Generale, si imbocca la pista ciclabile. Allo stesso punto si può arrivare anche via terra: la mappa della prima tappa mostra invece l’itinerario che dall’attuale stazione dei treni di Trieste (dove potete noleggiare una bicicletta al Bikeways Point di viale Miramare 5) porta fino all’inizio della ciclabile lungo il Rio Ospo, e poi avanti fino a raggiungere Portorose, prima tappa della nostra Parenzana a puntate.
A questo punto, ci tocca fare un po’ di salita per raggiungere Škofije: prima di sconfinare in Slovenia, la ciclabile ritrova il tracciato originale delle rotaie e sfoggia un bel ponticello in pietra, unico ricordo della Parenzana in territorio italiano.
Una volta entrati in Slovenia, la pista (quasi sempre asfaltata) vi porterà, seguendo la dicitura D8, a Capodistria, Isola e infine Portorose: lungo il percorso incontrerete la prima stazione a Decani, una delle meglio conservate, ora divenuta casa privata. Ancora Bertocchi, un ponticello per superare il fiume Rižana/Risano e si raggiunge il centro di Capodistria.
Da qui, si pedala fino a Isola su una pista ciclopedonale lungomare; la ciclabile poi lascia la costa e prende la direzione dell’entroterra all’altezza di una stazione di servizio ben riconoscibile perché a fianco troneggia, sotto vetro come fosse una reliquia, una locomotiva originale della Parenzana! Ed ecco il primo tunnel: all’uscita, si pedala tra gli orti coltivati e gli ulivi delle campagne di Strugnano fino a raggiungere il secondo tunnel sotto il monte Luzzan, il più lungo di tutto il tracciato, ma ben asfaltato e illuminato. Allo sbocco, uno splendido scorcio sul mare: dall’alto si vede Portorose, gioiello della costa slovena affacciato sul golfo di Pirano.
Conclusi i primi 40 km di viaggio, ci si può fermare a dormire, magari all’Hotel Tomi perfettamente attrezzato per i ciclisti con una famosa trattoria dove gustare, vista mare, piatti tradizionali come la “polenta con baccalà al caldo”. Potreste concedervi anche una sosta wellness: è dal 1830 che Portorose è una famosa località balneare e termale e nel suo albergo più antico splendidamente ristrutturato, il Kempinski Palace, potrete concedervi una sauna o un massaggio per ripartire più in forma di prima!
Chiara Meriani