Maremma, quando pedalare, è meditare

Maremma in bici

Pedalare è una sorta di meditazione dinamica: sì è da soli, con la propria  forza e fatica a misurare prestazioni.

Intorno spazio, aria, natura; sopra il cielo con le sue incognite meteorologiche, davanti la strada da percorrere, con le sue insidie. Ci sono sforzi e risultati, muscoli tesi, intenzione.

C’è tutto quello che il raccoglimento richiede: il parlarsi dentro, il formulare propositi, determinare obiettivi; quel dialogo muto dove tutto prende forma pensiero e il sudore abbevera l’humus creativo.

Pedalare è stare in se stessi per se stessi: è andare, affannarsi, progredire. È muoversi verso qualcosa o qualcuno. Talvolta con qualcosa dentro e qualcuno accanto. Ma anche viceversa.

Pedalare in contesti naturalistici amplifica questa sensazione di pienezza che solo la bicicletta regala, perché è avvicinarsi a far parte del tutto e al contempo muoversi nello spazio-tempo in questo tutto. Raggiungendo  punti altrimenti difficili da raggiungere.

È straordinario quanto la bicicletta sia il mezzo che più ci avvicina alla dimensione interiore: consente l’introspezione, con il corpo in movimento, mettendo in moto tutto il nostro essere, al completo.

Pedalare in luoghi come la Toscana e nella Maremma Grossetana in particolare è attraversare situazioni e scenari diversi.

Perché la Maremma è una terra fusa in un unico spazio fra cielo, fiume e mare, che raccoglie villaggi arroccati e celati dalla macchia mediterranea che si tuffa nel mare cristallino.

Qui, infatti, il paesaggio varia dai toboga delle colline con i casali e i cipressi di Montemassi alle strade litoranee  con i pini marittimi dell’Argentario, dalle alture di siti archeologici e abitati romani di Cosa, alla laguna e alle miniere di Orbetello, dalle spiagge di Castiglione  della Pescaia al borgo murato di Capalbio, per inoltrarsi in pinete ombrose e lunghissime come navate gotiche, (dove, peraltro, nel 1610 si spense Il Caravaggio e tuttora c’è un monumento con targa a perenne ricordo) autentici tunnel vegetali da attraversare finché si incontrano i daini al pascolo e infine  raggiungere le calde e benefiche Terme di Saturnia e da lì discendere verso cittadine incantevoli come  Sovana, Sorano e l’arroccata Pitigliano.

Tutto è di grande effetto cromatico sotto la luce che ha mantenuto il fascino senza tempo, dove insieme egli argenti uliveti arruffati dal maestrale sotto quei cieli carichi di nuvole, sopravvivono tradizioni e antichi mestieri: come il gioco dei butteri o il lavoro dei mastri sellai.

Con queste eccellenze, il settore del turismo in bicicletta in Toscana ha dalla sua parte un territorio straordinario ed estremamente vario nel quale pedalare, con una storia e un cultura ciclistica uniche al mondo.

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Lo ha capito bene Toscana Promozione Turistica l’agenzia regionale che lavora al fianco dei territori per la costruzione e la promozione delle destinazioni e dei prodotti turistici locali, che in collaborazione con il Comune di Grosseto ha varato un programma di attività in bicicletta, fra entroterra e costa, denominate Tuscany Cicling Season.

Ogni tappa è un’esperienza nell’esperienza. Noi l’abbiamo fatta, accompagnati da Silvia Livoni, consulente che ha curato progetti di promozione territoriale e cicloturistica in Toscana e da alcuni rappresentanti della Fiab Grosseto Ciclabile Association.

Eccole, una ad una, articolate su tre giorni.

Primo Giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

 

 

 

 

Germana Cabrelle: Germana Cabrelle, giornalista professionista collabora con il quotidiano Il Gazzettino dal 1982 e con riviste cartacee e online a tiratura nazionale: Viaggi del Gusto, Economy, AD, Vanity Fair, Dentro Casa scrivendo di turismo e destinazioni, life style, food&wine, interior design. Esperta del settore alberghiero, segue la collezione dei Luxury Bike Hotels