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Non avete mai sentito parlare della Val Mivola? Ebbene il motivo c’è. La Val Mivola è un nuovo progetto turistico in provincia di Ancona che nasce con l’obiettivo di far scoprire la Marche, in questo lembo di terra incuneato tra le valli dei fiumi Misa e Nevola. E’ un’unica proposta di vacanza ma i comuni che ne fanno parte sono nove: Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra De’ Conti, Trecastelli.
Le vallate fertili
Non serve dirlo, l’incontro di due fiumi non può che generare nuova vita e fertili vallate che passano dalla montagna al mare attraverso borghi millenari, natura rigogliosa ma anche una costa sabbiosa.
Il fiume Misa nasce ad Arcevia e attraversa per 45 km nell’entroterra fino a sfociare a Senigallia nel mare Adriatico. Nel suo cammino si congiunge con un affluente più piccolo, il fiume Nevola che si forma fra Castelleone di Suasa e Barbara. Questa ideale unione delle valli del Misa e Nevola è diventato oggi un nuovo soggetto turistico, la Val Mivola, che mette in network ciò che da tempo la natura ha voluto far convivere e dialogare.
Borghi e castelli
All’interno della Val Mivola tutta la pluralità delle Marche, dagli Appennini che in poco più di 40 km vanno a baciare dolcemente il mare, al museo diffuso e parco naturale con la presenza di tesori d’arte, tradizioni e sapori antichi. E ovunque borghi e castelli.
Incastonata tra gli appennini c’è Arcevia, l’antica Rocca Contrada, dove ammirare la Collegiata di San Medardo, passeggiare nel giardino botanico e i nove castelli che la circondano, antichi villaggi fortificati tutti da scoprire: Castello di Caudino, Palazzo con la chiesa dei Santi Settimio e Stefano, San Pietro in Musio, Nidastore, Loretello, Montale, Piticchio, Castiglioni, Avacelli. Scendendo a valle si incontra Serra de’ Conti, il cui centro storico ha una particolare conformazione che digrada con linee parallele di vicoli e vicoletti lungo il versante della collina. E poi Barbara con il suo Castello con un mastio sopraelevato chiamato “Il Torrione”, che fu conteso tra Guelfi e Ghibellini e fu teatro di due vittoriose azioni difensive una nel 1461 da parte delle truppe d’assedio di Sigismondo Malatesta e l’altra nel 1517 da Francesco Maria Della Rovere. Poi si trova Ostra con la sua cinta muraria lunga più di 1 km e la sua torre civica con i suoi 33 metri di altezza e Ostra Vetere in cui si può ammirare la cupola e il campanile di Santa Maria di Piazza, gioiello del neogotico. C’è anche Corinaldo, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue imponenti mura quattrocentesche e nel cuore del centro storico la “Piaggia”, la scalinata di cento gradini con al centro il “Pozzo della Polenta”, protagonista della leggenda che sta alla base della annuale rievocazione storica. E Trecastelli con Monterado, il cui castello sorge sulle fondamenta di un’antica pieve dei monaci avellaniti dell’anno mille e Ripe con il suo nucleo castellano all’interno del borgo fortificato. Ed infine Senigallia con la sua Rocca Roveresca voluta da Giovanni della Rovere, genero di Federico III da Montefeltro, duca di Urbino. Monumento contemporaneo, è la Rotonda a Mare, una delle due presenti in Italia, oggi centro polifunzionale per l’arte, la musica e lo spettacolo da cui si diramano 13 km di sabbia finissima, chiamata spiaggia di velluto, e che rappresenta anche una delle location del Summer Jumboree, il Festival Internazionale di Musica e Cultura dell’America anni ’40 e ’50, il più grande in Europa e secondo al mondo.
Da pedalare
Questi territori sono adatti agli amanti della bicicletta, ad esempio partendo da Senigallia c’è “PercorriMisa”, una passeggiata naturalistica di 13 km da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo lungo il fiume Misa da Senigallia a Casine di Ostra. Si può provare il percorso ad anello Ostra-Vaccarile di 15 km, che presenta vari aspetti di interesse non solo naturalistico, ma anche storico/culturale con il Castello di Vaccarile, le rovine di Ostra antica e le chiesette rurali e legato alle tipicità locali.
Connesso al vino è l’anello delle colline del Verdicchio di circa 30 km, da percorrere in bici, toccando anche il castello di Serra de’ Conti con la sua porta della Croce ed il monastero di S.M. Maddalena, il Castello di Castiglioni con la chiesa di Sant’Agata e quella di Madonna del Piano.
Un altro percorso ad anello è quello della Querciabella, che da Senigallia attraversa il fiume Misa nella località Brugnetto, attraversa i territori di Trecastelli per arrivare a Corinaldo nell’area archeologica attigua alla Chiesa di Santa Maria di Portuno, per poi tornare a Senigallia.
Arcevia e i suoi castelli sono al centro del percorso Rnc 2, incastonato nel verde dei boschi, di difficoltà medio-alta per le numerose salite, anche se brevi e con modesta pendenza, su strade quasi prive di traffico.
I sapori locali
In questo territorio fertile cresce il vitigno autoctono a bacca bianca Verdicchio dei Castelli di Jesi da cui si ricava il vino omonimo, e il Lacrima di Morro d’Alba, vino rosso tipico DOC. Nella zona di Serra de’ Conti, da una varietà di ciliegie acide, prodotte dal visciolo a cui viene aggiunto il mosto, viene prodotto il Vino di visciola, esclusivamente da dolce.
Altre coltivazioni autoctone sono la cipolla di Suasa coltivata nell’area di Castelleone, la cicerchia di Serra de’ Conti, legume oggi diventato presidio slow food coltivata con tecniche a basso impatto ambientale e, sempre dallo stesso territorio, il fagiolo solfino, riscoperto e reintrodotto da poco tempo, dalla buccia finissima e dal sapore delicato. Infine, il mais ottofile di Roccacontrada, prodotto nella zona di Arcevia, dal colore rosso e dall’aroma intenso permette la preparazione di una polenta di grandi qualità organolettiche.
Le ricette tipiche sono tante, ad esempio a Senigallia vi consigliamo di assaggiare il Brodetto alla senigalliese, la vera ricetta dei “portolotti” con l’utilizzo di 13 diversi tipi di pesce lentamente cucinati con soffritto di cipolla, pomodoro ed aceto; la salsiccia matta, salume con carni miste bovine e suine affumicato a mano, per insaporire il brodo soprattutto nel periodo natalizio. Da un maiale autoctono chiamato “suino di Frattula”, tipico dei territori di Senigallia, Monterado, Corinaldo, Ripe, si ricava l’omonimo salame delle Terre di Frattula. E il lonzino di fico, il cui nome deriva dalla forma simile alla lonza del maiale, ma è un dolce dalle origini antichissime in cui i fichi secchi sono amalgamati con altri ingredienti, tra cui la sapa, il mosto d’uva prodotto a Serra de’ Conti.
Altre notizie al link www.valmivola.com on line da fine marzo.