Avete voglia di percorrere un pò di chilometri, una quarantina ad andare, per provare a vedere a che punto è la vostra “preparazione”, o volete semplicemente fare una gita in famiglia a e gustarvi un po’ di relax senza problemi di traffico e tornare in treno? In entrambi i casi potete percorrere la ciclabile che parte dalla Darsena di Milano e giunge fino a Pavia, dove il Naviglio ritorna nel fiume Ticino, dopo esserne uscito placidamente circa 100 km prima alla diga di Pamperduto, vicino a Sesto Calende.
La prima parte del percorso, fino alla deviazione di Badile è identica al percorso ad anello “Darsena Badile Gaggiano Darsena” che Vi abbiamo descritto nell’articolo al link. Qui vi racconteremo da li in avanti.
Appena superato Badile, la ciclabile si sposta sull’altro lato del naviglio e corre tra la statale dei giovi e il percorso dell’acqua, ma non vi sembrerà di essere a pochi metri da una delle arterie più trafficate della provincia di Milano. Nascosta dagli alberi, la ciclabile vi permetterà di guardarvi intorno e di apprezzare la laboriosità degli agricoltori, sempre intenti a curare i campi e magari avrete la fortuna di incrociare qualche lepre, o più facilmente le nutrie che qui hanno trovato il loro habitat ideale.
Appena prima di arrivare a Binasco, vi sembrerà che la ciclabile finisca sulla statale, ma voi non fatevi confondere e anziché girare a sinistra, state sulla vostra destra e proseguite utilizzando i due sottopassaggi che vi permetteranno di evitare lo svincolo e il pericoloso attraversamento della statale. Sbucati dal secondo sottopassaggio, troverete un tratto di un paio di chilometri, in sterrato, molto compatto, ma comunque non adattissimo alle gomme delle biciclette da corsa.
Anche qui lo sguardo a sinistra, corre lungo le distese di campi coltivati e cascine che costellano la campagna lombarda, mentre alla vostra destra avrete il lento fluire del naviglio, che ogni tanto viene interrotto da una delle chiuse che venivano utilizzate per regolare la navigazione. Dovrete superare alcuni attraversamenti di strade di campagna, poco trafficate, ma fate ugualmente molta attenzione. Spesso lungo questo tratto troverete pescatori intenti a curare i loro galleggianti, runner o pattinatori, ma la sede stradale è larga e ci si sta tutti.
Dopo circa 30 km dalla partenza, noterete che il naviglio creerà una piccola invaso, alla vostra destra vedrete un grande palazzo di mattoni rossi e alla vostra sinistra dovrete fare attenzione a non perdere la deviazione per la Certosa di Pavia, il cui vero nome è Certosa delle Grazie, dichiarata monumento nazionale nel 1866 e visitata annualmente da circa 300.000 visitatori.
Appena attraversato il ponticello, vi appare da lontano la facciata in stile bramantesco della Certosa, ancora nascosta dagli alberi, ma via via che ci si avvicina, vi apparirà più chiara la maestosità di quest’opera voluta da Gian Galeazzo Visconti nel 1396.
La Certosa di Pavia
Si narra che la Certosa fu costruita per tener fede ad un voto fatto dalla seconda moglie di Galeazzo, Caterina, che avrebbe promesso di costruire una certosa in caso di morte durante il parto. E’ probabile che Gian Galeazzo, uomo di grande ambizione e non certo di un cuore tenero, fece costruire la certosa per consolidare la sua influenza e passare così alla storia.
La maestosità dell’opera iniziata dai Visconti, ma continuata anche dai suoi successori, gli Sforza è evidente anche nelle dimensioni: il cortile d’ingresso è lungo 110 metri e largo 46, mentre il chiostro grande misura 125 metri ed è largo 100, praticamente, per fare un raffronto attuale come un campo da calcio …
All’interno della certosa sono conservate opere del Bergognone, del Perugino, del Guercino , del Foppa, del Mantegazza solo per citarne qualcuno. Nella chiesa sono conservate anche le spoglie del fondatore Gian Galeazzo, mentre quelle di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este, malgrado sia presente il monumento funerario, sono il primo in Francia a Tarascona e la seconda in Santa Maria delle Grazie a Milano.
Dopo la visita alla Certosa, e prima di ripartire, magari concedetevi un assaggio di qualche specialità enogastronomica, come il salame o esagerando, il risotto alla certosina, in una delle bancarelle o in qualche ristorante che sicuramente troverete nelle vicinanze …
Una volta ritornati sulla ciclabile ci dividono solo 5 km dalle prime case di Pavia e tre in più per arrivare al termine del percorso del Naviglio. La ciclabile corre sempre lungo l’argine sinistro fino ad arrivare ad alcuni sottopassaggi che ci portano prima a superare lo stadio di calcio e accanto ad esso il centro nazionale di tiro a volo.
Negli ultimi metri le acque del Naviglio precipitano con tre chiuse una dietro l’altra al livello del Ticino fino a riconquistare la “libertà”, dopo i 100 km a cui l’ingegno di Leonardo le ha costrette e che nei secoli le ha viste contribuire in maniera decisiva alla creazione di Milano e che ora servono a rendere la capitale economica d’Italia, affascinante e piena di vita lungo le vie che si affacciano su queste acque …
Dal punto dove il naviglio confluisce nel Ticino, possiamo ammirare in lontananza il famoso ponte coperto di Pavia, voluto da Giovanni da Ferrara e da Jacopo da Gozzo nel 1300.
Per il rientro, se siete venuti con l’idea di mettervi alla prova, potete girare la bicicletta e rientrare per la stessa strada e arrivati a Milano avrete percorso all’incirca 80 km, altrimenti non vi resta che andare alla stazione e prendere il primo treno, felici di aver “assaporato” un pò di quella campagna, di quella storia, che a volte chiusi nei nostri uffici, o sempre distratti dalla fretta, dimentichiamo, ma che ci circonda e che se vista con un andamento lento come in bicicletta, torna prepotente a riempirci di sensazioni che in fondo non abbiamo mai scordato …