Tra vigne e castelli della Vallagarina in Trentino

Storia, arte e cultura nella terra del Marzemino

Il primo tratto della Valle dell’Adige che dalla pianura veneta s’inoltra in Trentino prende il nome di Vallagarina. Terra di vigneti e di castelli, di città storiche e di borghi antichi, nasconde all’ombra delle montagne che la fiancheggiano tesori d’arte e panorami spettacolari, che meritano d’essere scoperti con calma ed attenzione. La valle è percorsa in tutta la sua lunghezza dalla ciclabile “Adige”, chiamata anche via Claudia Augusta perché ricalca la strada che le legioni romane percorrevano fino al Danubio.

Quale mezzo migliore della bicicletta per immergersi nel verde di questa parte del Trentino che guarda a mezzogiorno? Partiamo, dunque, in una soleggiata mattina di inizio estate, da Rovereto, capoluogo della valle, che merita una sosta prolungata: il MART, uno dei musei d’arte moderna e contemporanea più conosciuti in Europa, la Casa d’Arte Futurista Depero, la Campana dei Caduti, il Museo della Guerra sono delle perle d’arte e di storia che ci riserviamo di visitare a fine tour.

Con Flavio, Giancarlo, Michele, Roberto e Chiara imbocchiamo dunque la ciclabile che costeggia il Leno, fino alla confluenza con l’Adige, e ci dirigiamo decisamente verso sud. Nostra meta è il Castello di Sabbionara d’Avio. In questo tratto la pista ciclabile corre parallela al fiume ed è un piacere pedalare in sicurezza, godendo della fresca brezza che ne accarezza le rive. Dal centro della valle si ammirano le cime dello Zugna, di Passo Buole, delle Piccole Dolomiti e, sulla sponda opposta, del Monte Baldo, “giardino d’Italia”.

Più in basso, la “ruina dantesca” ha tracciato un profondo solco nella montagna sulle cui lastre di roccia affiorano centinaia di orme fossili dei dinosauri, che qui vi passeggiavano in pieno giurassico. Lungo il tragitto incontriamo moltitudini di cicloturisti che pedalano da soli, in coppia, in gruppo, le bici cariche dei caratteristici borsoni, da cui spesso spunta la bandierina della rispettiva nazionalità. Da tutti e per tutti un sorriso o una scampanellata per saluto: è un popolo in viaggio cui ci accomuna la passione per le due ruote.

L’orografia larga e piatta della valle, dai fianchi scoscesi, ne denuncia l’origine glaciale. Le ruote scorrono quasi per inerzia sull’asfalto, mentre passiamo accanto a Mori, Marco, Serravalle, Chizzola. In corrispondenza dei paesi si aprono squarci panoramici che ci chiamano a soste frequenti per delle imperdibili photo opportunity, come quella del santuario di San Valentino, la cui bianca mole improvvisamente ci appare quasi sospesa in alto, fra la macchia dei boschi che si arrampicano ripidi sulla montagna, fino a Passo Buole. Poco oltre, Ala, la città di velluto, si presenta raccolta a ventaglio ai piedi della chiesa dell’Assunta. Vie e piazze che vi si dipartono delimitano i confini di uno dei più spettacolari centri storici barocchi della provincia.

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Ma è già mezzogiorno e la fame comincia a farsi sentire. Proprio mentre siamo vicini alla meta ci imbattiamo nel bicicgrill “Ruotalibera”, un’elegante struttura di ristoro proprio sulla ciclabile, a Sabbionara d’Avio. Irene ci accoglie con un delizioso antipasto di carpaccio di “carne salada” con rucola e grana, cui fa seguire un farro con dadolata di verdure ( piatto energetico ma leggero) ed un delizioso dessert della casa. Da qui la vista è favolosa ed il castello ci appare in tutta la sua maestosità di fortezza inespugnabile.

Per guadagnarci la méta ci inerpichiamo quindi, un po’ a pedali ed un po’ a piedi, lungo gli acciottolati viottoli che salgono alla prima cerchia muraria. Il castello, già appartenente ai Castelbarco che ne ampliarono il nucleo originario risalente a poco dopo l’anno 1000, è oggi patrimonio del FAI che, dopo un accurato restauro, lo ha aperto al pubblico. All’ingresso ci accoglie Marco, che ci guida attraverso mura merlate, casematte, acquartieramenti di guardie, il palazzo baronale ed il possente mastio.

 

Le pareti interne sono affrescate di splendidi dipinti di scuola veronese, che rappresentano scene di vita cortese, di caccia e di battaglie. Ci immergiamo completamente nella magica atmosfera medievale del maniero e mentre ne percorriamo sale e corridoi ci immaginiamo di imbatterci ovunque in guerrieri, vassalli, dame, musici e giullari di corte. Al termine di questo viaggio nel tempo ci accorgiamo che è quasi sera. E’ tempo di tornare. Inforchiamo i nostri destrieri a due ruote e risaliamo la Vallagarina, ammirando il giardino di pergole solcato dall’Adige. Siamo nelle zone dell’Enantio e del Marzemino, pregiati rossi autoctoni che non vediamo l’ora di degustare nella meritata cena che ci aspetta all’Osteria del Pettirosso.

Bruno Sottoriva

redazione viagginbici: