Eroine su due ruote: il coraggio di cambiare delle giovani cicliste afghane

L’Afghanistan’s women national cycling team

Zhala Sarmast, Malika e Maryam Yousufi sono tre giovani promesse dell’Afghanistan’s Women’s National Cycling team. Piccole donne – sono più di 40 – che crescono a Kabul con il sogno del tour de France. Contro tutti quelli che le vorrebbero nascoste dietro un burqa.

Quattro volte a settimana mettono il casco sopra il velo e si allenano per sei ore, macinando chilometri sulle bici. Ad allenarle è il presidente dell’Afghan Cycling Federation, Sadiq Sadiqi, che insieme alle sue ragazze vuole divulgare la cultura ciclistica in tutto il Paese.

 

Zhala,16 anni, è la più giovane, ma anche la più sicura di sé. Su Skype esordisce con un ottimo inglese. Non aspetta neppure le domande per partire in volata: «Fare ciclismo per le ragazze in Afghanistan oggi è un grosso problema. La popolazione non è molto istruita e per questo ci infastidiscono. Stiamo cercando di cambiare le cose». Da due anni si è unita alla squadra nazionale femminile. E per questa esperienza, dal primo giorno, ha una sola parola:«Awesome!». Meravigliosa. A casa ha la sua bicicletta. «Non mi sento libera di usarla ovunque perché la gente mi disturba. Per questo per allenarci ci spostiamo». «Devo ammettere che mi sento discriminata quando vado in bici». Perché? «Perché sono una donna». Ma la forza della squadra, una famiglia «supercool» e lo spirito di competizione superano i pregiudizi.

Oltre ad amare la bicicletta e a lottare per poterla usare, Zhala non ha niente di diverso dalle sue coetanee occidentali. Le stesse passioni, gli stessi sogni che coltiva ogni ragazza di 16 anni. Suona la chitarra, sogna di studiare medicina. Solo che per raggiungere i suoi obiettivi già sa che si trasferirà altrove: «Mentre mia sorella ha scelto gli Stati Uniti e studia ad Harvard, il mio piano è di trasferirmi in Germania, uno dei miei Paesi preferiti, per l’università. Amo il mio Paese nonostante tutto, e sono certa al 100 per cento che tornerò qui».

È il turno di Maryam, 18 anni. Un vulcano di energia nascosto da grandi occhiali e modi timidi. Lei sta per diplomarsi, ha un programma radiofonico, suona il violino e da grande vuole diventare una giornalista di talento. «Amo il ciclismo e mi sento molto fortunata a praticare questo sport e a poter viaggiare nel mio Paese. Ci sentiamo delle eroine qui. Vogliamo dimostrare che le cose apparentemente impossibili si possono fare … like heroes» – sorride – «Quando sono in bici mi sento coraggiosa e libera».

 

Poi arriva Malika, 17 anni. L’inglese non lo conosce e ha imparato ad andare in bicicletta nel National Cycling team appena un anno fa. A farle da interprete la compagna di squadra Zhala. Tra loro la sintonia delle amiche che condividono non solo la fatica degli allenamenti, ma si capiscono con uno sguardo. «Se avrò una figlia spero possa diventare una ciclista professionista. – racconta -. Del ciclismo amo tanto la velocità quanto le scalate». Un punto a suo favore per il suo sogno nel cassetto: essere la prima afghana a competere al Tour de France. Ma se dovesse scegliere fra la gloria del più noto giro francese e fare ciclismo liberamente in Afghanistan? Malika ne è certa: «La libertà di pedalare nel mio Paese vale più di una competizione».

silvia ricciardi: