Cosa troverai in questo articolo:
Quest’anno ho avuto la fortuna di partecipare alla seconda edizione del Giro E, un evento che porta sulle tappe del Giro d’Italia i cosiddetti “amatori” con biciclette da corsa a pedalata assistita (da cui la “E”). Il gioco è questo: si partecipa a squadre, si parte da posti diversi dal Giro e, con un percorso ovviamente più corto di quello ufficiale, si arriva sullo stesso identico traguardo dei Pro, con abbastanza anticipo da essersi già ripresi, e riuscire a godersi il loro passaggio a pochi metri. Teoricamente tutto il tempo che si passa in bici non è una vera competizione, mentre la classifica è fatta da quattro momenti cruciali: la volata dei Capitani, la prova dei Vice Capitani e due prove di regolarità (in cui si deve rispettare una media prestabilita) che coinvolgono tutti i partecipanti. La verità però è che per gli amatori meno performanti come me (diciamolo, le schiappe), anche stare al passo con il gruppo è a tutti gli effetti una prova impegnativa. E bellissima.
Come sono fatte le squadre
Molto interessanti le squadre, perché ognuna è formata in modo da rappresentare il proprio brand e la sua mission istituzionale. Per esempio, la squadra Mediolanum cambia completamente ad ogni tappa, perché l’esperienza la fanno i loro investitori locali, mentre il CDI che vuole diffondere uno stile di vita sano come la mobilità in bicicletta tra i malati di patologie croniche, fa partecipare anche diabetici, ipertesi, cardiopatici, e così via. E poi c’è la mia, Enit che è la più bella, la più brava, la più forte (Forza Enit!). A parte il tifo e il team-spirit, Enit, Agenzia Nazionale del Turismo, ha costituzionalmente lo stesso obbiettivo del Giro E: far conoscere un’Italia ancora da scoprire al turismo, e auspicabilmente a quello più sostenibile e consapevole, come il cicloturismo. Per questo il Team ENIT è composto interamente da giornalisti, blogger, influencer e Tour Operator provenienti da tutto il mondo, proprio per ottenere “l’effetto volano”: un racconto multilingue e multimedia della loro esperienza in sella a una bicicletta, non solo cicloturistica, ma anche paesaggistica, architettonica, eno-gastronomica e artistica, che diffonda in tutto il mondo un’immagine inedita e attraente della nostra bella Italia.
Un’esperienza così bisogna viverla
Ma in realtà il Giro E è molto di più. È qualcosa che non si può raccontare veramente a chi non c’era. E che resterà per sempre nel mio cuore, come, sono sicura, nel cuore di tutti quelli che l’hanno vissuto. Il Giro E è lo spirito di appartenenza, che si comincia a vivere ancor prima di aver conosciuto i propri compagni. È l’adrenalina di un viaggiare costante, che non conosce soste, solo cambio di mezzi: si scende dalla bicicletta e si sale su un van, un’auto, un pulmino. Una vita nomade che riempie tutte le ore senza fermarsi mai, come un pendolo. O una ruota di bicicletta. È un uscire di colpo dalla propria zona confort e scoprire che è la cosa migliore che possiamo fare per noi stessi. Un circolo virtuoso che cancella tutti gli automatismi accumulati negli anni e le vecchie abitudini della nostra vita, annulla le menate, eliminagli acciacchi. Via, come un bagaglio dimenticato alla partenza. Il Giro E è l’Italia scoperta da un punto di vista unico e privilegiato: il sellino della bicicletta, con il giusto passo per godersela tutta, quello dei pedali, né troppo veloce, come i mezzi a motore, né troppo lento, come a piedi. Sono le sveglie mattutine, sempre prestissimo, che non pesano, per via delle albe sempre diverse e i tramonti, che più belli di così non credevi fosse possibile, e ogni giorno invece ti devi ricredere. Sono i pini al mare e l’aria salmastra a 3.000 metri, in questo mondo capovolto che in Sicilia ti mostra il lato aspro e altissimo dei monti e su al Nord, laghi che sembrano marine e baie che sembrano laghi. Sono i profumi, che disegnano l’Italia quasi quanto i rilievi e le coste, e i colori, che a volte sono così intensi da sembrare finti. Sono i sapori, che accolgono la carovana come dialetti, che te li senti rotolare sul palato, ogni volta diversi, sconosciuti a volte ma facili da comprendere e apprezzare. Che anche solo da quello – cozze in Puglia e ‘nduja in Calabria – puoi capire dove ti trovi. È l’emozione di provare una vita da Pro, di pedalare con ciclisti famosi come il nostro Capitano Max Lelli che dopo vittorie importanti, un quarto e un terzo al Giro e 14 Tour de France al suo attivo, pedala con te e ti parla, proprio a te! Sono i compagni di squadra, che in quel momento sono i tuoi migliori amici, con cui dividi tutto: pedalare, mangiare e bere insieme, dormire durante i viaggi, la stanchezza e l’euforia della vittoria, il tornar ragazzini ballando Raffaella Carrà. Il Giro E è una collana di posti magnifici e in parte ancora sconosciuti che ti si sgrana davanti man mano che si avanza: Caltanissetta, Agrigento, e la Valle dei Templi ancora più emozionante attraversata in bici. Scalare l’Etna e sentirsi fortissimi, o il monte Scuro e pensare di non farcela, è la bellezza di Montalbano Ionico che domina un paesaggio lunare, e poi Matera nella luce del Tramonto. E ancora la Puglia, quella bellissima e famosa, o angoli ancora quasi vergini al turismo ma altrettanto belli e ricchi di storia.
Il Giro E, che non finisce anche se si ferma
E poi a un certo punto il Giro E ha smesso di girare. La sicurezza, la prudenza e il senso di responsabilità hanno prevalso come è giusto che sia. La carovana si è sciolta e ognuno ha ripreso la via di casa, portandosi dietro un’enorme valigia di ricordi, sensazioni, immagini, emozioni. Una valigia che per il Team Enit è anche piena di tante vittorie, simboleggiate dalle maglie di tutti colori. (Forza Enit!).
Ma il Giro E non finisce qui. Resterà vivo negli occhi di tutti quelli che l’hanno vissuto in prima persona e nei loro ricordi. Ma anche in chi leggerà, ascolterà, guarderà la loro esperienza. In ogni parte del mondo, ci sarà qualcuno che grazie alle loro testimonianze comincerà a sognare una vacanza in bici, in quell’Italia che tutti noi, di ogni parte del mondo, in questo Giro abbiamo imparato ad amare in sella alle nostre De Rosa da corsa a pedalata assistita. E così il Giro E, continuerà per sempre, nelle gambe di chiunque pedalerà alla scoperta di un’Italia dalle destinazioni insolite, nascoste, poco battute, con opere d’arte da scoprire, piatti nuovi da assaggiare, e quel tramonto, quella luce, quel profumo che li conquisterà per sempre. E anch’essi a loro volta ne saranno spontanei testimonial e così via. Perché il Giro E è semplicemente l’Italia intera in tutta la sua bellezza e diversità.
Io comunque, per portarmi avanti, comincio ad allenarmi per il Giro E 2021. Forza Enit!