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L’Abruzzo è così, non sai mai cosa aspettarti: un momento sei al mare, l’aria mite e dolce di sale, il bellissimo paesaggio marino tradizionale, in cui la cosa più esotica sono i trabocchi, e l’attimo dopo ti trovi su una salita così ripida che anche a piedi ti fanno male le caviglie. E improvvisamente sei in montagna e vedi cime immense e senti profumo di pino, nell’aria frizzante che punge la faccia.
Boschi e terre selvagge senza tracce di presenza umana, che invece sotto sotto nascondono tesori di un passato così remoto che solo loro ne conservano memoria, siti archeologici, monumenti medievali e vestigia della grande guerra si intrecciano e si alternano nel sorprenderti. Ma loro, gli abruzzesi restano umili. E questa gente, schiva e un po’ brusca anche nella parlata, nasconde un cuore più grande della Maiella e la loro ospitalità non conosce confini.
Sapori forti e schietti, quelli della roba buona fatta in casa sono frutto di saperi antichi e propagano eccellenze raffinatissime nell’enogastronomia di tutto il mondo.
Quindi, se decidete di fare una vacanza in bicicletta in Abruzzo – e noi ve lo consigliamo vivamente – siate pronti a farvi sorprendere, allenatevi, vestitevi “a cipolla” e i giorni prima mangiate leggero.
600 chilometri di percorsi mappati e segnalati
La bella notizia è che negli ultimi tempi l’Abruzzo si è dato molto da fare per sviluppare una rete cicloturistica, prima sul mare e poi pian piano verso l’entroterra, creando percorsi diversi, tutti mappati e segnalati, facili quindi da seguire anche senza guida. E il Gal Maiella Verde e la Provincia di Chieti hanno fatto un gran lavoro e adesso vantano più di 600 chilometri di percorsi ciclabili con cartelli e totem. E intorno un mondo da visitare, da degustare, da amare, pronto ad accogliervi e a coccolarvi.
Noi siamo stati a provare alcuni tratti di questa rete a partire dalla costa sulla “via verde della Costa dei Trabocchi”, dove è molto difficile trovare un dislivello più che minimo. L’aria è mite e il sole riscalda. Pedaliamo piano e senza fatica, godendoci l’ultima giornata di quiete, perché da domani la musica, cambia.
Durante i primi due giorni abbiamo percorso la gran parte di uno di questi anelli, la Linea Gustav, che da linea difensiva tedesca successivamente espugnata dagli alleati è divenuta un luogo di pace per gli amanti della natura e del territorio, che desiderano scoprirlo a piedi o in bici.
Giorno uno: si scaldano le gambe
Siamo andati dal nostro resort, il Miramare Village, fino a Vasto, con una puntata alla spettacolare Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci e un momento emozionante allo scenografico Cimitero Militare Britannico di Torino di Sangro, che al tramonto, tocca il cuore; e abbiamo finito poi in bellezza con un’ottima cena di pesce.
Giorno due: si va nell’entroterra
Il giorno dopo abbiamo cominciato a fare sul serio, infatti da queste parti le salite non scherzano. L’entroterra abruzzese si concede solo a chi sa conquistarlo, con allenamento delle gambe e tenacia nella testa. E, anche con l’aiuto di biciclette a pedalata assistita, bisogna mettere conto un po’ di fatica; utile questa anche a far venire appetito, perché gli abruzzesi, neanche sul cibo scherzano.
E così pedaliamo nel comprensorio dei Monti Frentani su pendenze non proibitive ma decise e costanti, mentre la vegetazione cambia e pian piano diventa montana e si dirada, e le strade si fanno “zitte” e pur non essendo ciclabili, siamo in una quasi totale assenza di traffico.
Ma sempre in salita. La prima tappa con visita la facciamo al Castello di Palmoli, che viene realizzato in epoche diverse che vanno dal 1400 al 1800, ma con stili coerenti, e attualmente contiene il municipio e un museo.
La nostra salita poi riprende senza soluzione di continuità, così che arriviamo a Carunchio affamati al punto giusto per fare onore al pranzo luculliano che la Genuina – un ristorante – laboratorio di salumi tra cui spicca il fiore all’occhiello di queste parti, la ventricina – ha preparato per noi.
Salutiamo le bici, e visitiamo a piedi il paese alto di Carunchio, arrampicandoci su per i vicoli ripidi e stretti per poi restare senza fiato davanti alla vista immensa e bellissima e il suggestivo castello medievale di Roccascalegna.
Giorno tre: ormai siamo immersi nell’Appennino più puro
La notte la passiamo a Torricella Peligna, e ci vuole la luce dell’alba e l’aria frizzante del mattino dopo per farci capire che ormai siamo decisamente in montagna. Siamo vicino al mare del giorno prima eppure sembra di essere anni luce lontano. Davanti a noi si staglia maestosa la Maiella, e sembra scortarci nel nostro percorso che intanto, continua a salire.
La prima sosta è vicina, il Sito Archeologico di Iuvanum, un mondo passato che esce allo scoperto sotto forma di tesori emozionanti, che lo diventano ancora di più arrivandoci a pedali. La bicicletta infatti ci fa sentire parte del territorio che visitiamo.
Il nostro giro prosegue, e la Maiella non ci perde mai d’occhio. La tappa successiva è Pizzoferrato, un delizioso paese così arroccato in cima a un pizzo, appunto, che sembra voler toccare il cielo, e guardarsi intorno è un po’ come volare.
Un pranzo robusto vicino al lago di Bomba a Villa Santa Maria, ci rimette al mondo. Va ripetuto che pedalare qui non è una passeggiata; occorrono gambe, cuore, testa e cibo che qui non manca mai, generoso e corroborante.
E dopo tanta natura, diamo spazio alla cultura: una visita guidata a Lanciano ci riserva la sorpresa di una città “sovrapposta”. Una città più antica dell’altra è infatti sotterranea, con sorprendenti strapiombi e stratificazioni.
Giorno quattro: il gioco si fa duro
La seconda serata la passiamo a Guardiagrele in un delizioso BnB, Grelios, dormiamo in camere bellissime, più simili a veri appartamenti che a stanze, e mangiamo nell’ottima Macelleria di Romantino e l’indomani affrontiamo come ultimo giorno un percorso breve ma molto impegnativo sia come dislivello che come tratti tecnici. La giornata è perfetta, un sole splendente nell’aria limpida e tersa e percorriamo con le nostre mountain bike sentieri abbastanza difficili, con salite dritte in piedi come pareti, guadiamo ruscelli e, a parte la chicca di Crecchio, con la sua rocca e la sua storia importante, restiamo per qualche ora immersi in una natura selvaggia e incontaminata. La fatica è tanta, ma ha l’esaltante sapore dell’avventura.
E anche l’ultimo pasto ci ricompensa di tutto.
Il cibo, lasciata la costa, è prevalentemente di terra: pallotte cacio e ova, agnello, pasta fatta in casa, al ragù o ai funghi, e a pioggia, salumi di tutti i tipi, ma sopra ogni altro, la ventricina, che anche se è onnipresente, non riesce a stancarci.
Alla fine è straniante tornare nella “civiltà urbanizzata” e in quei posti lontani da tutto, così incontaminati e veri, ci sembra di aver passato molto di più di questi tre giorni.
E non siamo nemmeno ripartiti che la voglia di tornare in altre stagioni magari, per vedere questa terra d’Abruzzo forte e gentile con altre luci e altri colori è già prepotente, e ci ripromettiamo di farlo presto.
Info Utili
Periodi consigliati: da marzo a dicembre
Percorsi: https://www.komoot.com/it-it/tour/1050554278?ref=wtd
https://www.komoot.com/it-it/tour/1383316017?ref=wtd
https://www.komoot.com/it-it/tour/1050553893?ref=wtd
https://www.komoot.com/it-it/tour/1225288201?ref=wtd
https://reteciclabileprovinciadichieti.it/
Biciclette : mountain bike e gravel, anche a pedalata assistita
Abbigliamento : dipende dalla stagione, ma comunque sempre a strati, meglio se tecnico
Dove dormire : B&B Grelios Guardiagrele Miramare Village, Torino sul Sangro
Dove mangiare: La Genuina, Carunchio (CH) Ristorante Le Ginestre, Villa Santa Maria, Macelleria Romantino, Guardiagrele.