Nel mondo delle ruote grasse, 7 idee per pedalare sulla neve

Se cerchi Fairbanks su Internet, le informazioni che vengono fuori ti dicono che è la seconda città più grande d’Alaska, con una popolazione di circa 30mila abitanti. Nata a inizio del 1900 con la febbre della corsa all’oro – ancora oggi si organizzano tour turistici che ne ripercorrono l’epopea – è a ridosso delle White Mountains. E lì “vicino” c’è il Magic bus della storia di Into the wild, a circa 500 chilometri (o meglio c’era, essendo stato rimosso). E poi a Fairbanks c’è un’aurora boreale da urlo. Ecco, è in questa ambientazione che ai primi degli anni ’90 del secolo scorso, Simon Rakower sperimenta le prime Fat-bike, di fatto saldando insieme più cerchi montati su una normale MTB. L’idea era quella di pedalare meglio sulla neve. Da tutt’altra parte, nel New Mexico, a 3.534 miglia di distanza e con tutt’altro clima, Ray Molina pedalava sulla sabbia. E anche lì serviva un altro tipo di bici.

Galleggiare con la bici

Quell’altro tipo di bici è diventata ufficialmente la Fat-bike. Un modello che oggi può diventare riferimento e valvola di sfogo per pedalate nella natura – ad esempio sulla neve, rincorrendo il mito della sua prima ideazione in Alaska – in giorni i cui non si sa come e quando, ad esempio, si potrà sciare. Per andare oltre la MTB, insomma.

Chiunque le abbia provate anche una sola volta, racconta di una sensazione di galleggiamento e controllo estremo, il tutto dovuto alla dimensione delle ruote e alla bassa pressione: e via dunque fra neve, sabbia, fango, terreni iper sconnessi. Ecco un viaggio nel mondo delle ruote grasse, non per forza in versione boscaiolo o cacciatore – come accade in zone fredde e impervie negli Usa – dove si sceglie la Cogburn CB4, alla quale si può montare il portapacchi posteriore, al quale agganciare anche un arco o il fucile.

La Surly, dal 2005

La prima a lanciare un modello con produzione organizzata, è stata l’americana Surly, nel 2005. Ridisegnata nel tempo la Pugsely è ancora oggi riferimento per i tour off-road. E per le fat top di gamma, per spedizioni invernali che non fanno paura, affidandosi a ottimi sistemi di bikepacking per il trasporto di tutto il necessario.

La gigantesca e la versatile

Non da meno altri celebri marchi legati alle avventure in bicicletta. Come ad esempio Salsa, con i suoi differenti modelli, fra la gigantesca Blackborow e il suo portapacchi aumentato, la versatile Mukluk e la Beargrease in carbonio, ideale per le competizioni.

Fra alluminio e carbonio

Da Trek la fat si chiama Farley. Si propone in due versioni, la 5 e la 9.6. La prima in alluminio è “un’ottima scelta per chi vuole andare in mountain bike tutto l’anno, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche” come viene presentata sul sito; la 9.6 è la “fat bike in carbonio costruita per offrire massima velocità su qualsiasi superficie”.

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Puro divertimento

Per Specialized “galleggiare sopra gli ostacoli è fantastico, tutto senza troppo compromettere l’efficienza in salita”. Il che è possibile grazie alla Fatboy con telaio in lega M4 e forcella in fibra di carbonio: “il risultato finale è puro divertimento”.

Alla scoperta del Nutrail

Per fronteggiare quanto di “ripido, roccioso, instabile o scivoloso si presenti il terreno” come dicono dal sito di riferimento, non da meno la Cube Nutrail, con il suo ottimo rapporto qualità prezzo, per un mezzo in alluminio ad alte prestazioni a triplo spessore.

Fat su misura

Anche in questo ambito si trovano soluzioni artigianali, come quelle della Protek, azienda artigianale italiana in provincia di Pescara che produce e vende online bici in carbonio.

Entry level con gusto

E anche qui ci sono molteplici proposte entry level, senza affrontare spese notevoli e senza rinunciare alla qualità. Come la proposta della Fat Machine di Mbm di Cesena.

(Grazie a Simona Flacco – Una rossa a pedali per l’immagine di copertina)

 

Alessandro Ricci: