Le due facce delle gravel bike, light e hard, ecco otto esempi

Eh già, si fa presto a dire “gravel-bike”. Oggi queste biciclette a metà strada tra una bici da corsa e una da ciclocross sono sulla bocca di tutti quelli che “masticano” di ciclismo. E sono familiari anche a chi le due ruote le pratica da poco, visto che proprio questa tipologia di mezzo così versatile e polivalente ha avvicinato al ciclismo soprattutto chi cercava una bici con cui fare quasi tutto e andare quasi dappertutto, che coprisse tutto quel “mare” di situazioni di utilizzo che in bicicletta separa i tecnicismi nei trail propri del mountain biking con le velocità e le prestazioni tipiche del ciclismo stradisti puro. Con la bicicletta si possono fare mille altre cose, sì è vero, e la “gravel” in questo senso è il mezzo perfetto.

Un genere, due sottocategorie

Proprio la rapida diffusione che negli ultimi anni ha conosciuto il fenomeno gravel ha inevitabilmente portato ad un’offerta prodotto sempre più ricca e variegata da parte dei costruttori. Oggi se vuoi comprare una “gravel” puoi trovare soluzioni di ogni tipo, perché versatile e camaleontico questo tipo di bicicletta lo è anche in merito alle possibilità di personalizzazione, di differenziazione tecnica e dimensionale offerta dai vari produttori. In effetti con le gravel puoi farci percorsi su asfalto, oppure su terreni sterrati battuti; puoi avventurarti su trail simili a quelli tipici del mountain biking “leggero” o se preferisci puoi anche montarci un paio di coperture slick e cimentarti negli stessi identici percorsi che fanno gli stradisti “puri”: proprio per assecondare questa grande varietà di situazioni l’offerta di gravel oggi disponibile sul mercato da spazio a modelli con caratteristiche assai eterogenee, tutti quanti caratterizzati da un’estrema polivalenza, è vero, ma con soluzioni tecniche che in certi casi hanno una matrice e uno “spirito” più vicino al mondo dell’asfalto, in altri (e oggi sono la maggior parte) sono più vicini alla mountain bike, ovvero che hanno un’estrazione più fuoristradistica.

È in questo senso che allora ci prendiamo la licenza di battezzare due sottocategorie del genere gravel bike: potremmo chiamare “light gravel” i modelli più vicini alla bici da corsa e “hard gravel” quelli che hanno più elementi in comune con le mountain bike.

Cosa fa la differenza? A definire più in senso “light” o “hard” una gravel sono sostanzialmente due fattori: la geometria del telaio e il tipo di componentistica montata.

Per geometria intendiamo sia le quote dimensionali che hanno i vari tubi, sia le quote angolari con cui sono inclinati lo sterzo e il tubo verticale. In questo senso le gravel con un angolo di sterzo più “aperto” (ovvero dove quest’ultimo produce un angolo più marcato rispetto alla linea di terra) sarà sicuramente più adatta per affrontare terreni in fuoristrada ad alte velocità, ma allo stesso tempo sarà più “pigra” negli scatti su terreni compatti (o asfalto) e meno adatta anche a superare situazioni fuoristradistiche molto tecniche. Il contrario vale se la gradazione dello sterzo è più “chiusa”.

Da parte sua, un tubo verticale più inclinato, favorirà una guida più stabile anche se a scapito della reattività, mentre un tubo di sterzo più o meno compatto inciderà sulla stazione più o meno eretta in sella, ancora una volta con ripercussioni sui due parametri prestazioni-comfort che sono sempre inversamente proporzionali su tutte le bici (e a modo loro anche sulle gravel bike). Quel che è certo a che, a prescindere dalla geometria che di volta in volta si trova, se una gravel nasce con un telaio geometricamente più orientato all’off road sarà di sicuro più difficile adattarla ad un utilizzo più stradistico. E viceversa.

Diverso, invece, è il discorso relativo alla componentistica: in questo senso, cambiando alcuni tipi di parti – prima di tutto coperture e forcella – è possibile cambiare la natura del mezzo in modo importante, è possibile adattare un modello a percorsi più scorrevoli oppure a tracciati più dissestati e “montagnosi” e in questo senso modificare anche in modo importante le caratteristiche native con cui sono progettate le gravel nel loro allestimento di serie. Più difficile, invece, sarà modificare le caratteristiche di guida di quel mezzo, essendo questo un parametro più direttamente correlato con la geometria del telaio, e molto meno con i componenti.

Hard gravel #1

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Cannondale Topstone Carbon Lefty, con il monostelo – Novità 2021 del marchio Usa Cannondale, la Topstone Carbon monta di serie una sospensione anteriore Lefty, con architettura monostelo ed escursione specifica per il gravel biking. Il  telaio è provvisto di un ingegnoso sistema di ammortizzazione con punto di snodo sul tubo verticale. Componenti e gommatura sono particolarmente votati al fuoristrada, anche se la configurazione geometrica del telaio (in carbonio) è mutuata dai modelli stradistici della Cannondale: questo consegna al mezzo anche un’ottima reattività, come appunto è tipico delle bici stradistiche.

Hard gravel #2

Niner MCR9 VDO, biammortizzata – Se fosse una mountain bike dovremmo chiamarla full-suspended: la MCR9 RDO è invece una una gravel full-suspended. È provvista di doppio ammortizzatore, sia sulla forcella sia sul telaio, con un’architettura elastica mutuata dalle mtb, ma declinata per le esigenze di smorzamento dei colpi meno “severi” che servono nel gravel biking. La MCR9 RDO è comunque una delle gravel più “hard” presenti oggi sul mercato. I millimetri di escursione della forcella sono 40, 50 sono quelli della sospensione posteriore. Il telaio è in carbonio.

Hard gravel #3

Bmc URS, simile a una 29er – Telaio in carbonio, coperture con sezione “generosa” da 40 mm e geometria peculiare, ereditata dalle mtb 29”; il tutto accoppiato a un manubrio drop, ovvero “a corna”: ecco la Urs, la gravel di riferimento della Bmc. Il telaio in carbonio ha un passo totale (ossia la distanza tra i due mozzi) maggiore rispetto a quel che accade su altre gravel, così da ottenere maggiore stabilità nei tratti sconnessi affrontati in velocità e maggiore predisposizione ad affrontare situazioni endurance. A rispettare i normali requisiti ergonomici di seduta ci pensa poi l’attacco manubrio, nella fattispecie con estensione ridotta rispetto al normale, proprio per compensare il passo totale maggiorato. Il telaio è in carbonio e alloggia la tecnologia proprietaria MicroTravel, con degli elastomeri incastonati sui foderi posteriori obliqui, che consentono di smorzare le vibrazioni trasmesse dal terreno.

Hard gravel #4

Salsa Fargo, in acciaio o titanio – Il marchio statunitense specializzato nelle gravel bike ha in catalogo modelli dei più eterogenei. Tra quelli più orientati al fuoristrada c’è la Fargo, con telaio in acciaio cromoly a triplo spessore e configurazione compatta, con volumi ridotti che facilitano la guida nelle situazioni tecniche. Ad assicurare la necessaria reattività c’è invece una forcella full-carbon, molto leggera.  Oltre che in acciaio la Fargo è inoltre disponibile – con la medesima configurazione geometrica compatta – anche nella versione con telaio in titanio, ancora più leggera e ancora più adatta ad assorbire le vibrazioni grazie alle caratteristiche meccaniche di questo pregiato metallo.

Light gravel #1

Canyon Grail, manubrio a doppio livello – La Grail è realizzata in carbonio super leggero, è adatta per le competizioni gravel. Le ruote di serie sono di alta qualità, con cerchi in carbonio. Particolarissimo è inoltre il manubrio, il Double Decker: ha un design unico, con due sezioni di appoggio, a garanzia di comodità ed ergonomia e possibilità di scegliere tra quattro diverse impugnature per ridurre l’affaticamento. Infine, sul retrotreno il telaio presenta la cosiddetta Flex Area, che utilizza le proprietà elastiche del carbonio per assorbire le vibrazioni generate dal terreno. La versione che vediamo è montata con una guarnitura doppia, estratta dalla serie Shimano Grx, adatta per il ciclismo adventure. Sono però disponibili anche allestimenti con guarnitura monocorona, più indicati per un gravel biking aggressivo praticato prevalentemente in fuoristrada.

Light gravel #2

Focus Paralane – Soltanto 8.3 chili, ovvero un peso da fare invidia a tante road bike: ecco la Paralane. Il telaio in carbonio leggero e confortevole ha tutte le caratteristiche che occorrono prima di tutto per l’utilizzo endurance e in seconda battuta per un ciclismo adventure: in questo senso telaio e forcella hanno una costruzione che consente di adattare il comfort in base alla taglia del telaio. Non manca la predisposizione per i parafanghi e per le borse da bikepacking. Le ruote previste di serie sono affidabili e eleggere, le Alex Rims CXD-4. La massima sezione possibile per le coperture è di 35 mm, sicuramente poco adatta ad un fuoristrada “pesante”.

Light gravel #3

Argon18 Dark Matter – Il telaio della Dark Matter ha buona parte delle caratteristiche che oggi si trovano sui telai di alta gamma destinati alle competizioni su strada: carbonio ad altissimo modulo configurato con sezioni generose dei tubi, che aumentano la rigidità. Da parte sua il carro posteriore è compatto, sempre per favorire la reattività e facilitare l’azione nelle variazione di ritmo. Queste caratteristiche, però, sono declinate su una struttura che consente di installare gomme fino alla 45 mm di sezione. Si tratta di standard fuoristradistici, esattamente come altri dettagli presenti sul telaio, ad esempio gli inserti paracolpi che preservano l’integrità della struttura dai sassi che potrebbero colpirlo nella guida “tosta” in fuoristrada.

Light gravel #4

Bianchi Impulso All Road – Ben otto le misure disponibili della Impulso, tutte quante pensate con una geometria adatta per la variazioni di ritmo e per una guida “frizzante”, a suo agio sia su asfalto che sugli sterrati compatti, dove c’è tanto da pedalare e rilanciare. La Impulso All Road utilizza un telaio in alluminio che monta di serie coperture da 35 millimetri di sezione adatte per affrontare bene sia fondi in bitume che sul fuoristrada, ma la sua forcella e il suo carro sono capaci di gomme fino alla 40 mm di sezione e qualcosa in più se si decide di montare ruote da 27.5”, che in questo modo possono orientare il mezzo più verso l’hard gravel.

Maurizio Coccia: Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Ha scritto per oltre quindici anni sulle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna". Si occupa di informazione su riviste specializzate di biciclette e portali on-line, soprattutto di tecnica e di nuovi prodotti.