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Fahrraden, Fahrraden!
La capitale tedesca è senz’altro una metropoli ideale da girare in bicicletta. Pendenze inesistenti, automobilisti rispettosi, distanze contenute, un’efficiente rete intermodale e soprattutto un sistema di corsie ciclabili capillare. La bici qui infatti è vista come un mezzo di trasporto quotidiano comune: non c’è bisogno di farne uno stile di vita come in Olanda o in Danimarca, e non è una scelta “strana”, come avviene ancora in molti Paesi come il nostro, dove c’è bisogno di attivismo e iniziative per promuoverne l’uso e colmare il ritardo che abbiamo nella mobilità sostenibile. In Germania la bici è un mezzo di spostamento, punto. Anzi, è il miglior mezzo di spostamento per conoscere la vera anima della capitale, e godersi le sue zone più o meno turistiche in tranquillità e sicurezza.
La strada è di tutti!
La natura bike-friendly di Berlino deriva infatti da scelte urbanistiche e politiche ben precise: una grande porzione di spazio è stata liberata dalle automobili, e il parcheggio privato è stato limitato o confinato in grandi complessi sotterranei o sopraelevati. Questo ha permesso di restituire alle persone intere strade, abbellite con arredi urbani e chiuse al traffico, e di ricavare dallo spazio che da noi è utilizzato per il parcheggio (o la doppia fila) una nutrita rete di bike-lane.
La tipologia di piste ciclabili berlinesi è mista: data la sua conformazione urbanistica, fatta di viali larghi e monumentali, in molti casi la bike-lane occupa una parte del marciapiede, passando alle spalle delle banchine per le fermate degli autobus. In altre, invece, è una semplice striscia in condivisione con la strada, a rimarcare il diritto della bicicletta di occupare lo spazio dei veicoli. Ai semafori sono previsti attraversamenti ciclabili e linee di arresto avanzate, misura appena introdotto nel nostro nuovo CdS.
Il centro, tra passato e futuro
Berlino è stata in buona parte ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale. A causa degli ingenti bombardamenti che la città patì, pochi sono i monumenti e gli edifici databili prima prima della metà del secolo scorso rimasti in piedi. Tra questi, a parte l’affascinante e imponente Marienkirche, la centralissima Cattedrale o la monumentale Porta di Brandeburgo, un esempio di questa frattura storica ce lo dà la Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, una chiesa commemorativa del Kaiser Guglielmo costruita a fine Ottocento e parzialmente distrutta nel 1943.
Per una scelta deliberata, la parte antica è stata fusa a una struttura moderna, quasi a conciliare passato e futuro, memoria e voglia di dimenticare. Il simbolo iconico della città è senz’altro la Television Turm, la torre della televisione al centro di Alexanderplatz. La sua forma avveniristica che lascia immagina un futuro ottimista fatto di missioni spaziali e progresso umano è visibile da ogni quartiere della città, una presenza rassicurante e straniante al tempo stesso che spunta a sorpresa a un incrocio o dietro a un palazzo, molto utile anche per orientarsi se si sceglie di perdersi pedalando a caso – attività caldamente consigliata!
Il muro e la Sprea: una città divisa ma unita
Ci sono due grandi linee che solcano il tessuto urbano di Berlino: uno è naturale e fatto d’acqua, il fiume Sprea. L’altro è un’opera umana, e porta con sé ricordi di gioie e dolori, di check point e utopie, di fantasmi fatti di guerre fredde e cortine di ferro. Stiamo ovviamente parlando del Muro, del simbolo stesso del conflitto tra Oriente e Occidente. Dal punto di vista urbanistico, entrambe queste linee sono diventati corridoi ciclabili ricchi di natura e storia. Lungo la Sprea e i suoi canali ci sono molti parchi, tra i più famosi quello intorno al Tiergarten (il celebre Zoo di Berlino), Görlitzer Park e il bel LandwehrKanal, che in autunno si tinge di rosso intenso.
Quanto al Muro, la sua linea rimasta o immaginaria, talvolta sepolta dalla nuova urbanistica postbellica, a volte tracciata con un segno sull’asfalto a perpetua memoria, è oggi un percorso storico-tematico che dipinge a tinte a volte fosche a volte nitide il recente passato, tutto da scoprire nell’estesa rete di percorsi ciclabili.
Una passeggiata per Prenzlauerberg e Friedrichshain
Ma parlare di Berlino dal punto di vista turistico è quasi superfluo. Una metropoli moderna e ricca di passato al tempo stesso, in cui si respira il fascino malinconico e solenne della Storia, ma che le nuove generazioni sono state in grado di colorare e ripensare in un’ottica più frizzante e vivace. I giri per Alexanderplatz di cui parlava Battiato li possiamo lasciare al freddo mese di febbraio: i mesi migliori per visitare Berlino in bici sono senz’altro quelli primaverili e autunnali, quando la città si veste di colori più vividi ed è piacevole alternare una pedalata tranquilla lungo i canali a un boccale di Pils nei chioschi dei suoi parchi. Usciti quindi dalle zone più turistiche, in pochi colpi di pedale ci ritroviamo nella zona Est, dove si sente intensa e presente l’eredità sovietica.
L’architettura squadrata e austera, i lampioni stessi sembrano evocare una realtà del tutto distante dal resto della città. Ed è proprio qui che i fermenti culturali giovanili si sono concentrati, tra locali, co-working e music club. Il grigiore del passato è stato decorato con street art e murales, le zone un tempo periferiche e semi-agricole sono state interessate da una rinascita. Prenzlauerberg, facente parte di un grande piano di espansione urbanistica e case-dormitorio proletarie nel tardo Ottocento, ha subìto danni molto lievi durante la guerra, preservando così molto del suo spirito originario. Caduta sotto l’influenza sovietica, in seguito alla caduta del Muro si è trasformata poi nel cuore della scena alternativa della città, assieme alla più nota Friedrichshain, che può vantare anche la celeberrima East Side Gallery, la porzione di Muro ancora intatta e costellata di murales.
L’ex aeroporto di Tempelhof
Ma la sorpresa ciclabile meno nota e più ghiotta per chi ama scoprire scenari urbani in bicicletta è senz’altro l’ex aeroporto di Tempelhof. Fu battezzato così a causa dei Templari che usavano allenarsi in quella che nel Medioevo, prima della fondazione della città, era una piazza d’arme. Fu poi inaugurato nel 1929, in piena epoca nazista, come “madre di tutti gli aeroporti”, a causa della sua enorme estensione di più di 400 ettari.
Nel 2008 l’aeroporto ha chiuso a causa dello scarso traffico, ed è stato riconvertito in un enorme parco urbano, il più grande d’Europa. Ha inoltre un percorso ciclabile di più di 6 km, per la gioia dei berlinesi, che lo hanno presto adottato come luogo di ritrovo dei weekend. Lo scenario è surreale: pedalare in un ex-aeroporto nazista, tra torri di controllo degli anni Venti e piste di atterraggio ancora segnalate, tra greggi di pecore, barbecue o hipster che pattinano spensierati, è un’esperienza tipicamente berlinese.