Valcellina in bicicletta, il Friuli Venezia Giulia che non ti aspetti

L’itinerario che vi invitiamo a fare oggi, si svolge in una valle del Friuli, all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti friulane, poco conosciuta che è ha conservato intatte le sue bellezze e che ora appare come uno scrigno che si sta aprendo e stupisce per la sua ricchezza: la Valcellina.

La Valcellina è la valle del torrente Cellina, e costituisce l’estremo lembo nordoccidentale della provincia di Pordenone, si trova nelle Prealpi Carniche, si sviluppa fra la pianura friulana e la valle del Piave e il suo nome viene esteso anche al bacino tristemente famoso del Vajont.

Il nostro giro parte dalla località Ponte Antoi dove è stato costruito uno sbarramento di delimitazione del lago Aprilis, dove si trova un piccolo parcheggio e una bella terrazza  in legno che si protende sul lago.

Prima del nostro giro in bicicletta, vi suggeriamo un piccolo diversivo in “treno”. Un treno un po’ speciale, su gomme, come quelli che troviamo nei parchi giochi.

In effetti è un parco giochi un po’ speciale che vi invitiamo a visitare, è il parco giochi del torrente … che si è divertito a creare gole, forre, marmitte dei giganti e luoghi di grande bellezza, che con il treno e un’oretta a disposizione, sono il preludio alla nostra giornata in mezzo alla natura di questa valle.

Una volta abbandonato il treno il percorso in bicicletta viene effettuato in senso orario in modo da trovarsi sempre vicino al lato della strada che si affaccia verso le sue rive. Il percorso avviene sulla cosiddetta “Strada turistica lungolago Giuseppe Malattia della Vallata” dedicata all’importante poeta locale e che si sviluppa quasi interamente accanto al lago.

Appena partiti, sulla sinistra si supera l’imbocco del sentiero del Dint, percorso escursionistico pedonale che inizia a gradoni, e che in meno di 10 minuti a piedi porta ad una terrazza panoramica, da cui si domina l’intero lago e la diga, e che ha la parte finale sospesa con una pavimentazione in vetro, con l’effetto di camminare nel vuoto, molto suggestivo!

Proseguendo leggermente salti sul lago con belle vedute sulle tonalità verdi delle sue acque, velocemente si arriva ad una stretta dove si trova un semaforo che regola il passaggio sul muro della diga. Sulla sinistra si ammira l’inizio della forra del torrente Cellina, quello che ha creato quanto abbiamo visto precedentemente in treno, mentre sulla destra si nota l’imbuto sfioratore dell’invaso. Poco oltre s’incontra l’incrocio con la strada che conduce in località Portuz, che si stacca sulla sinistra e sale le pendici del Montelonga, mentre noi rimaniamo lungo la via principale.

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La strada comincia un po’ a salire e sulla destra si oltrepassa l’attacco del Sentiero degli Alpini che si sviluppa a ridosso delle rive del lago. Se siete muniti di MTB e avete voglia di portarvela per qualche decina di gradini in spalla, il sentiero degli alpini si ricollega più avanti con il nostro giro.  La strada sale ora in maniera più decisa facendosi più panoramica, ma poco oltre inizia a scollinare e prosegue discostandosi un po’ dal lago per attraversare un tratto di bosco di faggi.

Sulla sinistra si arriva al bellissimo Rifugio Vallata, circondato da gnomi/alpini ricavati dai tronchi, che offre anche servizio di ristorazione di eccellenza che vi invitiamo a provare. Vi consigliamo di iniziare con Hugo, il cocktail a base di sambuco e prosecco, proseguire con gli gnocchi al tarassaco di montagna e montasio, continuare con la polenta di grano di Barcis e Petucia, per finire con i dolci del rifugio.

Ovviamente riprendere a pedalare dopo un pranzo del genere non è facile, ma non impossibile, e quindi proseguiamo nel percorso dove di tanto in tanto la vegetazione si apre consentendo belle vedute sull’abitato di Barcis sul lato opposto del lago. Superato un incrocio, con la stradina che sale a sinistra verso il Montelonga, si prosegue a costeggiare il lago con una vegetazione che in questo tratto si fa più rada. Dopo aver oltrepassato alcune case isolate e un tratto di discesa si arriva all’incrocio con la strada turistica che verso sinistra sale a Piancavallo.

La strada ora scende decisa, ben protetta sulla destra da un evidente guard-rail. Subito dopo aver incrociato l’uscita del Sentiero degli Alpini si arriva alla passerella che attraversa il lago portandoci in località Fontane.

La passerella è sostenuta da cavi in metallo ed è suggestivo sentire il rumore delle assi di legno che si muovono al passaggio delle ruote della bicicletta. Terminata la passerella si gira a destra e si imbocca il sentiero ciclopedonale protetto da una piacevole palizzata in legno che fiancheggia la Strada Regionale 251.

Si tratta di un percorso cicloturistico che porta il ciclista a rasentare il lago con un tratto sospeso sull’acqua. Si arriva così al cartello d’ingresso al capoluogo di Barcis dove termina la pista cicloturistica che prosegue però come itinerario promiscuo sempre sfiorando la riva del lago e quindi non mescolandosi con la viabilità ordinaria. Noi proseguiamo per qualche decina di metri all’interno, osservando verso il lago dei piccoli imbarcaderi mentre il centro dell’abitato rimane alla nostra sinistra. Per un tratto si procede con viabilità promiscua godendo di un punto di vista privilegiato sulle case che non si vedono dalla via di transito principale e che si apprezzano per i lavori di restauro delle architetture con uso sapiente di pietra e legno. Superato il Paese ci si trova all’inizio di un percorso ciclopedonale il cui accesso è delimitato da transenne metalliche.

La pista è bordata a tratti da palizzate in legno e va a svilupparsi proprio a ridosso delle rive del lago. Si supera un pontile e la strada si apprezza anche perché, pur correndo vicino alla viabilità principale, isola completamente dai rumori del traffico. Un paio di salitelle ci fanno arrivare a un’area pic-nic da dove la strada scende per un breve tratto tornando a fiancheggiare il lago. Superato un ponticello in legno si gira a destra arrivando così al ponte sullo sbarramento del lago, dopo il quale si raggiunge il parcheggio di località Ponte Antoi da dove eravamo partiti.

Se avete tempo e voglia, in una trentina di minuti da qui si arriva alla diga del Vajont, che merita senz’altro una visita, per ripercorrere una delle pagine più dolorose della nostra storia recente. Una visita per capire come la natura, malgrado tutti i nostri sforzi sia indomabile e alla quale ci si debba accostare sempre con quel rispetto che ci permette di apprezzare le sue bellezze e i suoi frutti, come abbiamo fatto nel nostro giro in bicicletta.

giordano roverato: Appassionato di bicicletta, vita all'aria aperta e comunicazione digitale