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È tutta colpa della vasocostrizione; è colpa della vasocostrizione se in inverno i piedi sono una delle aree più esposte alle basse temperature. Il discorso è che per limitare la dispersione del calore i vasi sanguigni delle zone periferiche sono meno irrorati, di conseguenza la percezione del freddo aumenta.
La percezione di freddo in realtà è soggettiva, primo perché ognuno di noi ha il proprio apparato circolatorio, secondo perché la sensibilità personale è diversa tra un individuo all’altro.
Una questione soggettiva e oggettiva
Dalla soggettività delle sensazioni l’argomento “scarpe invernali” obbliga anche a considerare l’oggettività della temperatura esterna: e qui le cose si complicano parecchio, perché la temperatura in gradi può produrre una percezione di freddo differente in base al grado di umidità, ovvero se si pedala con il bel tempo, con la pioggia o anche con la nebbia. A incidere sulla percezione del freddo è inoltre l’esposizione all’aria (vento); infine, il ciclismo è sport che spesso obbliga a fare i conti con temperature e condizioni metereologiche che possono variare molto nel corso della stessa uscita, ad esempio perché la temperatura del mattino è diversa da quella delle ore centrali del giorno, o se preferite perché il tempo si “guasta” oppure migliora nel frattempo.
Tant’è, tutti questi aspetti sono ulteriori elementi che fanno capire bene perché proteggere i piedi in inverno sia un vero e propio “dilemma” per tanti ciclisti.
Come, allora, proteggere i piedi, ma allo stesso tempo rimanere comodi, senza compromettere l’efficienza della pedalata e garantire un’ergonomia ottimale?
I copriscarpe da un lato e le calzature invernali sono le principali soluzioni per affrontare l’argomento, ma come vedremo a queste due opzioni se ne aggiunge una terza, quella delle calze con un grado maggiore di isolamento.
Copriscarpe: quando sì
Nella maggior parte dei casi i copriscarpe sono la soluzione migliore quando la temperatura dell’aria non è particolarmente rigida, indicativamente tra i 4 e i 12, 13 gradi. ll grande vantaggio di questo accessorio è che garantisce al ciclista la stessa ergonomia di calzata, nel senso che non lo obbliga a usare scarpe differenti da quelle abituali.
La maggior parte dei copriscarpe sono inoltre estremamente versatili, nel senso che, nel momento in cui non ce ne fosse più bisogno, si possono anche sfilare e tenere in una borsetta da bici capiente, addirittura nelle tasche. L’esperienza ci insegna però che anche in caso di rialzo termico, difficilmente il ciclista andrà a sfilare i copriscarpe prima del termine dell’uscita, perché effettivamente tenerli ai piedi non reca tanti fastidi anche quando la temperatura si alza.
Il prezzo da pagare per tutta questa versatilità e praticità è però la scomodità richiesta nel calzarli, oltre al fatto che, una volta messi ai piedi, i copriscarpe impediscono di intervenire in corsa sulla tensione di chiusura della scarpa.
Quando il copriscarpa è solo un guscio
Di copriscarpe ne esistono di diverso tipo, con diverse caratteristiche e fondamentalmente con differenti qualità di isolamento termico e/o di protezione dall’acqua. Attenzione, perché i copriscarpa antipioggia sono generalmente privi di isolamento termico, vanno quindi considerati come “gusci”, che appunto proteggono dall’umidità, ma non ci si può aspettare di effettuare uscite con temperature molto basse se ai piedi si ha questo tipo di accessorio.
Diversamente, tutti i copriscarpe moderni con caratteristiche di isolamento termico hanno allo stesso modo un grado variabile di protezione dall’acqua, per questo accessori del genere sono sicuramente più versatili e meno “specialistici” di quelli menzionati sopra, sono più adatti per il pubblico dei normali pedalatori amatoriali o per il cicloturismo piuttosto che per i ciclisti professionisti.
I puntali
Valida alternativa “light” ai copriscapre sono i puntali, che proteggono solo la parte anteriore del piede, che effettivamente è la più esposta all’aria e quella cui l’irrorazione sanguina è minore. La praticità nel calzarlo e sfilarlo, la sua compattezza e il suo essere “snello” rende il puntale un accessorio molto amato dai ciclisti agonisti.
In realtà è un accessorio perfetto per le stagioni di mezzo (o se preferite per le zone dove gli inverni sono particolarmente miti), meno per il “vero” inverno, dove avere protezione su tutta la superficie del piede è comunque una garanzia in grado di “coprire” per tutta la durata dell’uscita.
Scarpe invernali
Ideali per chi ha un grado molto basso di sopportazione delle basse temperature e soffre particolarmente il freddo alle estremità, le scarpe invernali sono oggettivamente la soluzione più pratica e veloce per chi non si cura delle implicazioni ergonomiche connesse al calzare una scarpa diversa da quella cui si è abituati in estate, per chi non bada al differente assetto che comporta la posizione per forza un po’ diversa della tacchetta di aggancio del pedale; non da ultimo sono perfette per chi non si interessa della (relativa) limitazione del movimento connessa con l’impiego di scarpe con taglio a collo alto, che limitano un poco l’articolazione tibio-tarsica.
Infine, le scarpe invernali sono adatte per chi non si interessa del peso più elevato che queste calzature hanno rispetto a quelle estive.
In pratica, le scarpe invernali sono la soluzione ideale per i cicloturisti, ma diventano opzione obbligata anche per i ciclisti sportivi ed agonisti, quando le temperature si fanno particolarmente basse (sotto i 6, 7 gradi) e quando il semplice e solo copriscarpe può non essere più sufficiente.
Quasi tutte le moderne scarpe da ciclismo invernali hanno una tomaia che oltre a garantire elevato isolamento termico è anche idrorepellente, e questo eleva ancor di più la vocazione di questo accessorio alle situazioni e alle temperature estreme.
E il prezzo?
Non da ultimo, le scarpe invernali obbligano ad una spesa decisamente maggiore rispetto a quella necessaria per acquistare un paio di copriscarpe, almeno il doppio. In realtà, vista l’occasionalità con cui di solito si utilizzano, l’acquisto di un accessorio del genere costituisce una spesa destinata a durare per molte stagioni, di conseguenza se le condizioni in cui vi trovate a pedalare la richiedono, saranno certamente soldi spesi bene.
La via di mezzo, le calze termiche
Le calze termiche sono una validissima alternativa oppure o un complemento alla doppia opzione “copriscarpe/scarpe invernali”, soprattutto se si parla di calze per l’inverno moderne, che diversamente da quelle di qualche anno fa, sono realizzate con tessuti isolanti e allo stesso tempo molto sottili, in quanto tali comodi e poco ingombranti.
Le calze in Primaloft o lana Merino trattengono efficacemente il calore ed hanno un solo nemico sulla via della protezione dalle basse temperature: l’acqua; questo significa che utilizzarle come unica opzione “light” a corredo della scarpa estiva in caso di temperature miti è possibile solo se la giornata è assolata e non c’è alcun rischio pioggia. Diversamente, è sempre bene accoppiare l’impiego della calza invernale al copriscarpa, magari semplicemente un copriscarpa antipioggia se la temperatura è superiore ai 7, 8 gradi. L’abbinamento di scarpa invernale e calza termica è invece la soluzione “hard” per freddi intensi, ovvero quando si scende sotto i 3, 4 gradi.
Con temperature inferiori c’è anche chi sopra la scarpa invernale e la calza termica mette un ulteriore copriscarpe. Il nostro consiglio in merito? Con temperature che rasentano lo zero e che a lungo si prevede che rimangano tali, la cosa migliore da fare è riposarsi, al massimo fare i rulli …