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Dopo averlo snocciolato da un punto di vista tecnico, torniamo sull’argomento “sella” per vedere come deve essere posizionata sulla bicicletta, quale la sua stazione perfetta non solo in base alle caratteristiche anatomiche personali, ma anche al tipo di ciclismo che si pratica, al livello atletico e alla disciplina praticata.
L’altezza in base ad una formula
L’altezza sella è una specie di “parametro guida” del posizionamento del ciclista sul mezzo. Il modo migliore per calcolarlo è di certo il test biomeccanico, che darà informazioni sia sull’altezza, sia sul avanzamento e arretramento del componente, sia sul rapporto dimensionale che la sella deve avere con il manubrio.
In mancanza di questa possibilità l’alternativa è affidarsi a una formula, che considera la lunghezza delle gambe come parametro discriminante. Quel che va misurato è il cosiddetto “cavallo“, ovvero il valore che si può rilevare posizionandosi in modo eretto con le spalle al muro, con le gambe leggermente aperte, rilevando la distanza che separa il terreno e la parte anatomica del cosiddetto perineo. Ottenuto quel valore basterà moltiplicarlo per 0.882 e si otterrà il personale valore di altezza sella.
Cavallo x 0.882 = altezza sella
Nella pratica ciclistica il dato ottenuto può essere soggetto a scarti minimi a seconda dell’equipaggiamento tecnico utilizzato. Già, perché la formula considera una lunghezza di pedivella da 170 mm. Se, invece, utilizzate pedivelle più lunghe, ad esempio 175 millimetri, si dovranno sottrarre quei 5 millimetri in più dal valore ottenuto, e viceversa se le pedivelle sono più corte delle “170”.
Riportare l’altezza sulla bicicletta
Una volta ottenuto il valore di altezza sella occorre altrettanta precisione per riportarlo effettivamente sul mezzo. Sbagliare il posizionamento appena di un centimetro incide molto nell’efficienza biomeccanica della pedalata. In particolare, una sella posta troppo in alto conduce a dolori nella parte posteriore della coscia, mentre una sella troppo bassa ha più che altro ripercussioni nell’efficienza di spinta, meno sul piano muscolare o articolare.
Il valore ottenuto andrà quindi riportato su due punti precisi: dal centro della guarnitura si fa partire la linea retta che culmina con il piano sommitale della sella corrispondente il cosiddetto “centro anatomico della sella“. Sulla maggior parte delle selle per individuare quest’ultimo basta misurare la porzione dello scafo in cui la sella ha una larghezza di 7 centimetri. Su modelli di sella con design molto “generoso”, invece, ad esempio alcuni modelli per ciclismo urbano o per il cicloturismo “soft”, per individuare il centro anatomico occorre segnare il punto della sella che dista 12/13 centimetri dal margine posteriore della stessa.
L’arretramento giusto
Una volta determinata l’altezza, si procede ad individuare il corretto arretramento o avanzamento della stessa sul piano orizzontale, ovvero di come la sella è fissata sul morsetto del reggisella. Diversamente dall’altezza, l’arretramento ha una relazione più stretta con la disciplina praticata e/o con la condizione anatomica del soggetto. La modifica sul piano orizzontale della stazione della sella cambia infatti gli angoli di spinta che il ciclista produce con i segmenti corporei, di conseguenza modifica il modo in cui i muscoli “scaricano” energia sui pedali, quindi determina carichi diversi sui distretti muscolari e articolari, in particolare sulle ginocchia.
In questo senso, una posizione della sella più avanzata predispone di più a uno stile che richiede elevate applicazioni di forza nelle singole porzioni di circonferenza del ciclo di pedalata, per questo è particolarmente adatto per discipline in cui lo sforzo è intenso ma ha una durata relativamente contenuta: rientrano ad esempio in questa casistica il mountain biking, il ciclocross o le gare a cronometro, ovvero discipline in cui la durata dello sforzo è massimale, ma dura al massimo ottanta, novanta minuti. Il sovraccarico articolare che impone questo assetto è infatti elevato, e generalmente non può essere sostenuto a lungo, pena il rischio di problematiche articolari che nell’ordine sono di solito a carico del ginocchio, dell’anca e in certi casi della caviglia.
Per lo stesso motivo una posizione più arretrata della sella è talvolta preferibile nelle discipline endurance del ciclismo, quelle in cui lo sforzo è di lunga durata, ma è caratterizzano da intensità basse o in genere quando la pedalata non richiede grosse applicazioni di forza.
Di sicuro, anche in merito all’arretramento, la risposta migliore potrà darla un test biomeccanico o, in assenza di questo è bene utilizzare il metodo classico di determinazione dell’arretramento, quello ancora largamente accettato da molte “scuole” di biomeccanica: il sistema del “filo a piombo“. Per rilevarlo basta montare sulla bicicletta, poggiare i piedi sui pedali e posizionare le pedivelle esattamente parallele al terreno; in quella posizione si dovrà far partire un filo a piombo dalla porzione interna della rotula del ginocchio posto in posizione avanzata. Arretrando o avanzando la posizione del bacino si arriverà all’arretramento ideale nel momento in cui il piombo corrisponderà esattamente il centro dell’asse del pedale, che appunto dovrà trovarsi sulla perpendicolare rispetto alla rotula.
L’inclinazione sella
Ultimo, ma in certi casi non per importanza, anche il fattore dell’inclinazione sella ha grossa importanza a livello biomeccanico e funzionale: in questo caso possiamo dire che la regola classica per cui la sella deve essere posta in modo che il piano di appoggio sia perfettamente “in bolla” rispetto al terreno è stata in parte smentita dalla proliferazione di modelli di sella dei più diversi, talvolta con una morfologia del piano di appoggio che necessita di un posizionamento che sfugge (in parte) da quella regola.
Allo stesso modo, in determinate specialità, avere una sella con la punta leggermente rivolta verso il basso – e quindi con un piano di appoggio “in discesa” – può effettivamente portare a piccoli vantaggi funzionali. È ad esempio il caso della disciplina della mtb cross country, mentre al contrario chi pratica le discipline discesistiche del fuoristrada – e per questo utilizza biciclette full-suspended – dovrà necessariamente posizionare la punta verso l’alto, ma questo semplicemente perché l’affondamento delle sospensioni riporterà la sella più o meno “in bolla” nel momento in cui si monta in sella.
In genere, però, va ricordato che qualsiasi posizionamento che estremizza troppo l’inclinazione del piano di appoggio – sia in un verso che nell’altro – è assolutamente da evitare: oltre ad essere nemiche dell’efficienza di pedalata, selle troppo “in discesa” o al contrario troppo “in salita” sono più che altro pericolose per i tessuti molli sui quali si andrà a fare pressione e come minimo disperderanno tutto il patrimonio ergonomico per cui ogni specifica morfologia di sella è stata disegnata e progettata.
E i cicloturisti?
Si sente spesso dire che chi pratica ciclismo a livello “soft” o turistico possa, o peggio debba, tenere la sella più bassa rispetto a chi con la bici gareggia, debba per forza utilizzare modelli con imbottitura generosa o peggio orientare l’inclinazione del piano di appoggio diversamente da come fanno i ciclisti più evoluti. Questa serie di considerazioni è fondamentalmente errata, frutto di una malintesa interpretazione del genere cicloturistico. Nello specifico, la sistemazione della sella in altezza, segue gli stessi criteri che abbiamo visto governare tutti gli altri ambiti di pratica ciclistica. Di sicuro un’altezza più contenuta rispetto a quel che potrebbe suggerire la formula può essere amica della praticità nello scendere o montare in sella, ma in questo caso la differenza rispetto al valore ottimale non dovrà mai essere superiore al centimetro, massimo il centimetro e mezzo. Diverso il caso dell’arretramento: in questo caso sì, limitare l’avanzamento della sella e privilegiare un assetto più arretrato (in concomitanza con una posizione del manubrio non troppo bassa e distante dalla sella) sarà di sicuro da privilegiare per chi dalla bicicletta deve cercare prima di tutto il comfort e meno l'”esplosività” nella spinta. Le selle imbottite? Non necessariamente sono le più comode e sono le uniche valide per cicloturisti. Ricordiamo sempre che la sella è il più personale dei componenti della bicicletta e la sua scelta è prima di tutto in funzione di fattori anatomici e solo in secondo luogo di fattori oggettivi legati alla disciplina che si pratica.