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Home La Tecnica della bicicletta

Oltre la bicicletta: il curioso mondo dei velocipedi

Maurizio Coccia by Maurizio Coccia
22 Giugno 2020
in La Tecnica della bicicletta
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Il Podride è forse il più curioso tra i velocipedi: quattro ruote e propulsione a pedalata assistita

Il Podride è forse il più curioso tra i velocipedi: quattro ruote e propulsione a pedalata assistita

Cosa troverai in questo articolo:

  • La bicicletta reclinata
  • Reclinata sì, ma quale?
  • Il mondo a tre ruote di trike bike e tricicli
  • Tricicli in stile cargo
  • Handbike, tutto con le braccia
  • Quasi automobili: velocar e Podride
  • Su due ruote alternative: Varibike e Lopifit

Sì, è vero, per tanti ciclisti è un po’ riduttivo che il Codice della Strada faccia rientrare le biciclette nel più ampio genere dei “velocipedi”. Tanti però non sanno che questo termine include mezzi a propulsione muscolare tutt’altro che comprimari alla “vera” bicicletta, mezzi che hanno una loro dignità e che nel mondo hanno una platea di utilizzatori anche piuttosto vasta. Recumbent, handbike e trike bike sono le tipologie più famose tra le bici “non convenzionali”, ma a queste possiamo aggiungere anche ulteriori segmenti di nicchia come le velocar, i podride, le Varibike e i Lopfit.

Il Podride è il più curioso tra i velocipedi: quattro ruote e propulsione a pedalata assistita

In alcuni Paesi velocipedi come questi hanno una diffusione importante, sono utilizzati non solo a scopi ricreazionali e sportivi ma soprattutto per la mobilità urbana. Il modo migliore per scoprirne caratteristiche e potenzialità? È descrivere dal punto di vista tecnico questi “strani” mezzi. Lo facciamo non prima di aver ricordato che, per motivi di spazio dalla lista dei velocipedi accantoniamo monopattini e segway, più che altro perché a livello di architettura sono i più lontani dalla regina dei velocipedi, la bicicletta.

La bicicletta reclinata

Pur avendo un appoggio a terra a due ruote e un sistema di trasmissione e in tutto simile alla bicicletta, sulle biciclette reclinate – o “recumbent” – il guidatore è collocato in una posizione tutta diversa: il corpo è sdraiato, molto vicino al suolo, le gambe in posizione quasi parallela a quest’ultimo e il busto reclinato, sorretto da uno schienale con inclinazione compresa tra 50 e 70 gradi.

Sulle reclinate la superficie frontale esposta è minore rispetto alla bici tradizionale: questo determina grandi vantaggi aerodinamici

A confronto con la bicicletta tradizionale un assetto simile genera vantaggi indiscutibili: riduce la superficie frontale che impatta l’aria e di conseguenza migliora l’aerodinamica; da parte sua il baricentro più basso aumenta l’aderenza al suolo. Caratteristiche di questo tipo fanno sì che, a parte la bicicletta, i recumbent siano tra i velocipedi il cui utilizzo ha spesso una connotazione sportiva, addirittura agonistica. Basta dire che, a parità di potenza applicata sui pedali (250 watt) il recumbent produce una velocità di oltre 45 km/h, rispetto ai poco più di 30 prodotti spingendo su una bicicletta. Sempre nel confronto con la bicicletta ci sono poi tutti i vantaggi ergonomici legati, ad esempio, all’assenza di pressione sulle parti molli che si riscontra invece con le normali selle, c’è il minore impegno a carico dei muscoli dorsali e cervicali (che invece sulla bicicletta sono obbligati a un impegno fino a dieci volte superiore).

Le “reclinate” possono per questo rappresentare una valida alternativa alla bicicletta per tutti quelli che su questa hanno problemi ergonomici o posturali.

Sedile ergonomico e regolabile

Guidare una reclinata non è affatto difficile: si tratta solo di familiarizzare con un equilibrio e uno stile di guida che, seppure attraverso un assetto tutto diverso, seguono fondamentalmente le stesse regole che valgono sulle due ruote tradizionali.

Reclinata sì, ma quale?

La ricca categoria delle bici reclinate include numerosi generi differenziati in base al passo totale (ossia la distanza tra i due mozzi più o meno compatto) e soprattutto alla posizione del sistema di sterzata: sulle recumbent più votate al cicloturismo le sterzate si gestiscono attraverso due tiranti posti sotto la posizione del sedile, mentre sulle recumbent più “sportive” il manubrio posto centralmente, sopra il livello del sedile, obbliga le braccia a una posizione centralizzata che, seppur più scomoda da mantenere a lungo, è più aerodinamica.  A cambiare, infine, può essere la dislocazione della trasmissione: nella maggior parte dei casi la trazione è posteriore, collegata da una lunga catena alla guarnitura posta sull’avantreno. Su alcune reclinate da competizione invece, tutto l’apparato di trasmissione è vincolato alla ruota anteriore, che in questo modo ha una risposta più “pronta”. Il mezzo è inoltre più leggero, a causa della minore lunghezza della catena.

Su questa reclinata la trasmissione è sulla ruota anteriore. E il telaio ha una struttura pieghevole

Il mondo a tre ruote di trike bike e tricicli

Se passiamo dalla due ruote delle reclinate alle tre dei tricicli (o trike bike) il panorama si fa ancora più articolato e complesso. In questo ambito esistono davvero tantissime tipologie di velocipedi con tre punti di appoggio al suolo. Su alcune di esse le due ruote sono quelle anteriori, su altre sono le posteriori, in alcuni casi le due ruote si inclinano in curva, in altre rimangono sempre perpendicolari al suolo. Il triciclo che ha la connotazione più sportiva è di sicuro quello sul quale si pedala sdraiati ed è in tutto assimilabile alle reclinata, ma appunto con tre ruote. Il grande vantaggio di mezzi di questo tipo, e in genere di tutti i tricicli, è ovviamente che non ci si deve preoccupare dell’equilibrio a basse velocità cosa cui invece bisogna fare i conti con le reclinate. Certo è che con i recumbent a tre ruote è lecito aspettarsi velocità un po’ più basse, soprattutto se in salita. Questo anche per via del peso più elevato, che nei modelli di alta qualità difficilmente scende sotto gli 11 chili (diversamente dalle reclinate da competizione che pesano addirittura meno di 8 chili!).

Le caratteristiche tecniche delle trike bike sono ideali per l’utilizzo turistico o “adventure”

La gestione delle sterzate è solitamente gestita da braccetti verticali, sui quali di solito sono anche posizionati i comandi per gestire cambio di velocità e freni (che possono essere a tamburo o a disco). Quelle a tre ruote rappresentano oggi la fetta più importante del segmento “reclinate”: ci basta dire che negli Stati uniti questo mezzo è diffusissimo, è nove volte più venduto delle reclinate a due ruote.

In molti Paesi mezzi come questo sono tutt’altro che inconsueti o “bizzarri”, come invece vengono spesso percepiti entro i nostri confini

Da noi in Italia le reclinate di tutti i generi sono ancora relativamente poco diffuse, al contrario nei Paesi dove sono più popolari è frequente veder girar per le strade recumbent e trike di qualsiasi tipo: da quelle pieghevoli a quelle ammortizzate, per passare alle emergenti trike bike a pedalata assistita.

Tricicli in stile cargo

Molto invece cambia se il triciclo ha una struttura che pone il guidatore in posizione verticale, ovvero un assetto simile a quello della bici tradizionale. In questo caso il triciclo ha di solito una più spiccata connotazione cargo, con le tre ruote utilizzate anche per distribuire meglio la massa di carico che questi mezzi sono destinato a portare.

Metti tre ruote, un pianale di carico e un guidatore che siede come fosse su una bici tradizionale: ecco una trike cargo

Handbike, tutto con le braccia

Se la forza motrice arriva non più dalle gambe ma dalle braccia allora la categoria in questione è quelle delle handbike, velocipedi a tre ruote utilizzati soprattutto da persone appartenenti a categorie motorie distinte da un livello di disabilità più o meno elevato. In realtà, a parte qualche modello specifico, le handbike possono essere condotte da tutti, e anche queste hanno una spiccata connotazione sportiva, con struttura e materiali che le appaiano alle biciclette da corsa tradizionali, da competizione. Una handbike si aziona grazie a due manovelle che hanno la stessa funzione che hanno i pedali su una bici tradizionale, con la sola differenza che sulle handbike i due punti di spinta sono allineati e il movimento delle braccia non è alterno, ma sincrono. Le manovelle trasmettono forza al movimento centrale attraverso delle pedivelle, che a loro volta, tramite una catena e un cambio di velocità, muovono la ruota motrice, che su queste bici è quella anteriore.  A livello paralimpico le tipologie di handbike possono inoltre cambiare a seconda del tipo di disabilità. Quel che è certo è che tutte quante hanno un’ottima aerodinamica, visto che si pedala quasi sempre in posizione sdraiata o semisdraiata. Ci basta dire che in pianura  i più allenati arrivano a sfiorare i 55 km/orari, praticamente una velocità prossima a quella delle volate dei professionisti della bici da strada…

In ambito paralitico le handbike sono classificate in diverse classi, anche in base al grado di disabilità di chi le guida

Quasi automobili: velocar e Podride

Prendete una trike bike, immaginatela carenata per bene con una scocca in termoplastica (o in molti casi in carbonio) e avrete ottenuto quelle che nel novero delle bici non convenzionali vengono definite velocar o velomobili. Si tratta di tricicli simili a miniautovetture e che diversamente da queste si reggono su tre ruote, la cui sezione è quella delle ruote della normale bicicletta (con diametro di solito di 26 o 24 pollici).

Scimmiotta un’autovettura sportiva: in realtà e una velocar, con tanto di tettuccio ribaltabile…

Rispetto alle trike bike il vantaggio delle velocar è prima di tutto aerodinamico, in seconda istanza di protezione dagli agenti atmosferici. No, non possiamo certo parlare di protezione dagli impatti e dagli urti, perché anzi in caso di collisione questi mezzi non sono certo il massimo in sicurezza a causa della loro scocca leggerissima… Certo è che nel segmento delle bici non convenzionali questi sono i mezzi più simpatici e divertenti, provvisti come sono di specchietti retrovisori, luci direzionali e parabrezza antivento.

La posizione di guida è in tutto simile a quella di un’autovettura

Ancor più divertente e singolare è il Podride, velocipede a quattro ruote sul quale si sta in posizione seduta, all’interno di una scocca in materiale leggero. Il Podride è lungo circa due metri, largo 60 centimetri e alto un metro.

La plancia di comando di un Podride

Somiglia a un’automobile ancora più delle velocar, con la differenza che in questo caso la pedalata è assistita elettricamente. E al posto del volante sono due manubri a dare direzionalità.

Su due ruote alternative: Varibike e Lopifit

Varibike è il nome del velocipede dell’omonima azienda tedesca che nel 2011 ha inventato questo mezzo a due ruote, mosso con energia muscolare e tenuto in equilibrio grazie all’effetto giroscopico e a quello della ruota anteriore sterzante. Varibike ha una struttura assimilabile a quella di una bici tradizionale, ma differenza di questa troviamo un doppio sistema di trasmissione, quello classico vincolato alla ruota posteriore attraverso una pedaliera e un secondo che si aziona tramite le manovelle di cui è dotato uno speciale manubrio.

Gambe più braccia coinvolte simultaneamente nella propulsione: ecco una Varibike

La peculiarità del mezzo è che le due trasmissioni possono lavorare sia simultaneamente, sia singolarmente, per consentire in questo modo di sfruttare in maniera alternata la forza muscolare di cui si dispone, o se si preferisce di potenziarla quando si decide di muovere tutti e quattro gli arti.

Il velocipede avanza solo se cammini sulla pedana: è il Lopifit

Infine, ancora di veicolo a due ruote si può parlare a proposito del Lopifit: è strutturato con una pedana al centro, sulla quale è montato un tappeto scorrevole a sua volta collegato ad un motore elettrico che aziona la ruota posteriore: non appena si comincia a camminare la bici parte. In pratica, come fosse un tapis roulant da portare fuori casa…

Tags: EvidenzaHandbikeRecumbentTrike BikeVelocipedi
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Maurizio Coccia

Maurizio Coccia

Ex agonista, prima della mountain bike, poi della bicicletta da corsa, tuttora pedalatore incallito, soprattutto su asfalto. Ha scritto per oltre quindici anni sulle storiche riviste “La Bicicletta” e “ Bici da Montagna". Si occupa di informazione su riviste specializzate di biciclette e portali on-line, soprattutto di tecnica e di nuovi prodotti.

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