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quarto e ultimo giorno in e-bike attraverso l’Alto Adige
La partenza del quarto e ultimo giorno della Shimano e-mountain bike experience avviene in un clima di euforia per la giornata che si prospetta, ieri giornata bellissima, ma oggi il percorso attraversa alcuni dei posti più belli delle dolomiti. Al contempo un misto di stanchezza e di delusione per l’imminente fine del tour inizia ad affiorare. Ma una volta ritirate le nostre bici, tutto prende un aspetto diverso e quello che conta è divertirsi!! Oggi pedalerò con una Centurion da 27,5.
Il via…
Il via scatta lungo la strada che da San Vigilio di Marebbe porta al rifugio Pederù, in val di Rudo. Al solito le prime pedalate servono per prendere le “misure” con il nuovo mezzo e per scherzare tra di noi. Marco imprime subito alla pedalata la giusta allegria con le sue battute, a cui rispondono alternativamente suo fratello Bruno e Roberto, un ciclista da strada convertito alla mtb e Christian, il chimico!
La valle di Rudo fin dall’inizio della prima guerra mondiale venne occupata militarmente per rifornire le prime linee austriache. Qui sorsero alcune baracche facenti parte degli accampamenti per i Kaiserjäger, i cacciatori imperiali, un’unità d’élite della fanteria austro-ungarica. Alla fine della guerra il Regno d’Italia diede il permesso di abbattere ciò che rimaneva del vecchio villaggio militare. Solo poche baracche non furono abbattute come ad esempio quella degli ufficiali che divenne il rifugio Pederù.
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Il rifugio è la porta di ingresso al cuore delle Dolomiti di Fanes, e del leggendario Regno dei Fanes!!
La leggenda dei Fanes
La leggenda narra dell’espansione e del declino del regno dei Fanes, un popolo che aveva stretto una alleanza con le marmotte dell’omonimo altipiano. Tra battaglie e tradimenti i superstiti dei Fanes si recarono con le marmotte in un antro sotto le rocce del loro regno, dal quale aspettano ancora oggi che suonino le trombe argentate che ne segnaleranno la rinascita.
Noi però anziché andare verso il parlamento delle marmotte, saliamo per la vecchia strada militare costruita tra il 1966 e il 1969 dalla compagnia dei genieri della Tridentina. 2800 di lunghezza, 432 metri di dislivello, svariati tornanti e una pendenza media del metterà a dura prova noi e le nostre e-bike. Salire per questa strada senza l’aiuto della pedalata assistita sarebbe praticamente impossibile per quasi tutti, ma anche con l’assistenza non è certo una passeggiata.
Il pranzo
La fatica viene premiata dalla bellezza del pianoro dove sorge il rifugio Fodara Vedla, anche lui nato durante la prima guerra mondiale. Le nostre ebike, vengono affidate ai vari team per il controllo, mentre noi ci affidiamo alle cure dei gestori del rifugio per il pranzo. A detta di Bruno, grande esperto di Strudel, qui si mangia uno dei migliori dell’Alto Adige.
Dopo le coccole culinarie, ci aspetta un pomeriggio di coccole visive. I panorami che ci attendono fanno salire l’adrenalina e inducono tutti a velocizzare la pausa per avere più tempo da pedalare. Riprese le ebike, superiamo il lago del pianoro e lungo una strada sterrata piena di tornanti e pietre, con una discesa fatta tutta d’un fiato, “rotoliamo” nella valle Salata. La Croda Rossa, ci sovrasta, bellissima! La valle con i suoi prati, i boschi,e il torrente che l’attraversa sembra uscita da un dipinto. Dal fondo valle seguendo una strada militare, ormai diventata un sentiero, saliamo all’alpeggio di Lerosa, da dove è possibile ammirare ancora meglio la Croda Rossa e le cime che la circondano.
Le tre cime di Lavaredo
Riprendiamo la nostra strada, questa volta in discesa e con un bellissimo percorso nel bosco arriviamo nella valle di Landro, passiamo accanto al suo lago, e dopo poco….. eccole! Le tre cime di Lavaredo. Forse le cime più famose delle Dolomiti di Sesto, vengono considerate tra le meraviglie naturali più note nel mondo dell’alpinismo. Sicuramente le più fotografate, noi compresi! Sono da sempre il confine naturale tra Veneto e Alto Adige. Si racconta che per stabilire il confine territoriale tra i comuni di Dobbiaco e Auronzo, una leggenda descrive la storia che due giovani ragazze partirono dai due rispettivi comuni al canto del gallo. La ragazza di Auronzo, non sorvegliata, punse il pennuto in modo da anticipare il canto. Grazie a questo stratagemma, il confine è quindi posto più a nord del previsto, presso il ponte della Marogna…
Proseguiamo e in poco tempo arriviamo al Lago di Dobbiaco che si trova esattamente al confine tra due parchi naturali: il parco naturale Tre Cime e il parco naturale Fanes – Sennes e Braies. Intorno al lago è possibile vedere, anche se ben mimetizzati, ciò che rimane del vallo alpino in Alto Adige. Un complesso sistema di fortificazioni eretto dall’Italia fascista per difendere i confini italiani da una possibile invasione da parte della Germania nazista; per questo motivo il sistema difensivo è noto tra gli storici anche con il soprannome di “Linea non mi fido”. Il complesso fu edificato a tempo di record, anche se mai del tutto completato, a partire dal 1939 e rimase attivo in ambito NATO fino al 1992 quando vennero sigillati tutti i bunker che fino ad allora avevano ospitato i circa 150 soldati qui dislocati.
L’arrivo
Dopo le foto di rito, ripartiamo e velocemente arriviamo prima a Dobbiaco, poi seguendo la famosissima ciclabile della val Pusteria, poi a San Candido e da qui, con le ultime pedalate alla nostra destinazione finale Sesto di Pusteria. L’arrivo è salutato con grande soddisfazione da tutti, con quel giusto misto di piacere per la fine della fatica, ma anche con quella malinconia di chi sa che quella fatica ci ha uniti nel divertimento, nel piacere di pedalare e di scoprire territori e panorami, che solo con la bici, nel nostro caso e-bike, è possibile scoprire.
La cena finale è la passerella per gli organizzatori, le guide e i bike team che vengono applauditi, ringraziati per lo splendido lavoro svolto e nella quale vengono ripercorsi i quattro giorni di pedalate trascorsi insieme.
Reportage di Giordano Roverato
per informazioni: bike&more