Una gita al Lago di Turano da Carsoli a Rieti

La strada tra Rieti e il lago del Turano

Itinerario in bicicletta in Lazio da Carsoli a Rieti

lunghezza: 51 km

dislivello in ascesa: 614 m

fondo stradale: strada provinciale asfaltata

partenza: stazione ferroviaria di Carsoli

arrivo: stazione ferroviaria di Rieti

TRACCIA GPX

Questo itinerario che collega Carsoli a Rieti ha due grandi punti di forza.

 

Primo, ci porta nel cuore di una regione poco frequentata e ancor meno battuta dalle rotte turistiche appenniniche, quella dei Monti Lucretili. Quando accade che una vallata chiusa tra i monti non sia raggiunta dalle due grandi infrastrutture di collegamento veloce, l’autostrada e la ferrovia, il tempo sembra evitare di passarci, come se preferisse spostarsi solo sulle grandi vie. Quello che a molti villeggianti potrebbe sembrare un punto negativo, è per il cicloturista invece un grande pregio: per lo stesso motivo per cui chi sceglie di spostarsi in bicicletta raramente predilige grandi centri turistici alla moda, la tranquillità di queste oasi senza tempo offre una spontaneità e un contatto con la Terra che non lascia certo indifferenti.

Secondo, sfruttando proprio la rete ferroviaria per colmare i dislivelli, questa strada offre un paesaggio appenninico ricco di boschi, monti e orizzonti diagonali senza pretendere in cambio un impegno di salite gravoso. Anzi, nel suo complesso l’itinerario è tutto in leggera discesa verso la conca di Rieti, dato che parte già a quota 600 m sul livello del mare. Insomma, montagne senza salite.

Una comoda partenza è offerta dalla stazione di Carsoli, lungo la linea ferroviaria Roma/Pescara. Ci troviamo al confine tra Lazio e Abruzzo, dove i sapori si fanno più forti e l’aria frizzante. Un chilometro circa di Tiburtina Valeria, quella strada romana che portava al mare Adriatico oggi diventata statale, e deviamo a destra passando sotto l’A24 in direzione Turano. Da qui in poi la strada diventa una provinciale a due corsie in pianura, e iniziamo a inoltrarci nelle prime macchie di vegetazione, lasciandoci alle spalle il rombo dell’autostrada.

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Il verde si prende il suo spazio legittimo. La strada si increspa ma mantiene un andamento di falsopiano, in cui salita e pianura sembrano quasi fondersi, il bosco sempre più folto regala ogni tanto qualche sporadica radura, il traffico si dirada ancora. Un paio di curve più in là, alla nostra sinistra si apre una crepa, poi una voragine, sul fondo della quale scorgiamo le prime acque cristalline: si tratta del fiume Turano, che alimenta l’omonimo lago creato artificialmente nel 1939.

Proseguendo, notiamo che il corso del fiume si ingrossa fino a creare una continuità con le prime anse del lago, i cui livelli sono controllati dall’imponente Diga di Stipes. Quando finalmente le sue forme seminascoste dalla nebbia ci appaiono nella loro interezza, ci si dischiude un paesaggio di una bellezza inquietante, immobile, tra il blu intenso e il grigio, incorniciato dai profili boscosi dei Monti Lucretili.

 

Sulla destra, il paese di Colle di Tora pare essersi faticosamente guadagnato una posizione preminente arrampicandosi sulle prime alture a disposizione, mentre le rovine di Castel di Tora giacciono su un isolotto collegato alla terra da una lingua di terra.

Proseguiamo la strada attraversando il ponte di cemento, di costruzione coeva ai lavori che hanno dato origine al bacino idrico, e qui ci attende l’unico tratto in (affrontabilissima) salita, circa 2 km fino alla diga di Stipes.

Arrivati al maestoso colosso di cemento, superiamo il grazioso borgo di Posticciola (è consigliata una sosta per ammirare il Ponte Vecchio di epoca romana e il fortilizio di epoca medievale), e da lì in poi è tutta discesa. Non ci resta che goderci il vento in faccia mentre ci facciamo largo nella conca sabina fino al suo capoluogo, Rieti, che con un tratto di ciclabile lungo le sponde del fiume Velino ci conduce fino alle sue mura fortificate.

Da Rieti esistono due modi per tornare a Roma: uno lento e sicuro, il treno (i collegamenti sono infatti molto lenti e prevedono scalo obbligato a Terni, dunque uscendo in Umbria e rientrando nel Lazio), l’altro più veloce e comodo, ma dipendente dal buon cuore del conducente Cotral di turno, e dalla sua disponibilità a far caricare la bici nel vano inferiore della corriera (tecnicamente non potrebbero, ma alcuni possono essere mossi a compassione… buona fortuna!).

Claudio Mancini: Cicloturista per vocazione, ciclista urbano per necessità, sono felice del fatto che dove finiscano le mie zampe inizi sempre un paio di pedali. In sella a bici scassate ho attraversato l'Europa e valicato passi montani, e finora sono sempre tornato a casa. Mi piace scoprire in modo grottesco e poetico i posti che attraverso, dall'alto dei 20 km orari. Adoro il cibo locale e l'aggettivo "casareccio", le strade provinciali e i passaggi a livello. Scrivo diari di viaggio per ricordarmi per quali luoghi sono passato (www.abbondantiedozzinali.it).