Quinto e ultimo giorno di pedalate in Graziella lungo le vie d’acqua lombarde; dopo la quarta tappa Pavia-Cuggiono proseguo da
Cuggiono a Milano
La bella giornata di ieri purtroppo non si ripete anche oggi, basta dare una veloce occhiata fuori dalla finestra per capire che tra poco pioverà, speriamo che non ci sia anche del gelido vento da nord. Faccio colazione con la deliziosa marmellata di pere di Matteo, preparo con cura il bagaglio tenendo a portata di mano tutto l’occorrente per renderlo impermeabile in caso di pioggia; con le nuvole tutto sembra più triste e meno bello, ed il naviglio, che ieri splendeva di luce propria, oggi mi sembra affascinante quanto un grigio canale nei sobborghi di Londra a dicembre.
A salvare la situazione ci sono le belle ed onnipresenti foglie colorate d’autunno ammucchiate ai bordi dell’alzaia, che donano quelle spennellate di allegria necessarie per affrontare al meglio una giornata di bicicletta.
Sul Naviglio Grande si affacciano ville, antiche imbarcazioni, addirittura statue di dinosauri,ma la peggior sorpresa me la riserva l’enorme centrale termoelettrica di Turbigo, un pugno nell’occhio considerando che siamo ancora nell’area del parco del Ticino.
La supero in velocità, certe brutture meglio lasciarsele alle spalle, e cerco di capire dove si trovi il ponte tibetano di Turbigo. I ponti sospesi mi piacciono molto, sempre che non siano troppo alti e dondolanti, questo lo vorrei attraversare con la mia Katia. Dopo qualche peripezia arrivo in località Tre Salti ed avvisto il ponte: è più piccolo di quanto mi aspettassi, ma mi diverto ad attraversarlo e a guardare il vuoto sotto di me.
Non appena scendo dal ponte sento le prime gocce cadere sul caschetto, l’avevo previsto e in un minuto impermeabilizzo tutto.Ormai manca poco alla fine del Naviglio Grande, ancora qualche chilometro e passerò al canale Villoresi in località Tornavento. Dando un’occhiata alla mappa mi rendo conto però che il canale Villoresi è molto vicino a Nosate, il paese dopo Turbigo e alla fine, per risparmiarmi qualche minuto di pioggia, decido di lasciare anzitempo il naviglio, “barando” un po’ sull’idea della Via dell’Acqua, accorciando il percorso lungo strade secondarie per raggiungere il canale Villoresi. Insomma dai, percorro solo un chilometro e mezzo senza seguire un corso d’acqua, direi che l’integrità del progetto è ancora salva!
Il canale Villoresi è il penultimo canale del viaggio e purtroppo lo percorro con la pioggia: i lunghissimi e noiosi rettilinei non migliorano certo la mia condizione psicologica da ciclista bagnato, così che il canale mi risulta infinito. I grandi paesi dell’hinterland milanese che attraverso non solleticano il mio interesse e li supero tutti, Castano Primo, Buscate, Arconate, Busto Garolfo, Parabiago e Nerviano. La vista sulla campagna circostante rimane gradevole, ma gli spazi dedicati all’agricoltura si riducono sempre più all’avvicinarsi a Milano, in favore di case e cemento. Finalmente a Lainate smette di piovere ed io ne approfitto per concedermi una lunga pausa pranzo. Entro nel parco di Villa Litta e mi ritrovo a passeggiare tra fontane monumentali, alberi secolari ed edifici eleganti, tutto molto piacevole e rilassante. Tutto d’un tratto compare anche il sole, che bel regalo per l’ultima giornata di viaggio!
Con il sole a scaldarmi la schiena, riprendo a pedalare in direzione di Garbagnate, ultima tappa prima di lasciare il canale Villoresi. Alla stazione del paese giganteggia la scritta “Garbagnate – Parco delle Groane”: pare che con l’EXPO si sia puntato molto su questo parco ed infatti anche la Via d’Acqua nord, la ciclabile creata ad hoc per l’EXPO, attraversa parte del suo territorio.
La Via d’Acqua nord è stata costruita per collegare il canale Villoresi con il sito dell’EXPO attraverso un canale di 7 chilometri, al quale è stata affiancata una pista ciclopedonale, il tutto per alimentare i laghi e i corsi d’acqua del parco espositivo. Tutto molto bello, se non che poi i costi per la sua realizzazione sono levitati a dismisura: peggio è andata invece alla Via d’Acqua sud, che è rimasta solo un cantiere. Io sono curioso di vedere cos’è rimasto del sito dell’EXPO ed ho pure voglia di conoscere un pezzettino del parco delle Groane, quindi do una possibilità alla Via d’Acqua nord e comincio a pedalare verso l’EXPO.
Si vede che la ciclabile è nuova, il fondo ghiaioso è tenuto benissimo e le indicazioni per l’EXPO appaiono ad ogni incrocio, togliendo ogni dubbio sulla direzione da prendere.
Al principio la Via d’Acqua nord segue il canale scolmatore e viene indicata come “passeggiata delle sette cascate”, per via dei numerosi salti d’acqua che si trovano lungo il canale. Pedalo immerso nella natura ma sono a due passi da Milano, sembra impossibile che al di là degli alberi ci siano industrie, palazzi e grattacieli, qua è Madre Natura che vince: intravedo addirittura una volpe, che schizza veloce verso il bosco, ed un pappagallino variopinto scappato da chissà dove ed appollaiato su una staccionata.
La ciclabile si stacca dal canale per affiancare le mura di cinta della grande villa Arconati e ogni tanto riesco a scorgere il lussureggiante parco interno ed il sontuoso edificio, da far invidia a ville ben più blasonate, ma anche la brughiera che attraverso con Katia è stupenda: l’autunno qui trova la sua massima espressione, le foglie assumono mille tonalità di verde, rosso, arancione e giallo, ed i rami degli alberi creano una specie di tunnel naturale che mi scorta sino alla fine del parco. Purtroppo cominciano a vedersi le prime case e le strade trafficate, ma riprendo a pedalare lungo il canale scolmatore nord-ovest, mezzo rinsecchito, e mi allontano ancora per un po’ dalla civilizzazione.
L’ostacolo dell’Autostrada dei Laghi viene superato con un avveniristico ponte ciclopedonale ed infine percorro l’ultimo tratto di campagna prima di arrivare nella zona industriale di Rho. Basta, da qua in poi non ci saranno più fiumi, canali e navigli per me, la mia Via dell’Acqua è da considerarsi praticamente conclusa. La sicurezza che mi dava percorrere un corso d’acqua viene ora sostituita dall’incertezza di un reticolo infinito di strade e dal rischio costituito dal traffico: meglio rifarci nuovamente l’abitudine, e in fretta…
Voglio andare a vedere il famoso Albero della Vita ma mi faccio il giro completo della fiera di Milano prima di capire che il sito dell’EXPO si trova più in là. In verità l’Albero, visto da qua, mi fa un po’ di tristezza, sembra abbandonato, ma so che durante l’estate il sito è stato riaperto nei fine settimana, includendo i celebri spettacoli d’acqua del monumento simbolo dell’EXPO.
Ritornare in piazza Duomo è un’altra piccola avventura, non conosco bene le strade di questa zona di Milano e mi rendo nuovamente conto che questa città non è a misura di bicicletta. In una maniera o nell’altra riesco a raggiungere Corso Sempione, il Castello Sforzesco ed infine il Duomo, punto d’inizio e fine di questo viaggio: la Via dell’Acqua si è conclusa! Non ho nessuno da abbracciare al mio arrivo e allora abbraccio la mia Katia, la piccola bicicletta si è comportata bene, nella sua ciclo-vita non si sarebbe mai immaginata di percorrere 400 chilometri in cinque giorni, tra ghiaia, fango, cemento, foglie, sassi, radici e molta, molta acqua.
Quando tornerà nella cantina di Verona, dov’è abitualmente parcheggiata, ne avrà da raccontare alle sue colleghe biciclette! Anch’io sono soddisfatto del viaggio, ho scoperto una parte d’Italia che mai avrei pensato fosse così interessante, ricca di natura ed arte, a tratti magicamente isolata dal resto del mondo industrializzato della Grande Pianura,
purtroppo ferita troppe volte dalle opere dell’uomo.
Non avrei mai pensato di poterlo dire ma… evviva la pianura!
Se vi foste persi gli altri giorni di questo straordinario viaggio in Graziella lungo le vie d’acqua lombarde, potete trovare qui tutti i link, potrete così programmare tutto il giro oppure decidere di percorrere qualche tappa, seguendo le tracce di Francesco.