Tracciolino: definizione tecnica di “una spezzata che unisce le varie curve di livello con pendenza costante”, ossia la tipica strada del mulo. Nel tracciare il sentiero tra i monti, infatti, le bestie da soma, scelgono istintivamente la soluzione più graduale per salire, quella che implica le pendenze più dolci. E come potrebbe il cicloturista esimersi dall’osservazione e imitazione della natura?
Questo itinerario costituisce una scelta perfetta per un allenamento medio-basso, in stretta relazione con la bellezza dei paesaggi attraversati e con la sensazione di guadagnare quota senza eccessivo sforzo, proprio grazie all’ancestrale istinto del mulo di cui sopra.
Altro pregio di questa strada – specialmente nella prima metà, da Roccasecca ad Atina – è la quasi totale assenza di automobili (i collegamenti stradali per la Val di Comino sono più convenienti scegliendo la superstrada della valle successiva).
Questo percorso costituisce una sorta di pista ciclabile non istituzionalizzata che fende e attraversa le meravigliose Gole del Fiume Melfa, una sorta di canyon naturale a carattere torrentizio che vanta acque cristalline sul fondo e pareti rocciose di incredibile bellezza.
La pedalata parte dalla stazione ferroviaria di Roccasecca, collegata a Roma con frequenti treni regionali che offrono il servizio di trasporto bici. Da qui attraversiamo il corso principale, via Piave, che nel fine settimana è occupato da un vivace e variopinto mercato, e passiamo la frazione di Melfa.
Superato l’incrocio con la Casilina, ci attende prima un rettilineo nei campi e poi una breve e graduale salita verso il paese antico di Roccasecca: di fronte a noi è ben visibile il passaggio delle gole nel quale ci tufferemo, sulla sinistra, e i contorni frastagliati del castello, a destra insieme alla rocca antica dal paese.
Dopo il cimitero di Roccasecca inizia la parte divertente: si supera la statua di San Tommaso d’Aquino, figura contesa tra i vari paesi della zona, la strada che costeggia il muro del camposanto regala prima il panorama della campagna ciociara appena lasciata alle spalle, poi il cartello di chiusura al traffico, una curva a destra, e si dischiude il paradiso: la strada perde il suo ruolo usuale e si arrende al paesaggio, si flette, finisce per farne parte. Ora è un serpente che si fa spazio zigzagando tra irte pareti rocciose, in uno scenario aspro e surreale. Più in alto, l’Eremo dello Spirito Santo è letteralmente incastonato nella montagna come una pietra preziosa.
L’incanto per il paesaggio e il silenzio dato dall’assenza di automobili è tale che non ci si rende conto di guadagnare quota in salita, ed è frequente incontrare escursionisti a piedi che raccolgono piante o funghi a seconda della stagione (dalla strada asfaltata partono innumerevoli sentieri sterrati ottimi anche per la MTB, molte informazioni sono disponibili qui ).
Si passano un paio di ponti in muratura molto belli, sotto alcuni dei quali è anche possibile scendere fino al torrente a bagnarsi i piedi, sempre che la stagione gli abbia lasciato acqua sufficiente.
La serpentina dell’asfalto prosegue fino alla frazione di Plauto Vitello, paese dal curioso toponimo che all’uscita inverte il proprio nome in Vitello Plauto. Faide interne?
Da qui in poi inizia la discesa verso Casalvieri, dove torniamo alla civiltà e i primi bar: ci troviamo ai margini della Val di Comino, e davanti a noi appaiono le imponenti forme dell’Appennino, sullo sfondo il paese di San Donato e la strada che conduce a Forca d’Acero e all’Abruzzo.
Ancora discesa, e poi pianura nei campi fioriti: il corso del Melfa è ringiovanito, ce lo ritroviamo di nuovo a fianco nei pressi di Atina Inferiore dopo averlo risalito, ormai è praticamente un amico di vecchia data.
Per il ritorno verso il treno e la linea ferroviaria abbiamo due opzioni: tornare a ritroso per la stessa strada da Atina, oppure proseguire nella valle successiva aggirando a sud/est Monte Cairo e Montecassino (quest’ultima opzione è quella segnata nella traccia gpx): in entrambi i casi ci attende una breve salita, la discesa fatta dopo Casalvieri nel primo caso, oppure un chilometro (due o tre tornanti abbastanza duri) fino al paese antico di Atina nel secondo.
Ma il piccolo sforzo verrà ripagato da una vertiginosa e lunghissima discesa fino alla città di Cassino, dove sarà possibile prendere un treno per tornare a Roma.
Per i più allenati ancora insoddisfatti della cinquantina di km del giro, a Cassino è possibile cimentarsi nella dura salita che conduce all’Abbazia (7 km di tornanti); per i meno allenati che hanno tempo a disposizione, è invece possibile visitare il cimitero di guerra inglese, ai piedi del monte.
http://www.comune.roccasecca.fr.it/tracciolino.htm