Felicità è … Svizzera in bici, treno, battello (parte 2)

svizzera in bici

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Partiamo, sotto un cielo che ha ormai deciso definitivamente di tradire le fedelissime previsioni elvetiche: azzurro e cautamente soleggiato.

Pedaliamo alacremente percorrendo la Vallemaggia alla volta di Bellinzona e il paesaggio che diventa sempre più svizzero e montano, è ancora un intreccio di natura e civiltà: prati infiniti cedono di colpo la scena a zone industriali, foreste fittissime fiancheggiano le autostrade.

Arriviamo a Biasca e di nuovo ci portano nella via dei grotti. Quello dove pranziamo oggi, il Grotto Petronilla è molto più rustico e spartano di quello di ieri, propone quasi esclusivamente piatti freddi, l’immancabile salumeria, ottimi formaggi e la torta di pane. E mentre la birra scorre a fiumi, anche stavolta facciamo onore.

 

Nel pomeriggio, un altro treno ci aspetta, per portarci, attraverso il tunnel più lungo del mondo (ben 58 chilometri!) a Lucerna. Per fortuna in galleria la mia claustrofobia viene momentaneamente messa in modalità “off” dal sonno e così quasi non me ne accorgo. Tornando all’aria aperta, quello che ci aspetta è un paesaggio completamente diverso: è la Svizzera vera, meno nota. Questo è l’originale, c’è persino la fabbrica dei Victorinox!

Lucerna

E’ nordica e fredda, elegante come un quadro, adagiata sul lago dei Quattro cantoni, come una nobildonna sul suo divanetto di montagne, che la circondano e l’abbracciano, ammantandole le spalle di verde. Una bellezza antica e altera. Non a caso è stata quinta nella classifica delle mete turistiche più visitate.

Il Kappelbrücke, o ponte coperto poi, è un piccolo capolavoro.

 

 

Il nostro albergo è defilato dal centro, e un po’ in alto,  in un bel quartiere di grandi ville eleganti, Kastanienbaum, si chiama, “praticamente la Beverly Hills di Lucerna”, dico io, la nostra guida ride e annuisce. La vista dalla camera da letto è davvero mozzafiato,  sembra di poter toccare l’acqua e le montagne poco più in là.

Ultimo giorno

Ci svegliamo con il cielo sereno e tante piccole nuvole bianche regolari e simmetriche, ordinatamente disposte in fila davanti alla mia finestra. Siamo proprio in Svizzera, penso. Partendo ci fermiamo a visitare una piccola vetreria artigianale, Glasi a Hergiswil NW appena fuori Lucerna dove oltre a farci vedere come soffiano il vetro, ci raccontano che i primi soffiatori furono italiani, e ovviamente venivano da Venezia.

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Pedalando tra montagne maestose

Tra queste montagne che on è una frase fatta definire “da cartolina” arriviamo a Bechenried, al traghetto, su cui saliamo accolti benevolmente con le nostre bici, come fosse normale, e dobbiamo invidiosamente arrenderci all’evidenza che qui, è effettivamente una cosa normale.

 

Il viaggio, in un lago incantevole così incuneato tra le montagne sempre più alte e verdi da sembrare un grande fiordo, dura poco più di un’ora, e quando arriviamo siamo nel vero cuore della svizzera, a Bauen.

“Qui” –  ci viene indicato una radura in mezzo a un boschetto a bordo lago –  “è dove I primi tre cantoni Uri, Svitto e Untervaldo si sono uniti dando origine alla Confederazione”. Non è difficile lasciarsi trasportare all’epoca dei fatti, perché il paese sostanzialmente è rimasto identico a come doveva essere allora: piccole case di legno e pietra, antichissime, chiesette molto romantiche e tutt’attorno solo boschi, lago, cielo. In questa giornata di sole, poi, con la vegetazione che comincia a tingersi di tutti i colori dell’autunno, in una sorta di Indian-Swiss Summer e le cime delle montagne che già cominciano a imbiancare, è un vero spettacolo.

 

Il pranzo, lo consumiamo proprio nella casa che fu del compositore dell’inno nazionale ora diventato ristorante e locanda, Zwyssinghaus.

Un’ultima pedalata ci porta al treno e da lì torniamo in Italia, alla nostra vita, alle nostre battaglie per una mobilità migliore, che dia più spazio e più rispetto alle biciclette, ma con il ricordo di questa sorprendente, inedita Svizzera, fatta di storia e cultura. Di una natura incredibile, una cucina da gourmet e un modo gentile e accogliente di far sentire a casa chiunque la voglia visitare. Biciclette incluse.

 

Qui la prima parte del viaggio.

alberta schiatti: Alberta Turbolenta Schiatti, creativa sempre in sella. A volte turbo, più spesso lenta, comunque contenta del proprio equilibrio instabile. Creative and Communication Consultant @Not Combing Dolls. Previously @S&S. Cyclist. Cook. Mom.