continua la lunga pedalatain Graziella lungo le vie d’acqua lombarde
Il terzo giorno sono giunto a Pavia da Cornogiovine e riparto da qui in direzione Cuggiono
Nella casa di Pavia dormiamo in sette, ma sono il primo a svegliarmi, come sempre prima che il sole sorga.
Cerco di preparami e fare colazione nel silenzio più assoluto, i ragazzi devono andare all’università oggi e prima di uscire riesco a salutare Maria e ringraziarla per l’ospitalità, l’atmosfera di questa casa è quella di una grande famiglia, nella quale sono stato subito incorporato.
Fuori il sole splende, oggi si preannuncia una giornata magnifica e mi dimentico subito del tempo triste di ieri.
Parto con un raggio rotto, ma sono ottimista, troverò qualche negozio lungo il percorso…
Supero il Ponte Coperto e mi porto sulla riva destra del Ticino trasportando a spalle la bicicletta fino al livello del fiume: da qui parte la ciclabile che mi porterà verso nord. A dire il vero, già dopo poche pedalate mi rendo conto che non si tratta di una ciclabile vera e propria, più che altro è un sentiero, come quello che avevo percorso lungo l’Adda, il che vuol dire fondo sterrato, radici e foglie.
Non importa, ormai io e Katia ci siamo abituati, niente ci può fermare. Pedalare lungo il fiume è un piacere stamattina, il vapore sale dall’acqua creando una leggera nebbiolina molto affascinante, mentre le foglie degli alberi e l’erba brillano della luce riflessa dalla rugiada.
Il terreno è congelato, questa notte deve aver fatto parecchio freddo, meno male che ho dormito in una casa calda. Man mano che avanzo la ciclabile prende sempre più le sembianze di un sentiero, largo quanto Katia o poco più, con l’erba che supera l’altezza della bicicletta, manco fossimo in Foresta Amazzonica! Nonostante ciò mi diverto un sacco a pedalare in questi boschi, tra tutte le zone attraversate nel viaggio e questa è quella che mi sta piacendo di più.
Il Ticino è proprio un bel fiume e la vegetazione cresce rigogliosa, ed anche quando si vede l’intervento dell’uomo sulla natura, nei grandi campi di grano e nei boschi di pioppi, il piacere di pedalare rimane invariato.
Per quasi trenta chilometri non incontro anima viva, il Parco del Ticino in questo periodo dell’anno non è molto frequentato e sul suo territorio sorgono anche poche abitazioni: per i camminatori della Via Francigena questo tratto di sentiero dev’essere proprio una pacchia.
Seguo la Via Francigena fino al famoso ponte di barche di Bereguardo, un ponte galleggiante che poggia su delle chiatte, uno dei pochi rimasti in Italia: ne avevo attraversato un altro nel 2014 mentre stavo pedalando per il mio Giro d’Italia, in provincia di Rovigo, e come quella vota, anche adesso ho la sensazione di tornare indietro nel tempo, in un epoca dove le macchine non dominavano ancora le strade.
Mi separo dalla Via Francigena dopo aver attraversato il ponte, con la speranza di poterla un giorno percorrere a piedi da Canterbury a Roma, e mi dirigo verso Bereguardo.
Una piccola collinetta mi separa dalla cittadina ma ormai Katia si arrampica su anche per le rampe dei garage, in barba al rapporto unico e alla ruota da 20! Fortuna vuole che a Bereguardo ci sia un negozio di biciclette, pare che nella pianura lombarda ogni paese con più di 10 abitanti abbia una ciclofficina.
Anche qui trovo gente dal cuore grande: non solo l’esperto meccanico mette a posto la ruota senza chiedermi nulla in cambio, ma fa anche un controllo generale su tutta la bicicletta, questa è vera passione! La gentilezza della gente padana mi sorprende sempre di più.
A Bereguardo c’è un altro castello, i Visconti non hanno proprio risparmiato nessun villaggio al loro tempo, faccio un veloce giro turistico per visitarlo e mi rifornisco di panini e formaggio; per i prossimi 19 chilometri dovrò seguire il naviglio Bereguardo e non incrocerò altri paesi fino ad Abbiategrasso.
Il naviglio Bereguardo è diverso da tutti gli altri canali e navigli attraversati,
è l’unico che non presenta vegetazione in nessuna delle due sponde, permettendomi una visuale a 360 gradi sull’immensa campagna circostante. Il fondo stradale è perfetto e rinnovato di recente, si vede che l’effetto EXPO si è fatto sentire fino a qua, ogni chilometro del naviglio è segnalato e sono indicate in continuazione le distanze da Abbiategrasso e dal Naviglio Grande. L’unica pecca è la mancanza d’acqua in molte sezioni del canale, ma sarà solo un problema di secche stagionali.
La giornata è perfetta e per questo incontro anche moltissimi ciclisti, tutti inesorabilmente più veloci di me, ma qualcuno, incuriosito dalla Graziella da viaggio, rallenta per scambiare quattro chiacchiere. Tutti mi danno del matto, e forse hanno pure ragione, ma con Katia mi sto godendo ogni singolo centimetro di questo viaggio.
A metà strada tra Bereguardo ed Abbiategrasso trovo le indicazioni per Morimondo; la sua abbazia è famosa e mi concedo volentieri una piccola deviazione.
Morimondo è pure inserito nella lista dei borghi più belli d’Italia, ma su questo avrei qualcosa da ridire: il borgo è sì carino, ma nulla di speciale. Invece, l’abbazia merita tutta la sua fama, l’edificio è imponente, la struttura in cotto e le decorazioni semplici ed essenziali ben traducono quella che poteva essere la vita monastica cistercense in quel periodo. Poi, se penso alle decorazioni della Certosa di Pavia, mi domando se tutti i monaci fossero trattati in egual misura… Purtroppo non riesco ad entrare nemmeno in questa chiesa, l’ora del pranzo è sacra per i monaci e allora, per rispettare la sacralità dell’ora, mangio anch’io.
Da Morimondo ad Abbiategrasso la strada non è molta, in meno di mezz’ora arrivo in città, ma non mi fermo per visitarla, così proseguo verso nord passando dal Naviglio Bereguardo al Naviglio Grande. La strada alzaia che sto per percorre fa parte dell’anello verde-azzurro, un giro circolare ciclabile di 125 km creato nel periodo EXPO e al quale mi sono ispirato per la mia Via dell’Acqua: l’alzaia del naviglio ora è piena di gente, c’è da essere contenti che parte del progetto delle Vie dell’Acqua EXPO abbia riscosso così tanto successo!
Il Naviglio Grande attraversa prima Cassinetta di Lugagnano e poi Robecco sul Naviglio,ma tra i due c’è un impressionante numero di ville e residenze eleganti che per qualche momento mi ricordano le ville lungo il Brenta… ma solo per un momento! Palladio era un passo davanti a tutti… E’ comunque un piacere pedalare in mezzo a tutta questa arte, peccato che molti degli edifici siano semi-abbandonati, un restauro generale potrebbe valorizzare ancor di più questa zona del Naviglio Grande. Da Robecco sul Naviglio a Bernate Ticino scatto molte foto, sono molti gli scorci che attirano la mia attenzione, ma è sempre l’acqua del naviglio a donare il valore aggiunto a questi borghi cresciuti sulle sue sponde.
La meta della tappa di oggi è ormai quasi raggiunta, a Cuggiono mi aspetta Matteo,
ma prima di salire verso il paese decido di salutare per l’ultima volta le acque del Ticino. Al calar del sole mi faccio trovare su una spiaggetta del fiume, fa già freddo ma i colori del tramonto me li voglio godere da qua, immerso nella tranquillità più assoluta.
Rifletto su tutte le cose belle viste in questi giorni, non avrò visto i classici panorami da cartolina che noi tutti immaginiamo di vedere quando viaggiamo, ma ho sperimentato la semplice bellezza della Pianura Padana e dei corsi d’acqua che la percorrono, un territorio modificato da centinaia di anni di lavoro dell’uomo, che in alcuni casi ha rispettato Madre Natura ed in altri l’ha rovinata con opere dal forte impatto ambientale. Domani è l’ultimo giorno delle Via dell’Acqua, peccato, ero già entrato nel mood del viaggiatore…
Il sole è ormai scomparso dietro le file dei pioppi e per me è arrivato il tempo di raggiungere la casa di Matteo. Matteo è un altro amante della bicicletta, non un esaltato dei giri della domenica, ma uno che la bicicletta l’ha scelta come mezzo di trasporto. Nel suo curriculum c’è un giro del mondo su una due ruote, e con questo ho detto tutto.
La serata è un viaggio nel viaggio,
insieme ci ritroviamo prima a pedalare e soffrire sui più alti passi alpini e poi in Perù a mangiare ceviche, spaziando da un argomento all’altro fino ad ora tarda. Serate come questa ti ricaricano con idee e progetti nuovi, ma per oggi basta, anche il corpo, oltre che la mente, ha bisogno di riposare. Domani è l’ultimo giorno di viaggio, cerchiamo di finire in bellezza!
Reportage