1 milione di posti di lavoro: pedalare fa bene anche all’economia
Che la bicicletta rappresenti un ottimo mezzo per contrastare l’inquinamento e migliorare la salute pubblica lo si sapeva. Ora però, dati alla mano, emerge che fa gran bene non solo contro emissioni di CO2 e problemi cardiaci, ma può anche essere uno stimolo all’occupazione e all’economia locale.
Se oggi 650mila posti di lavoro full-time ruotano già attorno al mondo della bici, raddoppiando il modal share o ripartizione modale – ovvero la percetuale di spostamenti in bici -, si raggiungerebbero potenzialmente 1 milione di posti di lavoro a tempo pieno tra vendite al dettaglio, riparazioni, industria manifatturiera, cicloturismo e infrastrutture. A dimostrarlo è uno studio dell’Ecf, Federazione europea dei ciclisti.
Tra gli obiettivi a medio termine dell’associazione, che mette in rete circa 60 organizzazioni di ciclisti in Europa, raddoppiare l’uso della bici entro il 2020 è dunque una priorità sia ecologica che economica. «Data l’attuale situazione economica, la creazione di posti di lavoro è una delle questioni più pressanti per l’Europa. Questo studio mostra il grande potenziale che il comparto ciclistico ha in questo», commenta Tony Grimaldi, presidente del comitato consultivo del Cycling Industry Club e amministratore delegato di Cycleurope.
Punta di diamante di questa rivoluzione a due ruote è il cicloturismo, che è già nettamente al primo posto come contributore di posti di lavoro legati al mondo della bicicletta. Attualmente sono 520mila i lavoratori legati al viaggiare a due ruote nell’Unione europea, ma secondo le stime di Lovanio gli addetti di questo comparto potrebbero incrementarsi di oltre 300mila unità, raggiungendo gli 870mila occupati nei prossimi sei anni.
Molto ampia la forbice tra i Paesi europei. E c’è ancora molta strada da fare in Italia. Mentre in Germania il turismo by bike conta ora su 177mila addetti e potrebbe superare i 290mila nel 2020, in Italia la crescita è stimata dai 14mila attuali a quasi 23mila. I Paesi con i numeri occupazionali più interessanti per il turismo dolce sono la Francia (54mila), l’Ungheria (49mila), la Polonia e il Regno Unito (entrambi a 36mila addetti). Il Belpaese resta invece secondo solo alla Germania per la manifattura, tenendo alto il vessillo del made in Italy con oltre 3300 lavoratori contro i 4200 tedeschi.
Comparando i tassi occupazionali per milione di euro di fatturato nelle industrie di trasporto emerge che un produttore di biciclette impiega tre volte più persone di chi sforna automobili. Ai 4,9 occupati del comparto ciclistico si accosta l’1,63 dell’automotive.
Interessante notare anche la correlazione tra uso della bici e vantaggi alle economie locali. Oltre alla promozione di un sistema di trasporto più efficiente e la migliore qualità dell’aria, la scelta di pedalare significa anche maggiore attenzione al commercio cittadino. Diversi studi infatti mostrano che il cliente “non motorizzato” è più fedele, fa acquisti meno ingenti ma più frequenti, spende di più nei negozi, nei bar, in caffè e ristoranti.
Silvia Ricciardi