E’ come un bollettino di guerra. Ogni giorno qualche ciclista trova la morte in sella alla sue due ruote mentre sta raggiungendo la sua destinazione. Spesso vicino a casa, spesso per andare al lavoro, spesso per una manovra azzardata degli automobilisti. Bene inteso non sempre i comportamenti scorretti si possono attribuire a questi ultimi, anche i ciclisti talvolta hanno le loro colpe, ma rimane un solo risultato il ciclista a terra, il ciclista in ospedale o il ciclista morto. L’altro giorno sulla strada Romea il ciclista in questione è stato travolto e ucciso da un auto dei carabinieri.
Cosa fare? Rendere più sicure le strade, anche per i tanti ciclisti che fanno dell’amata bici una professione. In prima linea anche il dt della nazionale Davide Cassani che nel suo personale decalogo per la sicurezza dei ciclisti
sottolinea l’importanza di montare le luci e mettere il casco. Nel 2020 partirà un progetto pilota che coinvolgerà migliaia di giovani ragazzi che si impegneranno ad ottenne il patentino del ciclista. In tante scuole già da alcuni anni si tengono corsi per giovani ciclisti assieme alla Polizia locale che nei pistodromi insegnano i giusti comportamenti in strada. E da Matera arriva il messaggio che senza sicurezza non c’è nessuna mobilità sostenibile, durante il Convegno sulla sicurezza stradale e mobilità sostenibile urbana. Il massimo sarebbe avere ovunque spazi tutelati nei contesti urbani ed extra urbani, non sempre è possibile farli, non sempre basta. Manca spesso informazione ed educazione: quella del padrone del cucciolo che lo fa correre sulla ciclabile, quella del pedone che attraversa scrivendo messaggini, quella dell’automobilista che non rispetta la distanza, quella del ciclista che non ha le luci.
Qualche regola da tenere a mente
E allora per essere più sicuri in strada iniziamo noi stessi a prendere qualche accorgimento.
Equipaggiamento obbligatorio: luce posteriore rossa, luce anteriore bianca/gialla, catarifrangente rosso posteriore, catarifrangenti gialli sui raggi e sui pedali, campanello, giubbino catarifrangente quando è buio (da mezz’ora dopo il tramonto a mezz’ora prima dell’alba) sulle strade extraurbane e in tutte le gallerie (anche in città). Inoltre è consigliato il casco e lo specchietto sulla sinistra. Anche avere un mezzo ben controllato evita dispiaceri: verificate lo stato delle ruote e dei freni. E’ bene inoltre pedalare in carreggiata.
In Francia è stato proposto da diversi Ministeri un corso di formazione di dieci ore per imparare ad andare in bicicletta, progetto destinato ai bambini, al termine del quale viene rilasciata una patente. La finalità principale è quella di far conoscere e rispettare il codice della strada a una fascia d’età compresa tra i 6 e gli 11 anni.
Cosa si sta facendo
“La sicurezza è un’emergenza. – a dichiararlo è il Presidente della Federciclismo Renato Di Rocco durante la due giorni di lavori del Consiglio federale e del Consiglio dei Presidenti regionali svoltisi a Roma – Lo sappiamo da sempre e siamo grati che molti media ne abbiano evidenziato la gravità anche in rapporto ai troppi episodi che hanno coinvolto atleti noti in un brevissimo lasso di tempo. La Federazione sta lavorando per risolvere il problema. Nei giorni scorsi ho incontrato il presidente della Commissione Sicurezza, per fare il punto sull’iter delle nostre proposte riguardo l’inserimento di diverse norme all’interno del nuovo codice della strada. A stretto giro il Ministero delle Infrastrutture ci ha fatto pervenire una nota nella quale conferma che ha ben presente le nostre richieste e che è pronto ad accogliere. Proposte che non sono solo il casco obbligatorio per i più piccoli e la distanza di 1,5 ma anche inserire, nei quiz per la patente, specifiche domande relative gli utenti della bicicletta e dell’handbike”.