Abbiamo festeggiato l’arrivo del bonus bici, dell’attenzione posta sulla mobilità dolce, ma poi è tutt’oro quello che luccica? Ahinoi sembra di no. Il primo problema lo fanno emergere i negozianti, da quando è stato approvato il bonus bici è stato un vero proprio boom di richieste di due ruote. Ma questo ha provocato difficoltà negli approvvigionamenti di bici e componenti. Anche perché molti stati europei hanno già attivato i bonus e molte aziende hanno esportato bici. Risultato? Magazzini quasi vuoti e fornitori con pochi pezzi disponibili. Aggiungono i rivenditori che questo è già di per sé un periodo di vendite più marcate di biciclette e forse era meglio prevedere incentivi in autunno.
Qualche “aggiustatina” sembra essere indispensabile al decreto attuativo anche sulle modalità di erogazione del bonus. Non è l’azienda ma l’utente prima e il negoziante dopo che devono farsi carico della procedura. Quali problemi potrebbero insorgere? La piattaforma per chiedere il rimborso non è ancora on line ma quando lo sarà è quanto mai probabile che sarà presa d’assalto e i fondi “bruciati” in poche ore. Potrebbe verificarsi prima un vero e proprio click day e poi c’è il rischio che in molti vengano esclusi o rimangano delusi.
La notiziola deve essere arrivata alle orecchie di qualcuno al Ministero tanto che il Ministro Costa ha dichiarato che il fondo verrà allargato (70 milioni in prima battuta e altro 50 in un secondo momento). Così come stanno le cose ora, ipotizzando un bonus medio per utente di 250 euro si potrebbero cofinanziare 480.000 veicoli. Il Ministero dell’Ambiente nella stima iniziale, aveva valutato che ad essere finanziati saranno circa 350mila mezzi, per uno sconto medio di circa 340 euro e secondo Confindustria Ancma, l’associazione dei produttori, gli incentivi sul mercato dovrebbero portare a una crescita delle vendite nell’ordine dei 400mila mezzi.
Il decreto esclude oltre metà della popolazione italiana, cioè tutte le persone che vivono fuori dalle città e dai territori destinatari del bonus. Il target a cui guardare è milioni di cittadini.
Scenari che fanno emergere dubbi e domande. Forse bisognava spingere sull’uso e non sull’acquisto di bici, succederà che verranno comperate bici nuove ma poi effettivamente non verranno utilizzate. Oltre alla discriminante del territorio da cui si proviene in molti discutono sulla assenza di parametri di reddito, di età o perché no che non sono stati premiati i cosiddetti “virtuosi” nei confronti dei pagamenti con la Pubblica amministrazione e quindi in regola con tasse, imposte, multe, ecc. E ancora: forse sarebbe stato meglio pensare a rimborsi chilometrici? Dovrebbe magari essere imposto un periodo in cui si deve tenere la bicicletta prima di venderla, in modo da disincentivare operazioni di lucro.
Le associazioni che si occupano di bici lamentano la mancanza di attenzione ai percorsi ciclabili e infrastrutture sicure per muoversi in bici ma anche per parcheggiarle (ne verranno rubate molte di più e la bici non è un bene né registrato né assicurato).
Poi altre questioni possono sorgere se non tutti sono proprio onesti: si possono gonfiare le fatture per ottenere più rimborso con negozianti compiacenti, oppure aggirare il commerciante simulando la vendita intascare il bonus e restituire il mezzo grazie al diritto di recesso.
Tra le cose da inserire nel decreto quindi si potrebbe negare il bonus all’usato, o acquisti fuori dell’Italia e on line, far operare ai negozianti il caricamento dati con obbligo di avvisare se la bici viene restituita.