Abbiamo già dedicato in passato spazio a chi in bicicletta ci va non solo per piacere, ma anche e soprattutto per lavoro. Per molti, a maggior ragione, la sicurezza in bici è una necessità quotidiana …
L’Accademia Italiana Pattuglia in bicicletta ha lanciato una petizione e l’ha diretta a Nunzia Catalfo, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, in cui si sottolinea che questo “veicolo” non è solo un mezzo per il tempo libero e lo svago, e che sono molte le categorie di persone che la usano nella loro vita quotidiana: studenti, lavoratori, anziani. “L’Italia – si legge nel documento – si è dotata di una importante legge (Legge 2/2018) che inserisce per la prima volta la promozione della ciclabilità tra le competenze dello Stato, ma non tutela ancora chi in bicicletta lavora ogni giorno: portalettere, agenti di polizia, fattorini. Se usata in modo specifico e indispensabile per una determinata attività, la bicicletta è uno strumento di lavoro, prima che un veicolo. Come un trapano, o qualsiasi altro utensile”.
Volendo quindi paragonare la bicicletta ad uno strumento di lavoro si sottolinea come per usarlo al meglio deve essere data anche formazione, informazione ed addestramento. Per esempio se nell’ambito degli addetti alla sicurezza e del soccorso vengono effettuati corsi per tutta l’attrezzatura in dotazione, dai veicoli alle moto ai singoli dispositivi di protezione individuale alle attrezzature, quando si assegna una bicicletta questo non accade. Insomma ad oggi la bicicletta non ha la dignità di strumento di lavoro e questo secondo i promotori dell’iniziativa comporta rischi ed infortuni, oltre che inefficienza.
“Per accedere alle varie professionalità che dipendono dall’uso della bicicletta – continuano – non è infatti previsto nessun corso di formazione che prepari al superamento sia dei rischi generici sia dei rischi specifici. Chiunque può salire su una bicicletta senza neanche sapere quali sono le dotazioni previste dal Codice della Strada, come minimo”.
Ergo concludono, la mancanza di formazione ed addestramento si ripercuote anche sulle capacità di muoversi in sicurezza nel traffico e nell’ambiente urbano. La soluzione potrebbe essere un corso strutturato in grado di fornire le abilità di guida, la conoscenza delle norme e dei regolamenti. Per gli operatori di polizia, ad esempio, anche le tecniche operative specifiche, che oggi non hanno. Tra le categoria “a rischio” ci sono ad esempio i “rider” (fattorini), gli operatori di polizia destinati al servizio in bici, gli operatori del soccorso, i portalettere, in sella senz’altra abilità che saper pedalare. Se come è auspicabile nel prossimo futuro le città si vuoteranno di auto per riempirsi di bici, si avrà sempre più la necessità di servizi in bicicletta, per questo si spera che la corretta formazione per questa nuova generazione di lavoratori venga presa in considerazione affinché si possano ridurre al minimo gli eventuali infortuni, garantendo la convivenza con gli altri utenti della strada e la condivisione dello spazio pubblico.
Per chi fosse interessato a sottoscrivere la petizione questo è il link.