Torniamo a parlare dello specchietto retrovisore per le bici. E questa volta lo facciamo prendendo spunto da un articolo del Corriere della Sera di qualche giorno fa, in cui la famosa scrittrice Susanna Tamaro, racconta del suo incidente stradale e lancia un appello: “Uno specchietto sulla bici ci salva la vita. Anche io sono stata investita. Continuo a pedalare, ma ogni volta che un’auto mi supera vengo colta dalla tachicardia”. Una testimonianza forte ma anche un’occasione per destare le coscienze. “Non è una follia consentire alle bici di essere sfornite di luci lampeggianti e di specchietto, e ai ciclisti di non indossare abiti catarifrangenti nelle strade extraurbane? – domanda – Neppure io avevo lo specchietto il giorno dell’incidente; se l’avessi avuto, avrei potuto vedere la macchina arrivare alle mie spalle”.
E’ davvero così utile uno specchietto retrovisore su due ruote? Lo è. E’ indispensabile in città, importante nelle strade extraurbane. E’ quello strumento che consente di avere sotto controllo tutta la parte posteriore, alle spalle, durante la nostra pedalata su strada. Il mercato ne propone di diversi tipi: di solito si fissa sia all’estremità del manubrio tramite un pratico espander, sia al centro o verso i lati del manubrio fissato tramite una fascetta. Dai più utilizzati a quelli più innovativi il passo è breve. Parliamo, per esempio, di Cerebellum One, il casco con specchietto retrovisore e allarme in caso di caduta. Sviluppato da Briko, è dotato di due telecamere, radar, multisensore Gps e giroscopio e, collegato allo smartphone, funge anche da scatola nera. L’azienda afferma di aver trasformato in casco, da strumento passivo ad attivo, con un “cervelletto” che trasmette in tempo reale una serie di informazioni molto importanti per il ciclista.
Lo specchietto più originale è di certo quello da polso, usabile in più situazioni e dai molteplici vantaggi. Trovandosi al polso il ciclista può agevolmente posizionarlo come più fa comodo, inclinando lo specchio fino a 90 gradi per trovare la migliore visibilità in base alla propria posizione di guida. Può ruotare fino a 360 gradi, potendo posizionarlo sulla parte interna del polso o in uno dei lati e decidere così dove risulta più comodo.
Altra chicca, questa volta dal mondo delle automobili, la “Exit Warning”, la tecnologia Ford che utilizza i sensori del veicolo e le informazioni degli angoli ciechi per rilevare se una bicicletta si sta avvicinando. In caso positivo sarà impossibile non accorgersene. Il sistema, infatti, non si limiterà a produrre un avviso sonoro, ma anche impedirà agli occupanti di aprire completamente la portiera (opzione, quest’ultima, disattivabile in caso di emergenza). Inoltre accenderà una serie di led rossi posizionati intorno allo specchietto retrovisore, visibili quindi sia dal conducente che dal ciclista. Insomma una soluzione semplice e immediata per prevenire il pauroso “dooring”, uno degli incidenti ciclistici più pericolosi in assoluto.
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